È il momento di ripensare la salute dei bambini a livello globale e far sì che nell'agenda di sviluppo di tutti i governi il loro benessere sia al di sopra di ogni altra valutazione. Lo sottolineano l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) e la rivista medica britannica The Lancet dopo aver dato incarico a una commissione formata da circa 40 esperti internazionali di redigere un rapporto sul delicato tema della salute dei bambini, non tralasciando l’ambiente in cui crescono e il futuro che li aspetta.
“A Future for the World’s Children?”, questo il titolo dello studio pubblicato a febbraio 2020, dimostra purtroppo come nessuna nazione del pianeta stia attualmente proteggendo in modo adeguato le nuove generazioni dalle molteplici minacce quali i conflitti, le forti disuguaglianze, le pratiche commerciali predatorie, effetti dei cambiamenti climatici e il degrado della qualità ambientale. A 5 anni di distanza dalla definizione dei Sustainable Development Goals (SDGs) non si registrano grandi progressi soprattutto per la salute delle nuove generazioni. L’inquinamento ambientale insieme a stili di vita nocivi e alimentazione carente o insalubre rappresentano per milioni di bambini e adolescenti la normalità di vita. Questo non riguarda solo i Paesi a basso reddito. Il cosiddetto junk food proposto da un marketing aggressivo e dannoso, insieme al consumo di alcol e tabacco sono importanti fattori di rischio e creano i presupposti per malnutrizione e degrado anche nei Paesi industrializzati. Dal 1975 al 2016 il numero globale di bambini e adolescenti obesi è passato da 11 milioni a 124 milioni, con enormi impatti, sanitari, economici e sociali. Circa 250 milioni di bambini sotto i 5 anni che vivono nei Paesi a medio e basso reddito corrono il serio rischio di non raggiungere il loro pieno potenziale di sviluppo. Come già ampiamente dimostrato in precedenti studi, questo rapporto ribadisce come i benefici di uno sviluppo sano durante il periodo dell’infanzia si estendano anche alle età più avanzate, con importanti implicazioni per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile e un rapporto uomo-ambiente equilibrato.
Il rapporto presenta una nuova graduatoria globale di 180 Stati costruita paragonando il grado di sviluppo sul tema “benessere dell’infanzia” (child flourishing) - tenendo conto di alcuni parametri quali la salute, l’istruzione, la nutrizione - la sostenibilità ambientale ed economica. ARTICOLO COMPLETO
L'OPI Teramo è onorato di presentare questo breve e intenso racconto di una persona che ha affrontato e vinto la battaglia contro il peggior nemico che ci possa trovare davanti: il tumore. Sonia è una professionista, sposata, madre di una spledida bimba e dopo aver vinto la sua ostica lotta, ha deciso di rendersi utile agli altri con un libro-testimonianza. Ci auguriamo di poterla ospitare nella nostra sede appena possibile, (sono i giorni del coronavirus) e avere il piacere di conoscerla meglio.
Buona lettura...
Mi chiamo Sonia Marziani e sono di Giulianova, vi racconto la mia storia sperando che possa essere di aiuto a tanti.
Nell'agosto del 2016 ho scoperto di avere il linfoma di hodgkin, un tumore maligno del sistema linfatico. Era il giorno di ferragosto quando all'improvviso si gonfiò sulla mia clavicola sinistra un linfonodo. Non avevo altri sintomi quindi inizialmente pensai che fosse semplicemente un colpo d'aria. Mi recai dal mio medico curante e mi consigliò di effettuare un ecografia, successivamente all'esito dell'eco, mi disse di recarmi al pronto soccorso dell'ospedale santo spirito di pescara, e da lì venni mandata direttamente al reparto di ematologia. Il mio ematologo, il Dott. Francesco Angrilli, mi prescrisse diversi esami del sangue e in seguito richiese la biopsia al linfonodo, che confermò la diagnosi di linfoma. Il linfoma ha una sua stadiazione (4 stadi), io ero al secondo stadio in quanto il tumore era presente su tutta la mia zona posteriore ed anteriore del collo, nella zona del mediastino e nel seno sinistro.
Quando si riceve la diagnosi di un tumore è una sensazione a dir poco strana perchè si pensa sempre che questo genere di cose possano succedere agli altri e mai a noi stessi, ci si protegge con una campana di vetro immaginaria anche evitando di prendere questo genere di argomento, c'è una sorta di tabù nel dire la parola cancro, quando informi tutti attorno a te, nessuno sa cosa dirti, e spesso si ha difficoltà nello starti vicino, perchè hanno paura, si sentono disarmati, vinti dall'incapacità di confrontarsi con qualcosa di più grande e di in fondo sconosciuto. Inizialmente c'è stata la paura: paura di non sapere cosa mi attendeva, paura della terapia, paura dell'evolversi della malattia. Poi è scattata in me una forza inaspettata, credo che sia innato nell'uomo il coraggio di reagire, magari non è immediato ma prima o poi viene alla luce. Mi aiutata molto parlarne, parlarne con gli amici più intimi e poi condividendolo su i social perchè in questo modo non mi sono chiusa in me stessa e mi ha permesso di vivere la situazione in modo sereno. Tutto questo è stata anche un arma a doppio taglio perchè ci sono state anche delle critiche: il mettere alla luce del sole il mio tumore, il parlarne liberamente è stato visto erroneamente come un “pubblicizzare” ciò che mi stava accadendo, ma non era affatto questo il mio scopo, il mio obiettivo era quello di essere un esempio per le persone che soffrono, uno stimolo a non nascondersi, a non rinchiudersi nelle loro quattro mura magari vergognandosi della propria malattia.
