15/11/2015 - All’università di Pavia si è giunti alla terza edizione del Master per infermiere di famiglia e di comunità e alla seconda di un progetto di apprendistato in partnership con aziende. L’Ateneo di Bicocca, nella sede di Bergamo apre un nuovo percorso e altre università stanno valutando la possibilità di attivazione
Una riforma che punta non al risparmio ma all’ottimizzazione dell’esistente al fine di garantire risorse adeguate per far fronte alle nuove esigenze della sanità dell’ospedale e del territorio.Con questi presupposti la Lombardia sta investendo nel cambiamento e sulla integrazione tra i diversi attori che compongono il sistema socio-assistenziale. In virtù di tale impegno Regione Lombardia ha coinvolto tutte le professioni sanitarie che a diverso titolo, da sempre agiscono sulla salute dei pazienti a partire dalla formazione.
All’università di Pavia si è giunti alla terza edizione del Master per infermiere di famiglia e di comunità e alla seconda di un progetto di apprendistato in partnership con aziende. L’Ateneo di Bicocca, nella sede di Bergamo apre un nuovo percorso e altre università stanno valutando la possibilità di attivazione.
“Crediamo nelle potenzialità implicite della riforma - afferma Beatrice Mazzoleni, segretaria nazionale federazione OPI – da oltre un anno con il collega Enrico Frisone abbiamo monitorato, discusso e proposto il modello di assistenza extraospedaliera che la professione infermieristica ha cercato di sviluppare attraverso ricerche studi ed evidenze in grado di contestualizzare principi rimasti fino ad oggi nel limbo teorico “. Quali saranno i prossimi obiettivi futuri? Questa riforma non apre solo possibilità operative, afferma Enrico Frisone, contiene in sé elementi e possibilità di governance e gestione del sistema sociosanitario che solo professioni che possiedono una conoscenza non solo clinica ma assistenziale sociale e relazionale possono esercitare nel rispetto delle economie gestionali che l’attuale assetto economico della sanità impone.
Un iter lungo e difficile quello fino ad ora intrapreso ma che in virtù dell’obiettivo comune definito e sancito chiaramente dal presidente della commissione terza Sanità di Regione Lombardia Fabio Rizzi, è riuscito a coagulare qualità aspirazioni modelli diversi verso un obiettivo comune: la continuità delle cure indipendentemente dal setting nelle quali vengono erogate.
“La legge – afferma Rizzi - risponde delle esigenze di riorganizzazione del Servizio sanitario regionale, che potranno trovare risposta nella valorizzazione degli infermieri, dall’infermiere di famiglia e di comunità ai nuovi modelli di continuità delle cure a favore del cittadino”.
Se l’infermiere di famiglia è la novità e prevede una progettazione sperimentale è pur vero che si basa e pone le sue fondamenta su una solida, definita e puntuale visione della sanità d’eccellenza in grado di trasferire il Know-now maturato in ambito ospedaliero su un territorio così differenziato anche dal punto di vista geografico .
Le aree identificate dai Collegi lombardi in un recente convegno a Milano organizzato dagli stessi Collegi, presso l’Università Bocconi di Milano per fare il punto sulla riforma sanitaria regionale in cui l’infermiere di famiglia può operare sono quella clinica, di case manager, di governo del reclutamento della prevalenza/recall, di un setting assistenziale o una piattaforma, di un setting funzionale con responsabilità organizzative. “Il confronto avvenuto nell’evento del 5 novembre” afferma Mazzoleni “ è la prosecuzione naturale del progetto avviato due anni fa dalla FNC OPI, che aveva proprio l’obiettivo di analizzare, approfondire e sostenere lo sviluppo della professione nei cambiamenti in atto a livello nazionale. Ora lo stiamo calando sulla realtà lombarda”
“Noi – ha detto Giovanni Muttillo, presidente del Collegio OPI di Milano-Lodi-Monza-Brianza Muttillo - siamo pronti a sperimentare queste nuove aree. È un punto di partenza per un cambiamento concreto, incentrato sui temi dell’integrazione e della multi professionalità”. “I rappresentanti dei Collegi OPI lombardi lanciano così la sfida “ai nuovi assetti organizzativi -istituzionali – sanitari, per ruoli e nuovi percorsi contendibili. La volontà è di investire su progetti concreti e iniziare una sperimentazione quinquennale che potrà avere una ricaduta su tutto il territorio nazionale”.
Ecco, nel dettaglio, le aree che l’opi intende indagare:
INFERMIERE CLINICO: erogatore, effettua le prestazioni; si occupa dei follow up, di percorsi codificati o di gestione di processi di screening.
INFERMIERE CASE MANAGER: segue un pool di pazienti (es: 400 cronici), si occupa di compliance (terapie, controlli diagnostici, prescrizioni dietetiche, fragilità, ecc) e controllo esiti. Alcuni interventi possono avere un rapporto di 1:1 (controllo prescrizione idrica/alimentare), altri 1: 20 (interventi di educazione sanitaria a pazienti diabetici); occorre costruire le evidenze anche su questi rapporti.
