Svolta storica in Liguria! La regione approva la figura dell'infermiere di famiglia che seguirà a domicilio i pazienti più fragili segnalati dei medici di medicina generale.
La maggioranza in regione Liguria ha approvato anche l'istituzione della super azienda sanitaria ligure (acronimo ALISA) con compiti di gestione e programmazione delle attuali 5 Asl e dei servizi territoriali. Nel documento è stato inserito l'emendamento che apre le porte all'infermiere di comunità, con la sperimentazione della figura dell'infermiere "case manager".
Un grande risultato per gli infermieri di questa regione grazie anche al grande lavoro del coordinamento regionale OPI ligure che riesce ad ottenere anche un grande risultato politico con una giunta regionale attenta alle dinamiche e alle problematiche sanitarie della popolazione.
L'Infermiere di famiglia avrà in carico circa 500 – 600 casi segnalati dal medici di medicina generale, questo consentirà di ridurre i ricoveri ospedalieri dei pazienti fragili del 25% come dimostrato in altri territori dove questa figura è già operativa da tempo (Friuli Venezia Giulia).
Abbiamo chiesto al Collega Francesco Falli, uno dei quattro Presidenti OPI della Liguria e Segretario del Coordinamento ligure dei Collegi come si è arrivati a questo risultato, importante per la categoria...
FALLI: Credo che, una volta di più, a far breccia sia stata la unione e la coesione del gruppo. In questo caso e in questa Regione, è forse un bene essere in pochi a comporre il Coordinamento (siamo infatti solo in quattro a rappresentare le altrettante Province) e probabilmente il fatto di essere riusciti, in questi anni di collaborazione, a raggiungere una buona intesa personale e professionale fra noi ha permesso di comunicare unità, compattezza, forza.
Ci ha in parte aiutato anche il fatto di essere in carica da un pò di tempo, ognuno di noi ha – come dire – raggiunto un discreto grado di esperienza che va a compensare alcuni dei nostri umani limiti...parlo soprattutto di me, che con il tempo ho imparato che posizioni anche diverse sono prima di tutto da rispettare e che il tuo interlocutore ha da insegnarti qualcosa, sempre.
E i miei tre Colleghi Presidenti hanno fatto un lavoro grande, meticoloso, e sono loro grato dell'amicizia e della colleganza. Senza di queste, non saremmo forse riusciti a far capire in tempi così rapidi il plus valore della nostra professione, in questo settore e in questo contesto.
La previsione è contenuta nell'atto di indirizzo all'Aran messo a punto dal Comitato di settore Sanità delle Regioni. Agli ordinamenti didattici penserà il ministero dell'Università
Nel nuovo contratto ci sarà il "professionista specialista", laureato e con un master di primo livello nelle professioni sanitarie. E ci sarà un "professionista esperto", quello che ha acquisito competenze avanzate grazie a percorsi formativi complementari regionali e le attività professionali svolte anche in base a protocolli concordati tra le rappresentanze delle professioni, di quelle mediche e dell'area sanitaria in generale.
Gli aspetti economici del nuovo professionista specialista e di quello esperto saranno definiti al momento della revisione di tutte le funzioni di coordinamento e delle posizioni organizzative.
Arriva così lo sprint delle competenze avanzate per gli infermieri e le altre professioni sanitarie, annunciato già a fine aprile dal presidente del Comitato di settore Sanità, Massimo Garavaglia, in occasione dell'incontro tra le professioni e i sindacati Cgil, Cisl, Uil, proprio sui nuovi sbocchi e sulla crescita delle professioni.
E arriva bypassando anche la trattativa in corso sul comma 566 della Finanziaria 2014 e superando lo stallo in cui il Governo ha lasciato la bozza di accordo Stato-Regioni a cui i governatori già da anni hanno detto sì.
A mettere nero su bianco questa e altre previsioni che ridisegnano di fatto il panorama dell'assistenza è l'atto di indirizzo che il Comitato di settore ha varato oggi e che sarà inviato ora all'Aran, l'Agenzia negoziale per le pubbliche amministrazioni, per dare il via alla nuova tronata contrattuale, ferma ormai da sei anni.
"Le Regioni e il ministero della Salute hanno mantenuto la promessa e la coerenza – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale OPI -. La promessa era di dare un nuovo impulso alla valorizzazione delle professioni sanitarie seguendo le linee indicate, come anche lo stesso atto di indirizzo ricorda nelle sue premesse, nel Patto per la salute e nel recepimento di tutte le ultime direttive europee in materia. La coerenza perché sono state le Regioni le prime a sottoscrivere e approvare con la bozza di accordo Stato-Regioni ancora in sospeso e, in alcune realtà a rendere già operative, le nuove competenze degli infermieri. Spetterà poi all'Osservatorio nazionale per le professioni sanitarie, ricostituito presso il ministero dell'Università a marzo di quest'anno, prevedere i vari percorsi formativi, compreso, per la laurea magistrale il nuovo indirizzo clinico, implicito nella nuova figura di professionista specialista. La scelta del Comitato di settore conferma l'efficacia della politica portata avanti dall'OPI e da ora in poi, quando il tavolo contrattuale sarà aperto, passa la palla ai sindacati che dovranno mettercela tutta per applicare, difendere e tutelare il lavoro dei nostri professionisti e di tutti gli operatori chiamati in causa nel nuovo modello di assistenza disegnato dalle Regioni. Tenendo presente che concertazione è la parola chiave. E collaborazione reale per continuare a lavorare fianco a fianco in un nuovo modello di sanità sicura, efficace, appropriata e sostenibile".
E questo è tanto più vero, quanto, come spiega l'atto di indirizzo il nuovo assetto organizzativo si fonda sull' equilibrio tra strutture e funzioni: accanto a una rivista struttura ospedaliera per acuzie, articolata funzionalmente e strutturalmente per dipartimenti, si consolida un modello organizzativo per intensità di cure e dove il rapporto tra ospedale e territorio rende necessarie strutture organizzate secondo i modelli preesistenti, anche con forti differenziazioni tra singole realtà regionali.
Si stanno realizzando ospedali di comunità o reparti a bassa intensità di cura a gestione infermieristica, e si sta attuando, anche con il rinnovo delle convenzioni della medicina generale, pediatria di libera scelta, specialistica ambulatoriale e farmaceutica, il nuovo modello di cure primarie operativo 24 ore al giorno e per 7 giorni alla settimana che ha come corollario la realizzazione dell'integrazione socio-sanitaria
L'atto di indirizzo apre le porte infatti per la prima volta, anche a una nuova area, quella delle professioni sociosanitarie. Tutta da disegnare, specifica il documento, ma indispensabile ancora una volta per applicare la previsione di integrazione socio-sanitaria del Patto per la salute.
I meccanismi economici previsti, vista la scarsità di risorse nazionali, disegnano anche un nuovo meccanismo che avrà alla base un unico fondo contrattuale di secondo livello (Regioni e aziende), armonico su tutto il territorio nazionale, da utilizzare in base all'adeguatezza e all'appropriatezza degli interventi alla tutela della salute individuale e collettiva (meccanismi premianti e meritocratici, quindi).
Sempre a livello di contrattazione integrativa, poi, si dovrà prevedere che a figure professionali sempre più specializzate, autonome e responsabilizzate, sia necessario "corrispondere un conseguentemente adeguamento delle retribuzioni tendendo a un sistema retributivo, che sappia individuare un giusto riconoscimento a capacità e competenze, che sappia valorizzare il merito favorendo la crescita professionale di chi vuole fare di più".
E oggi il Comitato di settore ha dato il via libera anche a un altro atto di indirizzo per i contratti sanitari: quello dei medici e della dirigenza sanitaria in cui per la prima volta, secondo l'accordo sulle aree di contrattazione, fa il suo ingresso anche la dirigenza infermieristica.
Per questa sono previsti gli stessi istituti contrattuali di medici e dirigenti non medici, la stessa struttura contrattuale e delle retribuzioni, da un nuovo percorso di carriera non solo gestionale, ma anche, e soprattutto, professionale all'orario di lavoro, fino alla previsione nel contratto di un modello di coperture assicurative minime omogeneo sul territorio nazionale da declinare a livello delle singole Regioni, anche secondo i diversi moduli assicurativi già presenti sul territorio nazionale.
Nota congiunta dei Collegi OPI: "Sugli Algoritmi infermieristici avanzati la Regione ha deliberato. Si vada avanti".
I Collegi provinciali OPI dell'Emilia-Romagna intervengono compatti sull'ennesima presa di posizione del coordinamento degli Ordini regionali dei medici contro l'allargamento delle competenze in campo sanitario alle figure professionali ma non in possesso della laurea in medicina, che questa volta attaccano frontalmente le Linee guida e gli allegati "Algoritmi infermieristici avanzati in emergenza-urgenza territoriale", predisposti per uniformare la attività degli infermieri sui mezzi di soccorso attraverso la armonizzazione delle Istruzioni Operative precedentemente adottate dalle diverse Unità Operative ET-118 della regione.
"Non si può supplire a carenza di medici attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di terapie", la sintesi del documento (in allegato) inviato dai medici a Fnomceo, Regione, Ministero e Parlamento.
I rappresentanti regionali OPI hanno prontamente replicato con una nota congiunta (in allegato) in cui si ribadisce che "l'iniziativa dell'Emilia Romagna di predisporre documenti per l'armonizzazione dei protocolli avanzati di impiego di personale infermieristico per lo svolgimento del servizio di emergenza sanitaria territoriale 118 non è nuova rispetto ad analoghe iniziative già in atto da tempo e con soddisfazione dei cittadini, in altre regioni, come Lombardia e Veneto". I documenti della Regione Emilia-Romagna, elaborati nel rispetto rigoroso delle norme vigenti richiamate nella delibera, avvalorati da un autorevole parere medico-legale e da quello delle società scientifiche medico-infermieristiche d'area emergenza/urgenza (IRC, SIMEU, ANIARTI, AMIETIP), rispondono dunque in modo assoluto agli orientamenti internazionali in tema di emergenza territoriale.
L'OPI ricorda anche che molti tra i più conosciuti medici italiani a livello internazionale dell'area dell'emergenza e dell'anestesia rianimazione assieme a cinquemila altri professionisti e comuni cittadini hanno firmato un documento di solidarietà ai medici che erano strati sospesi dall'Omceo di Bologna per aver firmato i protocolli infermieristici, nel quale si legge: "Il divieto di utilizzo da parte degli infermieri di strategie terapeutiche salva-vita codificate da linee guida internazionali, avallate da precise e protocollate prescrizioni mediche, in pazienti in imminente pericolo di vita, rappresenterebbe un passo indietro di decenni per l'Emergenza nazionale, esponendo – questa misura sì, regressiva davvero – a rischi inaccettabili la popolazione. Come professionisti coinvolti quotidianamente e da anni nel trattamento dei pazienti più gravi, negli ospedali e sul territorio, riteniamo sia tempo che questioni come questa, dotate di enorme impatto sia sulla salute che sulla opinione pubblica, vengano affrontate sulla base di dati scientifici consolidati, con il supporto di esperti del settore ed evitando di generare allarmismi nocivi per la popolazione e per il Sistema Sanitario nel suo complesso".
Nei documenti della Regione viene individuato un infermiere, con formazione ed esperienza specifica, che si occupa di screening pre-ospedaliero dei sintomi di alcune categorie di persone soccorse, con attività che si sostanziano nella raccolta di "segni e sintomi" o nel sottoporre il paziente ad alcuni esami (quali l'elettrocardiogramma, la cui refertazione in telemedicina è garantita da figura medica, nei pazienti con dolore toracico), per accelerare i tempi della diagnosi medica e/o indirizzare il paziente verso il centro di cura più adeguato (i cosiddetti ospedali "Hub" per determinate tipologie di malattie).
La somministrazione precoce di farmaci salva-vita è prevista per pazienti con sindromi acute ed evolutive, in casi e con metodologie predefinite, quali l'abuso di oppiacei, l'ipoglicemia grave o le sindromi coronariche acute che non possono certamente essere garantite dai soli medici in quel rapporto di 1 a 60.000 abitanti previsto dalla norma o nelle aree più periferiche (e più lontane) dei nostri territori. Stesso discorso vale per l'effettuazione di particolari manovre salva-vita in sede di primo intervento, in particolare per la gestione dei pazienti in arresto cardiaco.
"Quello che serve al Sistema – conclude la nota OPI - è che i medici, gli infermieri e tutti gli altri professionisti del sistema sanitario lavorino insieme, convinti che la qualità della nostra Sanità dipenda dalla collaborazione tra coloro che vi lavorano e operano quotidianamente e non dalla contrapposizione. Non servono appelli al Ministro, ma buonsenso e collaborazione. Non servono allarmi che in realtà non hanno nessuna giustificazione clinica e/o organizzativa reale, ma la consapevolezza che un sistema sanitario efficiente, capace davvero di tutelare i cittadini, ha bisogno che tutte le sue componenti, che tutti i suoi professionisti, operino al massimo delle proprie capacità, senza che nessuno sia strumentalmente di intralcio all'altro."
Intanto i cittadini attendono risposte confidando in una chiamata al 118, in un trattamento rapido al pronto soccorso, in un'assistenza multiprofessionale sempre più di qualità, dalle corsie degli ospedali fino alle case della salute.
"La Regione Emilia-Romagna ha deliberato. Andiamo avanti", è il motto scelto dagli infermieri per chiudere la polemica.