Iniziai così ad ottobre la chemioterapia: la mia terapia era definita ABVD (il suo nome deriva dalle iniziali dei farmaci che venivano iniettati). Il periodo della chemioterapia è stato duro sia a livello mentale che fisico perchè si mettono in campo tutte le forze per poter reagire ai traumi che la malattia stessa ti provoca, come ad esempio la caduta dei capelli. Ricordo che i miei capelli, che tagliai corti su consiglio del mio ematologo, giorno per giorno diventavano sempre più fragili e diradati, li vedevo cadere sulla maglia, nel piatto dove mangiavo, sul cuscino del mio letto, era il manifestarsi del tumore, il suo segno, così come la nausea, il vomito, i dolori agli arti, è come se la mia dignità venisse calpestata totalmente. L'unico modo di reagire era quello di non abbattersi, di accettare quel graduale cambiamento e di cercare il più possibile di continuare la vivere la propria quotidianità. Ho pensato mai alla morte? Si, è inutile negarlo, ma essa diventa una compagna di viaggio, perchè riesci a sentirla e a non temerla quindi si ha una visione della vita paradossalmente più concreta.
Dopo la chemioterapia iniziai la radioterapia, avevo utilizzato tutte le mie energie per superare la prima parte della terapia e quindi iniziò a farsi largo la stanchezza...ero stanca di andare ogni giorno in ospedale, ero stanca di continuare ad essere forte ed ero stanca psicologicamente. Avevo bisogno di aiuto, sentivo che avevo bisogno ma non lo chiesi ad una psicologa ma decisi di aiutarmi con lo sport. Mi iscrissi ad un corso di kick boxing un arte marziale basata sulla combinazione di calci e pugni, molto impegnativa che richiede non solo concentrazione ma anche resistenza e forza esplosiva, qualità che purtroppo io non avevo perchè la terapia aveva indebolito non solo il cuore e i miei polmoni ma anche la mia muscolatura. Ma era ed è (perchè ancora oggi lo pratico) uno sport che mi faceva stare bene, riuscivo a tirar fuori tutti i sentimenti negativi che avevo accumulato ovvero rabbia, tristezza, paura, frustrazione. Per me è stata una doppia sfida: la battaglia contro il linfoma ma anche contro i limiti del mio corpo. Con il senno di poi mi rendo conto che personalmente ho impiegato il doppio della fatica nel superarlo psicologicamente, perchè anche se ce l'ho fatta da sola oggi consiglio alle persone malate di tumore di appoggiarsi ad uno psicoterapeuta, capace di indirizzarle sulla strada giusta da prendere per la guarigione mentale.
A giugno del 2017,la PET confermò finalmente la mia remissione e oggi sono qui a raccontare la mia felicità, perchè la guarigione diventa un esperienza meravigliosa dall'inizio alla fine, e si percepisce ogni cosa come una gioia, si conosce il significato di lotta, il significato autentico e totale, nient'altro che un riscatto umano nei confronti della vita. Ora ho un modo differente di vedere le cose, si fanno scivolare addosso tante situazioni, si fa quindi una sana risata per quelle piccole cose sulle quali si rimurginava, ci si accetta per ciò che si è, da una vita che pensavi gia scritta vieni catapultato in una dimensione totalmente nuova tutta da riscrivere perchè alla fine si vince, si vince sempre.
Misure di contenimento ancora più rigorose di quelle fin qui adottate e, soprattutto, estese a tutto il Paese nel nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri datato 4 marzo e già pubblicato in Gazzetta ufficiale, che estende, con diverse modalità a seconda della zona di rischio, le azioni per evitare la diffusione di COVID-19.
Tutto ciò che è sospeso nel Paese
Sono sospesi i congressi, le riunioni, i meeting e gli eventi sociali, in cui è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità.
Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato (ma nei comuni diversi da quelli delle zone rosse sarà possibile lo svolgimento di questi eventi e competizioni e delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, o all’aperto senza la presenza di pubblico e in tutti tali casi, le associazioni e le società sportive, per mezzo del proprio personale medico, sono tenute a effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano).
Poi oltre la chiusura delle scuole e delle università (sono esclusi dalla sospensione i corsi post universitari legati all’esercizio di professioni sanitarie, inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, e le attività delle scuole dei ministeri dell’interno e della difesa).
Niente viaggi di istruzione, visite guidate o “uscite didattiche” e per la riammissione a scuola dopo un’assenza di cinque giorni dovuta a malattia infettiva notificata, la riammissione avviene dietro presentazione di certificato medico, anche in deroga alle disposizioni vigenti.
E in questo senso via libera alla didattica a distanza.
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