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Un caffè con... Mariano

Visto da Noi
20 Set 2018
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marianocafe Appuntamento di fine estate per "un caffè" con il collega Mariano Mancini, infermiere presso UO   Pronto Soccorso/118 del P.O di Giulianova, che ringraziamo per la disponibilità.

 -Parlaci di te, come hai scelto di fare l'infermiere?

 Mi chiamo Mariano, ho cinquant'anni, ho una splendida famiglia (mia moglie ed i mie due figli) e   faccio questo lavoro dal 1993, dopo essermi iscritto nel 1990 alla scuola infermieri...Come mai ho   scelto questo lavoro? Dovreste chiederlo a quella santa donna di mia Madre, che fece la domanda     per me, dopodiché fui ammesso al colloquio iniziale.

 -Qual'è stato il tuo percorso formativo e lavorativo?

 Dal 1993 al 2000 ho lavorato in strutture sanitarie private,nelle quali ho lavorato in prevalenza in   servizi geriatrici e di igiene mentale; dal 2001 sono dipendente della ASL Teramo, fiero di prestare   servizio presso il Dipartimento di Emergenza/Urgenza nel Presidio di Giulianova.

 -Qual'è il tuo rapporto con i colleghi?

 Il rapporto con i colleghi è ottimo: stima, rispetto reciproco... Ma anche risate, amicizia e momenti   conviviali fuori l'ambito lavorativo. Con i colleghi più giovani tento di instaurare buoni rapporti, ma   soprattutto cerco di trasmettere la mia esperienza lavorativa affinché sia utile al loro cammino   professionale. 

 -Come pensi che l'utenza recepisca oggi la nostra professione?

 La maggior parte delle persone vede il nostro lavoro per quello che è, ossia una professione di aiuto;   purtroppo vi è anche una parte di utenza prevenuta nei confronti degli infermieri, "grazie" ai   social-   media, dove vi sono accuse e sentenze a prescindere, senza cognizione di causa... Grazie ad un   semplice sorriso, qualcun altro ci definisce Angeli.

 -Cosa consiglieresti ai giovani che decidono di intraprendere questa professione?

 Ai giovani che vorrebbero intraprendere la professione infermieristica, consiglio di fare una scelta   oculata, guardandosi dentro, senza considerare la cosa una "semplice" scelta lavorativa, il nostro     lavoro è fatto di cuore, passioni e sentimenti, oltre che "saper essere, saper fare".

 -Il Codice Deontologico definisce l'infermiere come colui che promuove stili di vita sani,   diffondendo il valore della cultura della salute attraverso l'informazione e l'educazione. Ti   rispecchi in tale definizione?

 Questa domanda mi fa sorridere: lo stile di vita sano, onestamente, non fa parte della mia persona...

 Rispondo che lo stile di vita sano per me equivale ad essere buoni di cuore, rispettosi, onesti ed educati, con valori umili e sani da trasmettere ai figli e da mettere in pratica nell'ambito lavorativo e nei contesti sociali.

-Nella tua realtà lavorativa riesci ad esprimere la tua autonomia professionale?

Sì, nel mio mondo lavorativo riesco ad esprimere la mia autonomia professionale, in quanto gran parte dello stesso dipende esclusivamante dalle mie capacità e conoscenze professionali, oltre il mio "saper essere" con i colleghi e con i medici, ma soprattutto con i pazienti.

-L'infermiere come professionista ha la capacità di aggiornarsi ed arricchirsi con la formazione e la ricerca. nella tua realtà lavorativa è così?

Nella mia realtà aggiornarsi è un difficile dovere, a volte difficile per problematiche logistiche e lavorative; in questo ringrazio il nostro Ordine Professionale sempre propositivo ed efficiente.

-L'infermiere ha una responsabilità diretta del proprio lavoro. Ne sei consapevole? Cosa ne pensi?

E' giusto che sia così, la nostra professione è cresciuta tanto negli anni, il "vassallaggio" al medico è finito ed è giusto che ci si riconosca a pieno come professionisti, con onori e oneri. Ecco perchè ribadisco alle nuove leve di iniziare questo lavoro con lo spirito giusto, senza dimenticare scienza e coscienza.

-Cosa cambieresti nella nostra professione?

Assolutamente nulla, amo questo lavoro, per quello che mi dà e per quello che riesco a dare...

A me basta un sorriso di una persona che sta uscendo dal pronto soccorso, con un semplice grazie...

-Le ultime terribili vicende, legate all'emergenza, hanno visto come protagonisti molti nostri colleghi, che, in alcuni casi hanno pagato con la vita l'impegno del proprio lavoro. Quali considerazioni ti senti di fare in merito?

La nostra è una scelta lavorativa legata ad un impegno morale, professionale e sentimentale nei confronti di questa professione.

Personalmente ho partecipato fattivamente alla tragedia che colpì L'Aquila, insieme ad altri colleghi infermieri e medici: una coesione unica ed eccezionale, al solo scopo di dare aiuto a chi ne avesse bisogno.

Purtroppo il rischio fa parte della nostra realtà lavorativa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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