L'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo presente al 37° Congresso Nazionale SISC - Società Italiana per lo Studio delle Cefalee nell'evento congiunto con ANIN - Associazione Nazionale Infermieri in Neuroscienze attraverso la presenza del vicepresidente OPI Teramo Andrea Fini, nonchè delegato ANIN per la regione Abruzzo.
Una giornata di confronto su tematiche tecniche strutturali ed organizzative multidisciplinari sul tema della cefalea che vedono il ruolo dell'infermiere sempre più centrale con competenze sempre più specifiche.
Diverse le personalità presenti a rappresentare i diversi organi istituzionali come la Dott.ssa Simona Sacco a rappresentare la SISC il Professor Loreto Lancia per l'Università degli Studi di L'Aquila ed il Dott. Giancarlo Cicolini per la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche la Dott.ssa Maria Luisa Ianni per l'Ordine delle Professioni Infermieristiche dell'Aquila e la Presidente dell' Associacione Nazionale Infermieri Neuroscienze Dott.ssa Giusy Pipitone oltre a diversi mebri della stessa associazione.
"Non parleremo di medici e infermieri come eroi, con un semplice slogan, ma lavoriamo per avere più assunzioni e stipendi più alti. Infine, ci aspettiamo un'opposizione corretta e responsabile, un'opposizione consapevole di aver tagliato 37 miliardi dal 2010 al 2019, di non aver fatto nulla per sbloccare le assunzioni. La salute si migliora e si protegge con le proposte, non con gli slogan". Così il ministro della Salute rispondendo all'interrogazione di Foti (FdI).
- "Non rifaremo gli errori di chi ci ha preceduto: non parleremo di aumento di fondi senza chiedere specifici impegni alle regioni, soprattutto a quelle che, troppo spesso, in troppi casi, li hanno usati male, non parleremo di medici e infermieri come eroi, con un semplice slogan, ma lavoriamo per avere più assunzioni e stipendi più alti. Infine, ci aspettiamo un'opposizione corretta e responsabile, un'opposizione consapevole di aver tagliato 37 miliardi dal 2010 al 2019, di non aver fatto nulla per sbloccare le assunzioni".
Così il ministro della Salute Orazio Schillaci nel corso del question time alla Camera rispondendo all'interrogazione sulla carenza di personale sanitario presentata da Tommaso Foti (FdI).
Di seguito la risposta integrale del ministro Schillaci.
"Presidente, con riferimento alle questioni sollevate dagli interroganti confermo che sin dal mio insediamento ho ritenuto indispensabile porre in essere ogni azione necessaria ad aumentare i fondi destinati al sistema sanitario nazionale, ad abbattere le liste di attesa e a contrastare la carenza di personale. Le misure di contenimento della spesa di personale adottate negli ultimi anni, in particolare i vincoli assunzionali, hanno determinato una significativa riduzione del personale del sistema sanitario nazionale. La pandemia ha ulteriormente acuito le difficoltà, anche se i dati più recenti mostrano un incremento dei rapporti di lavoro subordinato nella sanità pubblica. In base ai dati è emerso, tuttavia, che le difficoltà di reclutamento di personale, in particolare medici ed infermieri, sono determinate anche dalla scarsa attrattività del servizio pubblico, con la preoccupante conseguenza che spesso i concorsi non consentono la copertura dei posti per carenza di aspiranti, soprattutto nei settori dell'emergenza-urgenza, anestesia, terapia intensiva, ostetricia e ginecologia.
Nella consapevolezza della necessità di interventi strutturali, con le risorse necessarie e migliorando l'organizzazione dei servizi per far tornare il servizio pubblico più attrattivo per i giovani, abbiamo adottato misure per potenziare gli organici delle strutture e migliorare le condizioni di lavoro. Queste misure sono confluite nella vigente legge di bilancio, nonché nel decreto-legge n. 34, per incrementare le remunerazioni del personale dell'emergenza-urgenza e contrastare l'indiscriminato uso dei cosiddetti medici a gettone. Mi sono adoperato anche per limitare il fenomeno delle dimissioni del personale sanitario e per reinternalizzare i servizi appaltati.
Confermo di aver più volte dichiarato che tutti i professionisti del Servizio sanitario pubblico debbano essere valorizzati, anche economicamente. Nell'ambito della prossima legge di bilancio sarà mio impegno provvedere al reperimento di apposite e adeguate risorse per finanziare ulteriori strumenti incentivanti il personale. Assicuro che questo Ministero ha avviato tutti i necessari approfondimenti tecnici per individuare le misure più opportune nell'ambito degli istituti normativi e contrattuali vigenti, fermo restando che le stesse dovranno essere concertate con il MEF.
In conclusione, fatemi dire che non rifaremo gli errori di chi ci ha preceduto: non parleremo di aumento di fondi senza chiedere specifici impegni alle regioni, soprattutto a quelle che, troppo spesso, in troppi casi, li hanno usati male, non parleremo di medici e infermieri come eroi, con un semplice slogan, ma lavoriamo per avere più assunzioni e stipendi più alti. Infine, ci aspettiamo un'opposizione corretta e responsabile,....continua l'articolo
tratto da corrieredellasera.it
L'allarme: gli operatori sanitari in Lombardia sono troppo pochi (66 mila) mal pagati (a Milano lo stipendio medio è di 1.480 euro) e attirati dall'estero (dove si arriva a guadagnare 5 mila euro). «Servono 3 mila assunzioni, o il sistema va al collasso».
Cercasi 2.287 infermieri in Lombardia o addio case di comunità. Gli elementi chiave della riforma sanitaria lombarda finanziata dal Pnrr, in assenza di altri 3mila infermieri, rimarranno scatole vuote. Gli infermieri in regione sono pochi (66mila), mal pagati (gli stipendi italiani sono tra i più bassi in Europa) e in fuga all'estero, in particolare nella vicina Svizzera. È questo in sintesi il quadro delineato dai responsabili regionali dell'Ordine delle professioni infermieristiche (Opi), dai dirigenti infermieristici del Sidmi e dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil Lombardia sentiti dalla commissione Sanità del Consiglio regionale. Un secondo giro di audizioni è stato fissato per il 28 settembre, ma il grido d'allarme lanciato è già estremamente esaustivo.
In 4mila vanno a lavorare ogni giorno in Svizzera