Ringraziamo Francesca in servizio presso U.O. Pronto Soccorso 118 P.O. Sant Omero, per la sua disponibilità nel partecipare alla nostra rubrica.
Parlaci di te. Come hai scelto di fare l’infermiere?
Non ho scelto di fare l'infermiere, la mia famiglia (padre e zie, infermieri) me l'hanno proposto alla fine degli studi di scuola superiore ma io che da sempre desideravo indossare la divisa della polizia ho fatto di testa mia, provai un concorso pubblico indetto dal Ministero degli Interni ma andò male. L'anno dopo, era il '93, partecipai alla selezione della scuola Santa Caterina da siena di Teramo. Ricordo come la prova scritta non verteva in alcun modo su argomenti sanitari e che la superai egregiamente mentre nella prova orale di cultura generale mi domandarono che fosse Enrico Fermi, probabilmente perchè avevo conseguito il diploma dell'Istituto Tecnico Industriale.
Quale è stato il tuo percorso formativo e lavorativo?
Iniziammo con la teoria; l'anatomia e la fisiologia mi affascinavano, mi piaceva sapere come fosse fatto un corpo umano ed ancora di più come funzionasse, da li lo studio delle patologie e cure, fu li che capii che quello che stavo studiando mi appassionava, forse per la prima volta durante il mio percorso di studi. A seguire il tirocinio, la mattina in Geriatria uomini, come primo reparto e le lezioni di pomeriggio fino alle 19, per tre anni vita sociale pari a zero ma non mi pesava più di tanto, l'unico neo era indossare quella divisa simil ecclesiastica con tanto di velo celeste (innumerevoli giornate di sospensione perchè non la indossavo mai). Terminati gli studi ho iniziato a fare concorsi fuori regione iniziando con contratti a tempo determinato, a Milano per poi passare di ruolo a Trieste dove ho lavorato due anni, poi ad Ancona per un anno per approdare alla ASL di Teramo nel 2000 nel P.O. di Sant Omero, precisamente nell'U.O. di Pronto Soccorso e 118. L'emergenza sanitaria è il mio mondo, il mio lavoro!
Qual è il tuo rapporto con i colleghi in particolare con i più esperti?
Il rapporto con i colleghi più esperti mi ha insegnato molto e sin dall'inizio ho cercato di capire con la pratica quello che purtroppo i libri e la teoria non riusciranno mai a spiegare.
Come pensi che l'utenza recepisca oggi la nostra "professione"?
L'utenza negli anni è evoluta e con l'avvento di internet credono tutti di essere "google esperti" ma purtroppo sappiamo bene che nessun mezzo internet può sostituirsi a un occhio e a una mano di un sanitario. Nell'ambito del pronto soccorso mi duole dirlo ma c'è tanta arroganza e maleducazione, l'utenza è arrabbiata e sfiduciata (fotocopia infondo della società attuale) per cui
non è facile far fronte alla bizzaria del paziente che si rivolge alle cure del Pronto Soccorso anche per un banale raffreddore, questo perchè l'assistenza di base non da risposte esaustive o semplicemente perchè i medici di medicina generale hanno ambulatori aperti solo qualche ora a settimana.
La figura dell'infermiere nella società purtroppo non è percepita come una vera e propria figura saniatria, purtroppo siamo visti come quelli che tengono la mano al capezzale del malato e offrono coperta e pasto caldo per lenire la degenza, in realtà siamo professionisti che fanno la differenza, il nostro contatto assiduo con il paziente ci permette di vedere cambiamenti dello stato di salute che sono fondamentali per la salute stessa del paziente ma questo ancora non viene percepito.
Cosa consiglieresti ai giovani che decidono di intraprendere questa professione?
Ai giovani che vorrebbero intraprendere questa professione consiglio di non iniziare, qualora lo facciano a mero scopo economico o per entrare nel mondo del lavoro, il nostro è un lavoro che devi "sentire" e non puoi farlo solo studiando sui libri nelle facoltà universitarie. Sono e rimango convinta del fatto che ci voglia tanta pratica e voglia di imparare anche se una volta diventati veri professionisti la remunerazione è davvero pochissima rispetto alla formazione al tipo di vita che si conduce ed alle responsabilità che si assumono.