Marinai alla deriva, medici, infermieri, professionisti della salute, tutti sulla stessa barca, il natante di sempre. Quanti mari abbiamo solcato insieme, mentre fuori tutto si trasforma qui in quest'angolo di mondo il nostro impegno e la nostra abnegazione non hanno subito modifiche. Giriamo con i nomi scritti a pennarello su queste divise che non lasciano scorgere nemmeno il nostro viso, ma siamo sempre noi, ci riconosciamo dal modo di camminare. Adesso la gente si è accorta di noi, ci considera degli eroi, ci elogia e ci ringrazia, eppure siamo sempre noi, gli stessi di sempre. Noi ci siamo e ci saremo sempre, ma per favore: quando tutto sarà finito, non dimenticatevi del nostro sacrificio.
Cosa vuol dire essere infermieri al tempo del coronavirus
l sudore scorre copiosamente sul viso; se ci fai attenzione puoi apprezzarne lo scivolio di ogni goccia partire dalla tempia, passare sotto la stanghetta della visiera e conficcarsi lì, sotto la mascherina che indossi.
Fa caldo sotto questo camice e questi guanti, fa caldo anche in questo fresco fine inverno. Come moderni templari indossiamo dei cilici per proteggerci e implorare l'aiuto divino con la penitenza. Fanno male, ma sono l'unica àncora di salvezza, speranza insieme alla ragione che prova a governare la paura, unico mezzo salvifico che a fine turno ti porterà ad abbracciare nuovamente i tuoi cari.
Ti rifugi, lo fai nei tuoi pensieri, nelle tue azioni, assapori il presente, ti dimentichi del passato e del futuro. Senti fluire l'ora e l'adesso, lo vivi. Assisti un fiume di persone terrorizzate, nel frattempo cerchi di non pensare che fuori Roma, come tutto il resto d'Italia, è deserta. Articolo completo su www.nurse24.it
Una Lettera appello indirizzata al Governo e alle Regioni arriva dai 450mila infermieri presenti in Italia: “Noi stiamo facendo e continueremo a fare il nostro dovere sino in fondo, ma anche le Istituzioni devono fare lo stesso garantendo la nostra salute e quindi quelli dei cittadini che assistiamo. Aiutateci a salvare vite. E per farlo garantite subito, ora, agli operatori sanitari – medici, infermieri, ma anche chiunque alto si occupi dell’emergenza COVD-19 – gli indispensabili dispositivi di protezione individuale (DPI)”.
Risorse anche per integrare gli organici
Ma non solo. Secondo la FNOPI “tra i finanziamenti messi in campo per combattere la pandemia una parte deve essere finalizzata ai DPI e alle attrezzature necessarie, ma ci deve essere anche una quota che permetta di integrare gli organici: quelli oggi sul campo non ce la fanno più e studi internazionali parlano chiari: un professionista che superi di molto il turno e sia stressato aumenta il rischio di mortalità dei pazienti dal 7 all’11per cento”.
“Servono infermieri non reperiti con mezzi di fortuna come l’accorciamento delle sedute di laurea o il richiamo dei pensionati oppure l’integrazione nel Ssn di personale militare, sicuramente necessario in questo momento, ma non decisivo perché la carenza ha ben altre dimensioni e i fatti, purtroppo, lo stanno dimostrando”, si legge ancora nella lettera FNOPI.
La FNOPI fa un solo esempio banale: prendendo a riferimento le terapie intensive e le terapie intensive neonatali presenti sul territorio e senza contare quelle in più che si stanno realizzando e tenendo conto degli standard di personale per queste che prevedono almeno due infermieri per paziente, servirebbero su tre turni giornalieri almeno 36mila infermieri dedicati. E questo a fronte di una carenza che ormai da anni denunciamo di circa 53mila unità e una perdita dal 2009 a oggi di oltre 12mila infermieri.
I problemi dei professionisti
In più, la Federazione sta ricevendo a ritmi incalzanti messaggi dai suoi iscritti che denunciano la carenza o la totale assenza di DPI specie per gli interventi sul territorio, a casa dei pazienti, negli hospice e Rsa. Qualcuno addirittura nel 118.
