È stato scoperto a Modena, per la prima volta al mondo, il meccanismo che provoca le microtrombosi polmonari nelle forme più gravi di Covid-19. È un risultato che giunge a pochi mesi dalla pubblicazione su Clinical Immunology di un'altra nuova ricerca condotta dallo stesso team sulle vasculiti da Sars-CoV-2.
Al centro, questa volta, c'è lo studio condotto dai ricercatori del team di emolinfopatologia dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, guidati dal dottor Luca Roncati dell'anatomia patologica, diretta dal professor Antonino Maiorana dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Il tutto con la collaborazione della dottoressa Giulia Ligabue del laboratorio di nefropatologia della nefrologia e dialisi, diretta dal prof Gianni Cappelli di Unimore e del collega William Gennari, biologo molecolare del laboratorio di microbiologia e virologia molecolare del dipartimento interaziendale ad attività integrata di medicina di laboratorio e anatomia patologica, diretto dal dottor Tommaso Trenti dell'Ausl di Modena.
Il nuovo studio è stato pubblicato sull'ultimo numero di Platelets, rivista internazionale edita dalle Università di Birmingham e Cambridge. Entrando nel merito, come spiega Roncati, abbiamo esaminato i tessuti polmonari, il sangue ed il midollo osseo di quattro pazienti affetti dalla forma più grave di Covid, tre dei quali purtroppo deceduti. Ci siamo quindi resi conto che, in questi pazienti, il tessuto polmonare è denso di megacariociti, ossia le cellule che producono piastrine e che di solito hanno basse concentrazioni nei polmoni, ed in particolare abbiamo notato un incremento nel numero dei residui nucleari di megacariociti, ovvero ciò che resta dei megacariociti quando hanno consumato il loro citoplasma per produrre piastrine.
Puntualizza Roncati: Questa eccessiva densità, unitamente al rilascio di piastrine neoprodotte, provoca ipercoagulabilità e rischi di immunotrombosi anomala che compromettono gli scambi gassosi a livello polmonare, già resi difficoltosi dalla polmonite interstiziale e dal conseguente danno alveolare diffuso. Abbiamo inoltre rilevato che questo significativo incremento dei residui nucleari di megacariociti si verifica anche nel midollo osseo.
Lo studio modenese ha potuto associare quindi l'elevata concentrazione dei megacariociti polmonari agli alti livelli sistemici di interleuchina 6, che circola in eccesso nel sangue dei pazienti affetti dalle forme più gravi di Covid-19 e che, oltre ad agire sulla tempesta infiammatoria, stimola la sintesi dei megacariociti stessi (la cosiddetta megacariocitopoiesi).
Ancora una volta la sanità regionale è protagonista della ricerca a livello internazionale - evidenzia l'assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini - e grazie al lavoro dei ricercatori modenesi, la nostra regione non ha solo ottenuto un altro primato scientifico, ma ha contribuito ad aumentare la conoscenza dei meccanismi con cui agisce il coronavirus. Un altro risultato importante - insiste l'assessore regionale - che va ad arricchire il lavoro della comunità scientifica internazionale, impegnata quotidianamente nella lotta quotidiana contro questo subdolo nemico.
Aggiunge il direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria Claudio Vagnini: Voglio fare i complimenti al team di ricercatori guidato dal dottor Roncati che in questi ultimi mesi è riuscito a centrare due importanti risultati scientifici, quello sulle vasculiti di giugno e questo sulle trombosi, che ci consentono di conoscere meglio questa terribile malattia e che hanno grandi ripercussioni terapeutiche