INFERMIERE CHE GOVERNA IL RECLUTAMENTO DELLA PREVALENZA/RECALL: (es: pazienti da indirizzare alla telesorveglianza, alla chiamata del tele farmaco). L’accresciuta attenzione ad approcci di medicina di iniziativa, richiede di sviluppare nuove logiche e strumenti di reclutamento precoce dei pazienti, di educazione alla compliance alle terapie, (dalla ricerca AIFA – in media per gli “over 75”, su 11 farmaci prescritti la compliance è solo di 6). Maggiore aderenza a una terapia appropriata e più efficacia presa in carico del paziente può rappresentare riduzione dei casi avversi, più gestione delle polipatologie attraverso un riconoscimento precoce delle stesse, riduzione dell’impatto della medicina difensiva e della diagnostica ospedaliera, minore accesso al pronto soccorso, quindi anche un costo sanitario pro-capite più contenuto.
INFERMIERE CHE GOVERNA UN SETTING ASSISTENZIALE O UNA PIATTAFORMA: governa processi e i fattori produttivi, un luogo fisico, reparto day hospital, blocco operatorio; oppure un POT)
INFERMIERE CHE GOVERNA UN SETTING FUNZIONALE O CON RESPONSABILITA’ ORGANIZZATIVE(es. governo / direzione di una RSA aperta, con ospiti sia residenti ma anche funzioni di controllo dell’ospite a casa con badante, formazione del personale)
14/11/2015 - Gli infermieri vogliono far sapere di essere pronti a dimostrare le proprie competenze per garantire una assistenza qualificata ai cittadini e sulla scia dell’omonimo hashtag, ormai virale sul web, è stato organizzato a Bologna per il 22 novembre in Piazza Maggiore il #noisiamopronti Day. Il manifesto e il video
Dall’idea di pochi infermieri, nata per affermare la propria preparazione e dare voce alla propria professionalità è partita da Bologna una web-idea che in poche settimane è divenuta virale sul web: dal Collegio OPI della città è stato lanciato on line l’hashtag #noisiamopronti, che ha suscitato grande entusiasmo da parte degli infermieri.
Grazie alla rete e al passaparola gli infermieri hanno aderito a centinaia (e le adesioni si moltiplicano ogni giorno) alla campagna, inviando foto che li ritraggono in divisa in ogni settore dell’assistenza: reparti di degenza, sale operatorie, terapie intensive, ambulanze, dai Pronto soccorso all'assistenza in carcere, dagli ambulatori territoriali all'elisoccorso. E provengono da ogni parte d’Italia e dell’estero, dalla Sicilia al Veneto fino all’Inghilterra.
Da Bologna il fenomeno si sta velocemente estendendo in tutta Italia e agli hashtag
#noisiamopronti #valorizzazioneprofessionale si è aggiunto un #NoisiamoVoi per dare maggiore enfasi a una solidarietà verso i colleghi coinvolti nella recente denuncia che l'ordine dei medici di alcune città dell'Emilia Romagna ha fatto alla Procura della Repubblica anche contro i propri iscritti, per aver “redatto procedure e istruzioni operative che regolano l'intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico”.
Denuncia contro la quale sono insorti non solo gli infermieri, ma anche gli stessi medici e che pochi giorni fa la Società italiana di medicina d’Urgenza (Simeu) con l’Italian resuscitation council ha respinto nei fatti con un documento approvato dai Consigli direttivi delle due organizzazioni (VEDI) in cui si sostiene e si spiega - anche dal punto di vista giuridico-normativo - perché gli infermieri hanno un ruolo strategico nel sistema di emergenza territoriale: sono nella maggior parte dei casi il punto di collegamento per la maggior parte delle postazioni, in costante riferimento con la componente medica e, anche per questo, in base a protocolli condivisi ed emanati ufficialmente dal direttore della Centrale operativa 118 possono somministrare terapie, anche farmacologiche.
Il fenomeno dell’hashtag dell’opi di Bologna sta coinvolgendo anche infermieri che sono all’estero per lavoro e gli studenti del corso di laurea che si taggano con un #noisaremopronti.
Gli infermieri vogliono far sapere di esserci e di essere pronti a dimostrare le proprie competenze per garantire una assistenza qualificata ai cittadini. Così sulla scia del successo ottenuto dall’hashtag, è stato organizzato a Bologna per il 22 novembre prossimo in Piazza Maggiore il #noisiamopronti Day.
Cinque gli slogan che caratterizzeranno la giornata, definita dagli organizzatori non come una manifestazione di piazza, ma come una “foto di gruppo”:
"Gli Infermieri sono:
pronti al riconoscimento di un'evoluzione professionale non più rinviabile
pronti a sostenere gli sforzi di un sistema sempre più dinamico e complesso
pronti a lavorare in equipe e a una reale integrazione con tutti i professionisti sanitari e sociali
pronti a costruire, nel rispetto reciproco dei ruoli, un nuovo modello di cura e assistenza che integri le competenze specifiche e garantisca la migliore risposta ai bisogni dei cittadini
pronti al cambiamento. Un cambiamento che passa attraverso il riconoscimento istituzionale, normativo e contrattuale delle competenze di cui sono portatori. Un cambiamento molto diverso dalle proposte finora fatte, in questo momento che invece ci umiliano - è scritto - come persone e come professionisti".
A Bologna il 22 novembre, la “foto di gruppo” di #noisiamopronti avrà come sfondo un manifesto gigante che racchiude tutte le foto giunte finora dagli infermieri e nell'occasione sarà proiettato di un video ad hoc - già presente sui social - che riepiloga con le immagini il senso dell’iniziativa
Si porta a conoscenza che il Collegio rimarrà chiuso il giorno 19/11/2015
Per comunicazioni urgenti contattare il 3452924927 o 3331924816
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: