Nota congiunta dei Collegi OPI: "Sugli Algoritmi infermieristici avanzati la Regione ha deliberato. Si vada avanti".
I Collegi provinciali OPI dell'Emilia-Romagna intervengono compatti sull'ennesima presa di posizione del coordinamento degli Ordini regionali dei medici contro l'allargamento delle competenze in campo sanitario alle figure professionali ma non in possesso della laurea in medicina, che questa volta attaccano frontalmente le Linee guida e gli allegati "Algoritmi infermieristici avanzati in emergenza-urgenza territoriale", predisposti per uniformare la attività degli infermieri sui mezzi di soccorso attraverso la armonizzazione delle Istruzioni Operative precedentemente adottate dalle diverse Unità Operative ET-118 della regione.
"Non si può supplire a carenza di medici attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di terapie", la sintesi del documento (in allegato) inviato dai medici a Fnomceo, Regione, Ministero e Parlamento.
I rappresentanti regionali OPI hanno prontamente replicato con una nota congiunta (in allegato) in cui si ribadisce che "l'iniziativa dell'Emilia Romagna di predisporre documenti per l'armonizzazione dei protocolli avanzati di impiego di personale infermieristico per lo svolgimento del servizio di emergenza sanitaria territoriale 118 non è nuova rispetto ad analoghe iniziative già in atto da tempo e con soddisfazione dei cittadini, in altre regioni, come Lombardia e Veneto". I documenti della Regione Emilia-Romagna, elaborati nel rispetto rigoroso delle norme vigenti richiamate nella delibera, avvalorati da un autorevole parere medico-legale e da quello delle società scientifiche medico-infermieristiche d'area emergenza/urgenza (IRC, SIMEU, ANIARTI, AMIETIP), rispondono dunque in modo assoluto agli orientamenti internazionali in tema di emergenza territoriale.
L'OPI ricorda anche che molti tra i più conosciuti medici italiani a livello internazionale dell'area dell'emergenza e dell'anestesia rianimazione assieme a cinquemila altri professionisti e comuni cittadini hanno firmato un documento di solidarietà ai medici che erano strati sospesi dall'Omceo di Bologna per aver firmato i protocolli infermieristici, nel quale si legge: "Il divieto di utilizzo da parte degli infermieri di strategie terapeutiche salva-vita codificate da linee guida internazionali, avallate da precise e protocollate prescrizioni mediche, in pazienti in imminente pericolo di vita, rappresenterebbe un passo indietro di decenni per l'Emergenza nazionale, esponendo – questa misura sì, regressiva davvero – a rischi inaccettabili la popolazione. Come professionisti coinvolti quotidianamente e da anni nel trattamento dei pazienti più gravi, negli ospedali e sul territorio, riteniamo sia tempo che questioni come questa, dotate di enorme impatto sia sulla salute che sulla opinione pubblica, vengano affrontate sulla base di dati scientifici consolidati, con il supporto di esperti del settore ed evitando di generare allarmismi nocivi per la popolazione e per il Sistema Sanitario nel suo complesso".
Nei documenti della Regione viene individuato un infermiere, con formazione ed esperienza specifica, che si occupa di screening pre-ospedaliero dei sintomi di alcune categorie di persone soccorse, con attività che si sostanziano nella raccolta di "segni e sintomi" o nel sottoporre il paziente ad alcuni esami (quali l'elettrocardiogramma, la cui refertazione in telemedicina è garantita da figura medica, nei pazienti con dolore toracico), per accelerare i tempi della diagnosi medica e/o indirizzare il paziente verso il centro di cura più adeguato (i cosiddetti ospedali "Hub" per determinate tipologie di malattie).
La somministrazione precoce di farmaci salva-vita è prevista per pazienti con sindromi acute ed evolutive, in casi e con metodologie predefinite, quali l'abuso di oppiacei, l'ipoglicemia grave o le sindromi coronariche acute che non possono certamente essere garantite dai soli medici in quel rapporto di 1 a 60.000 abitanti previsto dalla norma o nelle aree più periferiche (e più lontane) dei nostri territori. Stesso discorso vale per l'effettuazione di particolari manovre salva-vita in sede di primo intervento, in particolare per la gestione dei pazienti in arresto cardiaco.
"Quello che serve al Sistema – conclude la nota OPI - è che i medici, gli infermieri e tutti gli altri professionisti del sistema sanitario lavorino insieme, convinti che la qualità della nostra Sanità dipenda dalla collaborazione tra coloro che vi lavorano e operano quotidianamente e non dalla contrapposizione. Non servono appelli al Ministro, ma buonsenso e collaborazione. Non servono allarmi che in realtà non hanno nessuna giustificazione clinica e/o organizzativa reale, ma la consapevolezza che un sistema sanitario efficiente, capace davvero di tutelare i cittadini, ha bisogno che tutte le sue componenti, che tutti i suoi professionisti, operino al massimo delle proprie capacità, senza che nessuno sia strumentalmente di intralcio all'altro."
Intanto i cittadini attendono risposte confidando in una chiamata al 118, in un trattamento rapido al pronto soccorso, in un'assistenza multiprofessionale sempre più di qualità, dalle corsie degli ospedali fino alle case della salute.
"La Regione Emilia-Romagna ha deliberato. Andiamo avanti", è il motto scelto dagli infermieri per chiudere la polemica.