«Il pericolo è più grande di quanto si possa pensare. Il 45% dei dispositivi di comunicazione mobile utilizzati dal personale ospedaliero nei Paesi sviluppati è contaminato da microbi. Il 98% dei dipendenti ospedalieri utilizza tali dispositivi durante il lavoro quotidiano, ponendo così una sfida davvero seria per le implicazioni potenzialmente di vasta portata sulla sicurezza dei pazienti e del personale». Inizia così il White Paper sulla “Riduzione dei rischi di contaminazione dovuti all’utilizzo di dispositivi mobili negli ambienti sanitari” realizzato dal dott. Udo Jendrysiak, responsabile del marketing delle soluzioni sanitarie di Ascom per la Germania, l’Austria e la Svizzera. Dati importanti di cui abbiamo parlato con l’Ing. Francesco Deventi (Italy Sales Director Ascom).
Quali sono i dati principali emersi dal White Paper?
«Sicuramente il dato che balza subito all’occhio è il fatto che quasi la metà – per l’esattezza il 45% – dei dispositivi mobili di comunicazione utilizzati dal personale ospedaliero nei Paesi sviluppati è contaminato da microbi. Il quadro diviene ancor più preoccupante se si analizza un altro dato, sempre contenuto in questo white paper, e nato da una ricerca condotta da un gruppo di ricerca dell’Università del Galles del Sud. Secondo questa ricerca, basata sull’esame di 250 smartphone di dipendenti ospedalieri, circa il 99,2% degli stessi è risultato contaminato da agenti patogeni. Questi dati mostrano come sia necessario porre attenzione anche a strumenti che consideriamo ormai “familiari” quali i cellulari ma che in ambienti ad alto tasso di complessità come quelli ospedalieri possono diventare fattori che incidono negativamente sulla sicurezza dei processi di cura e dei flussi di lavoro. Un ulteriore dato importante che emerge è la necessità per gli ambienti professionali di dotarsi di devices di livello enterprise che possano garantire dei livelli di performance in fatto di sicurezza e sanificabilità difficilmente replicabili dai dispositivi di livello consumer».
Come interpretate questi dati?
«I dati che sono scaturiti da questo studio senza alcun dubbio devono farci riflettere sul fatto che – soprattutto in un periodo di crisi sanitaria come questo – sia sempre più fondamentale implementare tutti gli strumenti possibili per limitare la diffusione di batteri e virus che possano mettere in pericolo la salute non solo dei pazienti ma anche degli staff clinici. Soprattutto è necessario agire su quelle modalità di trasmissione – quali ad esempio l’utilizzo dei devices mobili – più connesse al nostro vivere e lavorare quotidiano. I cellulari sono divenuti infatti elementi imprescindibili che caratterizzano, a volte anche eccessivamente, la nostra vita quotidiana. Fornire alle strutture ospedaliere dei devices – come quelli presenti nella nostra piattaforma di soluzioni per la sanità – totalmente sanificabili significa ridurre in modo drastico la possibilità che virus e batteri si trasmettano durante le attività di comunicazione in mobilità dei team di cura. Spesso purtroppo – come riportato nello studio in analisi – vengono scelti dalle strutture ospedaliere dei devices non di livello enterprise e non progettati esplicitamente per l’utilizzo in ambito sanitario. Questo comporta il problema che spesso la pulizia degli stessi viene evitata o ridotta per evitare possibili danni agli apparecchi stessi. Scegliendo devices purpose-build ci si può avvalere di strumenti che sono del tutto compatibili con le peculiarità, caratteristiche e soprattutto criticità degli ambienti ospedalieri e di cura».
È possibile fare sorta di guida per i medici e gli operatori sanitari per limitare il più possibile i rischi?
«Consigliamo una serie di raccomandazioni su come disinfettare i dispositivi mobili e gli smartphone
■ Usare solo dispositivi di fascia enterprise
■ Seguire attentamente le istruzioni del produttore: il mancato rispetto di tali istruzioni può invalidare le garanzie
■ Lavarsi le mani prima e dopo aver disinfettato un dispositivo
■ Pulire accuratamente i dispositivi prima di disinfettarli
■ Non spruzzare il disinfettante sui dispositivi, nelle porte di ricarica ecc. Pulire invece il dispositivo con salviette disinfettanti monouso
■ Non dimenticare di disinfettare le clip di fissaggio
■ Utilizzare un dischetto di cotone per pulire delicatamente le porte di ricarica e le altre aperture Assicurarsi di rimuovere eventuali pelucchi». www.sanitainformazione.it
La Federazione Pugilistica Italiana, dopo il lungo e difficile periodo di stop, ha deciso di ripartire dalla mission e dai valori che da sempre contraddistinguono la boxe, lanciando in partnership con FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) e insieme al suo advisor Artmediasport, con il prezioso contributo di Giorgio Bonifazi Razzanti, esperto di comunicazione sociale, la Campagna Sociale #NONABBASSIAMOLAGUARDIA - Alleniamoci insieme con Forza, Passione, Identità, dedicata agli infermieri che in questo periodo di emergenza sanitaria, con coraggio e senso di responsabilità, sono stati in prima linea nella lotta contro il COVID-19 ed ai loro figli, volendo contribuire a ristabilire la normalità che passa anche attraverso la pratica sportiva.
