Infermiere specializzato, infermiere prescrittore, infermiere gestore e coordinatore di percorsi assistenziali soprattutto sul territorio, infermiere aperto al mix professionale per soddisfare i bisogni degli assistiti, infermiere incentivato con nuovi sbocchi di carriera e percorsi premianti.
Sono i cardini del futuro della professione individuati in un documento messo a punto dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), che rappresenta gli oltre 454mila infermieri presenti in Italia, grazie a un Advisory Board composto da personalità di rilievo del Ssn*, organizzato con l’obiettivo di individuare le prossime sfide del comparto e comprendere in che modo la professione infermieristica possa contribuire a potenziare e ammodernare il Servizio sanitario nazionale e rendere più forte la ripresa e la resilienza del Paese, inviato al Presidente del Consiglio, al ministro della Salute, alle Regioni e al Parlamento.
Il decreto Sostegni vuole sollecitare le politiche vaccinali perché si faccia presto a raggiungere l’immunità di gruppo e per farlo ha riconosciuto anche lui la rilevanza dell’apporto possibile dalla professione infermieristica tanto da aver allentato per la prima volta dalla sua introduzione circa 20 anni fa, il vincolo dell’esclusiva per i dipendenti del Ssn in modo da consentire loro di poter essere vaccinatori anche al di fuori dell’azienda da cui dipendono.
Gli infermieri sono infatti in gran parte dipendenti è vero, ma ci sono anche oltre 30mila liberi professionisti, professionalmente pronti e formati per scienza e qualità delle prestazioni che potrebbero agire, assieme agli infermieri di famiglia e comunità previsti dal decreto Rilancio (legge 77/2020), ma ancora non integrati nei sistemi regionali, sul territorio e anche a domicilio.
La nuova struttura commissariale e il ministro della Salute si sono resi conto che non si possono più sprecare competenze per l’immobilismo e le resistenze al cambiamento e che è necessaria l’innovazione delle politiche dei professionisti sanitari e la valorizzazione di tutte le loro competenze, acquisite attraverso un rigoroso percorso formativo di livello universitario.
E’ necessario per la tutela della salute dei cittadini.
Un supporto importante al cambiamento in questo senso può venire dalle risorse del Recovery Plan per la ripresa e la resilienza dell’Italia nell’ambito delle politiche per la salute: con le risorse europee dobbiamo garantire “investimenti ad alto rendimento e debito buono” e per questo tutte le nuove competenze acquisite dagli infermieri non possono più essere non utilizzate e non valorizzate pienamente. In altri Paesi siamo da molto tempo più avanti Gran Bretagna, Spagna, Francia e altri in Europa. Ma anche Oltreoceano in Usa, Canada e così via.
Se è vero quanto affermato dal Presidente Draghi nel suo discorso in Parlamento per la fiducia che “conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo” e che dobbiamo fare tutto il “necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura”, allora questo è il momento del coraggio per il cambiamento e le richieste degli infermieri sono chiare:
1. Sviluppare e ampliare le competenze del personale infermieristico per adeguarle alle esigenze, identificando meglio il suo ruolo nei vari setting assistenziali;
2. Risolvere il fabbisogno di personale infermieristico, sia in termini di programmazione degli accessi ai percorsi di studio, sia migliorando le prospettive di carriera, anche rispetto al trattamento economico;
3. Migliorare i modelli organizzativi della rete ospedaliera e territoriale, valutandone un’adeguata programmazione dei bisogni, valorizzando il contributo del sapere infermieristico, stabilendo tra i professionisti un livello di integrazione multidisciplinare (team) e un livello di differenziazione dei rispettivi ruoli e competenze. Articolo completo su www.fnopi.it