Dopo circa sedici anni, il 12 gennaio 2017 veniva finalmente approvato, grazie all’impegno dell’allora Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il D.P.C.M. “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza”, pubblicato nella G.U. n.65 del 18-03-2017: i cosiddetti nuovi Livelli Essenziali di Assistenza.
Attraverso l’aggiornamento dei LEA veniva modificato il Nomenclatore dell’assistenza protesica con l’introduzione di una serie di nuove prestazioni particolarmente attese dalle persone con disabilità, allo stesso modo veniva innovato il Nomenclatore della specialistica ambulatoriale, modificati anche gli elenchi delle malattie croniche e rare attraverso il riconoscimento di nuove patologie, oltre a nuovi accertamenti per patologie neonatali e nuove coperture vaccinali.
Gran parte di queste novità sono rimaste però solo sulla carta a causa della mancata approvazione del cosiddetto “Decreto Tariffe”, cioè quel Decreto che avrebbe dovuto fissare le tariffe massime per le prestazioni dell’assistenza protesica e specialistica ambulatoriale.
Un ritardo inaccettabile di quasi tre anni rispetto alla tabella di marcia prevista dalla normativa, durante i quali si sono moltiplicate interrogazioni parlamentari ad oggi senza alcun risultato, e la responsabilità è della politica.
E’ la legge di Bilancio 2018 che ha previsto il 28 febbraio 2018 come termine massimo entro il quale adottare il Decreto Tariffe. Una scadenza ampiamente “bucata”.
Uno di quei tanti ritardi che minano fortemente il rapporto di fiducia tra cittadini, Servizio Sanitario Nazionale e Istituzioni. Infatti, per colpa della mancata approvazione del Decreto Tariffe le nuove e importanti prestazioni introdotte nei Lea del 2017 sono ancora oggi un diritto solo per una parte della popolazione: solo per quei cittadini che vivono in quelle Regioni che già prima dell’approvazione dei nuovi Lea garantivano le nuove prestazioni. Praticamente una doppia beffa che non fa altro che aumentare le disuguaglianze che esistono all’interno del SSN tra le diverse Regioni, nonché tra le aree interne e le città.
Ma vediamo qual è il procedimento previsto per l’adozione del Decreto Tariffe: è necessario un Decreto del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
Ad oggi la proposta di Decreto del Ministero della Salute è pronta, è stato acquisito il parere dell’Agenas e da alcune fonti sembrerebbe aver ricevuto da circa nove mesi l’ok del Ministero dell’Economia e delle Finanze ma ancora non è stato trasmesso alla Conferenza delle Regioni per la necessaria “Intesa”.
Perché questo blocco? C’è qualcosa della bozza del Decreto Tariffe che a qualche soggetto non convince? Eppure l’adozione di un Decreto così importante rappresenterebbe un sostegno importante per il Diritto alla salute delle comunità, per i redditi delle famiglie, nonché una misura per contrastare concretamente le disuguaglianze. Soprattutto in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia Covid-19, la quale però non può e non deve rappresentare un alibi per non portare avanti le altre “partite” comunque centrali nella vita dei pazienti, soprattutto di quelli NON COVID-19.
L’auspicio è che il Ministro Speranza sblocchi questa situazione nel più breve tempo possibile. Ne uscirebbe rafforzato l’art. 32 della Costituzione.
Tonino Aceti
Portavoce FNOPI