Pubblicato il nuovo report dell'Iss, redatto insieme a Ministero, Aifa e Inail. Chi si è vaccinato deve comunque continuare ad adottare tutte le precauzioni ormai abituali (distanziamento fisico, mascherine, igiene delle mani), raccomandazione che vale ancor di più per gli operatori sanitari perché nessun vaccino conferisce un livello di protezione del 100%, la durata della protezione vaccinale non è ancora stata stabilita, la risposta protettiva al vaccino può variare da individuo a individuo e, al momento, non è noto se i vaccini impediscano completamente la trasmissione del virus. IL RAPPORTO.
16 MAR - L’Istituto superiore di sanità ha appena pubblicato il suo 67° Rapporto Covid (il quarto del 2021) questa volta dedicato al tema delle varianti del virus e delle loro ricadute sulla campagna di vaccinazione. Scopo principale del Rapporto, redatto insieme al Ministero della Salute, Aifa e Inail, è quello di offrire alcune risposte utili per gli operatori sanitari impegnati nella campagna di vaccinazione in attesa di avere indicazioni e cognizioni più approfondite dalle ricerche in corso.
Tra le prime risultanze emerse finora quella che una drastica riduzione della circolazione virale nella popolazione sia in grado di prevenire la diffusione delle varianti già note e il potenziale sviluppo di ulteriori nuove varianti. Ma sono molti i quesiti aperti.
Ecco le prime domande e risposte dell’Iss contenute nel nuovo Rapporto.
La circolazione delle varianti richiede una modifica delle misure di prevenzione e protezione non farmacologiche (distanziamento fisico, mascherine, igiene delle mani) in ambito comunitario e assistenziale?
La risposta dell'Iss è no e sottolinea come non sia indicato modificare le misure di prevenzione e protezione basate sul distanziamento fisico, sull’uso delle mascherine e sull’igiene delle mani; al contrario, si ritiene necessaria una applicazione estremamente attenta e rigorosa di queste misure.
Anche se non vi sono attualmente evidenze scientifiche della necessità di un isolamento in stanza singola di pazienti con infezioni da varianti virali, tuttavia, in presenza di diagnosi sospetta o certa di infezione da varianti 501Y.V2 o P1 di SARS-CoV-2, o di nuove varianti non ancora significativamente diffuse nella popolazione, l’Iss suggerisce, laddove possibile, di adottare l’isolamento in stanza singola o strategie di cohorting di pazienti infetti da una stessa variante.
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=93594&fr=n