Questo mese per la rubrica "un caffè con...", abbiamo intervistato il Collega Battista Pisciaroli, infermiere presso U.O.C. Malattie Infettive del P.O. di Teramo
1. Parlaci di Te. Come hai scelto di fare l’infermiere?
Sono Battista, ho 46 anni, sono sposato con Anna, nostra collega e abbiamo 2 figli. Lavoro in Malattie Infettive nell’O.C. di Teramo. Il merito della scelta di fare l’infermiere va interamente a mio padre, che mi ha spinto a fare il corso e che ora ringrazio.
2. Qual è stato il tuo percorso formativo e lavorativo?
Mi sono diplomato nel 1996 presso la Scuola per Infermieri Professionali “S.Caterina da Siena” di Teramo e da poco ho conseguito un master in “management per le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie”;
nel 1997 ho iniziato la mia attività lavorativa a Trieste poi sono passato a Bologna,Ancona,L’Aquila e Teramo(prima Sant’Omero poi Teramo).
3. Come è il tuo rapporto con i colleghi in particolari con i più giovani?
Con i colleghi fondo il rapporto su sincerità e schiettezza, sia con gli esperti, dai quali negli anni ho appreso molto, sia con i più giovani. Il mio rapporto cambia con i neo assunti, con loro ho un atteggiamento più esigente, perché vedo in loro il futuro della nostra professione, per cui è giusto a mio modo di vedere, pretendere il massimo.
4. Come pensi che l’utenza recepisca oggi la nostra professione?
Penso che l’utenza percepisca il ruolo dell’infermiere con enorme rispetto e come importante punto di riferimento del SSN, rispetto e riconoscimento professionale, sono senza dubbio aumentati con l’avvento dell’assistenza domiciliare che ha messo il professionista a stretto contatto con l’utente.
5. Cosa consiglieresti ai giovani che decidono di intraprendere questa professione?
Ai giovani che hanno la passione per questa professione, consiglio di aggiornarsi continuamente e studiare, essendo questo l’unico modo per assicurare sempre il meglio dell’assistenza.
6. Il Codice Deontologico definisce l’infermiere come colui che promuove stili di vita sana, diffondendo il valore della cultura della salute attraverso l’informazione e l’educazione. Ti rispecchi in tale definizione?
Si, mi rispecchio pienamente in questa definizione, ritengo che l’infermiere il grosso del suo lavoro lo faccia al di fuori dell’esercizio della propria professione, ma nella vita di tutti i giorni magari anche col solo dialogo con familiari e conoscenti, che non sono del settore sanitario.
7. Nella tua realtà lavorativa riesci ad esprimere la tua autonomia professionale?
Si, devo dire riesco ad esprimere la mia autonomia professionale, se così non fosse avrei sicuramente cambiato.
8. L’infermiere come professionista ha la capacità di aggiornarsi ed arricchirsi con la formazione e la ricerca. Nella tua realtà lavorativa è così?
Nella mia realtà lavorativa sento di essere un privilegiato sotto questo aspetto, in quanto oltre ai corsi di aggiornamento promossi dal Collegio, dalla ASL e quelli facoltativi, noi, delle Malattie Infettive abbiamo a disposizione un aggiornamento a noi dedicato, che si svolge tutti gli anni per un intera settimana, dove veniamo aggiornati sulle ultime novità in materia di malattie infettive e nuovi farmaci.
9. L’infermiere ha una responsabilità diretta del proprio lavoro. Ne sei consapevole? Cosa ne pensi?
La responsabilità è parte integrante della nostra professione e accresce con l’aumentare delle conoscenze, e questo trovo sia motivo di orgoglio per noi, se da semplici esecutori di ordini siamo riconosciuti dei professionisti autonomi, ben venga anche l’aumento delle responsabilità.
10. Cosa cambieresti della nostra professione?
Vorrei che venga rafforzata la parte dell’educazione sanitaria, dovremmo entrare frequentemente nelle scuole avvicinarci ancor più alla popolazione.
11. Le ultime terribili vicende, legate all’emergenza hanno visto come protagonista molti nostri Colleghi, che, in alcuni casi hanno pagato con la vita l’impegno del proprio lavoro. Quali considerazioni ti senti di fare in merito?
Chiaramente rattrista enormemente quando un qualsiasi lavoratore perde la vita nell’esercizio della propria professione, fanno molto clamore quando questo accade ad un vigile del fuoco un infermiere o un elicotterista che sta facendo un soccorso, io ritengo che l’unica distinzione da fare nelle disgrazie sia tra quelle inevitabili e quelle evitabili causate dalla mancata attuazione delle leggi sulla sicurezza del lavoro, in quel caso il sentimento predominante è la rabbia.