La FPI offre agli infermieri iscritti all’Albo FNOPI che hanno svolto attività in ambito COVID ed ai loro figli 1000 BoxeVoucher per 3 mesi di allenamento gratuito, fruibili da settembre a dicembre 2020, nelle società sportive affiliate alla FPI presenti sul territorio nazionale, facendosi carico sia dei costi degli abbonamenti, con un contributo alle ASD/SSD, che di quelli del tesseramento dei beneficiari, ai fini assicurativi e sanitari.
Un gesto di gratitudine e sostegno morale per restituire la quotidianità agli infermieri ed alle loro famiglie attraverso la pratica della prepugilistica, la ginnastica completa per sviluppare forza, agilità e prontezza di riflessi, adatta a tutti, donne e uomini, adulti e ragazzi.
Mascherina e guantoni, gli infermieri hanno protetto le categorie più deboli garantendo un futuro a tutta la popolazione. Il senso del sacrificio e del coraggio, il rito della vestizione/protezione, l’allenamento alla resistenza, il controllo chirurgico delle emozioni per il match della vita contro un avversario invisibile, ma non per questo invincibile, da mettere KO.
Forza, Passione, Identità. Sono le qualità di carattere che in questi mesi abbiamo tutti imparato a riconoscere negli infermieri come Giulia Casapulla, che ha prestato con entusiasmo e grande generosità la sua immagine per la campagna federale. Anche lei in questo periodo è salita sul ring della disperazione non abbassando mai la guardia. Proprio le stesse qualità che animano chi si dedica alla disciplina pugilistica come i tanti Campioni di Boxe Ambassador dell’iniziativa, tra cui Roberto Cammarelle, Irma Testa, Emanuele Blandamura e Giovanni De Carolis.
Nell’allenamento gli infermieri e il loro figli potranno trovare un conforto al dolore vissuto, scaricare lo stress accumulato e riappropriarsi del più che meritato benessere perso durante il periodo passato in corsia.
Un’iniziativa fortemente voluta dalla FPI a nome di tutto il movimento pugilistico nazionale: “E’ il nostro modo - dichiara Vittorio Lai, Presidente FPI - di rivolgere un energico e affettuoso ‘grazie’ a tutti gli infermieri che non hanno mai smesso di abbassare la guardia. Vogliamo contribuire al loro benessere psico-fisico a partire dai due pilastri fondamentali: la famiglia e lo sport. Siamo felici e onorati di aver condiviso e lanciato insieme a FNOPI questo progetto che fa parte del modello di ripartenza e del progetto di comunicazione sociale che la FPI ed Artmediasport stanno portando avanti sulla base delle direttive del Ministro per le Politiche Giovanili e per lo Sport, Vincenzo Spadafora, e delle campagne governative promosse dall’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
“Gli infermieri non hanno mai abbassato la guardia e mai lo faranno - commenta Barbara Mangiacavalli, Presidente della FNOPI -. E’ uno dei principi alla base della nostra professione perché, come nello sport, vincere significa saper affrontare il sacrificio di esserci e di essere sempre presenti, preparati e pronti. Grazie al contributo di chi crede come noi in tutto questo, siamo particolarmente lieti di una manifestazione di vicinanza ai nostri professionisti e anche alle loro famiglie, che testimonia anche la grande unione delle persone nella lotta alla pandemia e che è un riconoscimento per chi contro questa ha sempre combattuto per vincere il solo premio che conta per noi: la salute dei pazienti e delle persone”. www.fpi.it
“Mai la prima volta sul paziente”. La formazione in simulazione – che in altri settori come ad esempio l’aeronautica è fondamentale per essere certi di sapere come affrontare le situazioni evitando gli errori – garantisce un apprendimento etico e maggiore sicurezza anche a chi si sta formando. Un eventuale errore in un ambito “controllato” non porta a conseguenze gravi, ma fornisce l’opportunità di riflettere e apprendere dal proprio operato.
La riproduzione fedele simulata di situazioni cliniche complesse e della loro gestione in dinamiche di team rappresenta un ambiente educativo ideale con l’obiettivo di ridurre in misura ottimale gli errori attribuibili al fattore umano.
All’estero sono numerose le istituzioni che già richiedono la documentazione dell’addestramento simulato, la simulazione nel campo infermieristico è già diventata parte del curriculum formativo e alcuni centri di simulazione vengono gestiti da personale infermieristico (International Nursing Association for Clinical Simulation and Learning).
Per questo la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche dedica il suo secondo ebook alla “Formazione in simulazione: raccomandazioni per una buona pratica”, illustrando i i passaggi necessari per applicare la metodologia della formazione in simulazione in modo integrato anche per sostenere i professionisti sanitari e non, nello sviluppo delle proprie competenze per ottenere i migliori risultati per le persone assistite.
La simulazione non è una tecnologia: è una metodologia didattica per insegnare le competenze cliniche, ma anche per il lavoro di team e per la comunicazione. Può essere utilizzata per il training, soddisfare linee guida basate sulle prove e raggiungere obiettivi specifici.www.fnopi.it