“È fondamentale invece – afferma la FNOPI – la fornitura di DPI consoni alla situazione che permettano da un lato la protezione degli operatori per evitare le centinaia se non migliaia di situazioni di contagio tra loro, anche grave in alcuni casi fino al decesso, ma, dall’altro, soprattutto per garantire la sicurezza ai pazienti che altrimenti troverebbero proprio in chi li cura e li assiste una fonte probabile di contagio. E comincia a nche a scarseggiare l’ossigeno, fondamentale per l’assistenza anche nelle terapie intensive”.
Strutture sul territorio a rischio
Questo secondo la Federazione ovunque e, in particolare proprio nelle strutture che accolgono i più fragili, coloro i quali tengono alta la percentuale di mortalità, come RSA e Hospice, dove i fenomeni negativi si sommano e muoiono, specie nelle aree a maggior rischio, decine di persone anziane ogni giorno.
“L’assenza di DPI forniti soprattutto agli ospedali e la carenza di personale dovuta anche al fatto che ad esempio per gli infermieri, quelli presenti nelle graduatorie sono reclutati dagli ospedali e dalle terapie intensive, lasciano scoperta o rendono pericolosa l’assistenza sul territorio”, spiega la FNOPI.
Più controlli su #iorestoacasa
“A tutto questo poi – sottolinea la Federazione – va affiancato un comportamento da parte dei cittadini in linea con le indicazioni previste nei provvedimenti emergenziali: ancora una loro parte non comprende sino in fondo la situazione e che anche una semplice trasgressione – c’è chi parte dal Nord verso un Sud per ora, e solo per ora, meno a rischio, c’è chi frequenta i parchi pubblici nelle città nella convinzione che l’aria aperta non favorisca il contagio e così via – che può anche non apparire tale, può mettere a rischio se stessi, gli operatori che devono nel caso intervenire e chi tra i malati è più fragile e per i quali un’infezione da coronavirus potrebbe rappresentare il colpo di grazia inatteso a condizioni già di per se abbastanza gravi dal punto di vista della salute. Su questo non si può restare a guardare!”.
FNOPI a fianco di Governo e Regioni
La FNOPI conclude la lettera affermando che “è necessario e indispensabile un Vostro immediato intervento e la FNOPI, come anche le altre Federazioni di professionisti sanitari in prima linea nella guerra contro COVID-19, è al Vostro fianco nelle scelte e nelle decisioni. Un intervento che abbatta tali problemi e consenta di mantenere il livello del nostro Servizio sanitario nazionale pubblico, ma anche della componente privata che lo sta concretamente aiutando e supportando, all’altezza di ciò che si è dimostrato finora: un esempio e un modello da seguire per tutti gli altri paesi del mondo. Che consenta in questo caso di salvare vite”. www.fnopi.it
Chiusi in casa bisogna lottare anche contro lo stress. Segui questi semplici consigli per ritrovare normalità in questo periodo critico. Li puoi trovare scritti sul retro del cartellino che ti invitiamo ad appendere sulla porta di casa.
• Se devi rimanere a casa, mantieni uno stile di vita sano - dieta corretta, sonno, esercizio fisico - e i contatti sociali con i tuoi cari e i tuoi amici via e-mail e telefono.
• Non fumare, non bere alcolici o peggio ancora non usare droghe per affrontare le tue emozioni.
• Se ti senti sopraffatto dall’angoscia, parla con un operatore sanitario o con un consulente.
• Raccogli le informazioni che ti possano aiutare a determinare con precisione il rischio in modo da poter prendere precauzioni ragionevoli.
• Consulta fonti scientifiche attendibili come il sito web del ministero della Salute o quello dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
• Ricorda come in passato hai affrontato le avversità della vita per gestire le tue emozioni durante il momento difficile di questa emergenza.
Aderisci anche tu alla campagna #iorestoacasa: dillo ai tuoi vicini! http://www.salute.gov.it