09 MAR - Gentile direttore,
ho partecipato alle giornate romane del primo congresso nazionale OPI e, irrobustito da anni di esperienza, ho vinto una scommessa che ho acceso con i Colleghi spezzini presenti (solo un caffè, tanto era scontata la conclusione della stessa: non mi piace vincere facile); il tema, le attese repliche alle dichiarazioni del Prof. Mario Melazzini, Presidente AIFA.
Immaginavo le repliche, e queste sono giunte precise, puntuali - già nella stessa giornata di mercoledì! - da ogni fronte, ordinistico e sindacale, degli amici Medici. I quali fanno la loro parte, e lo comprendo perfettamente: ma credo sia chiaro che non stiamo cercando di ''rubare'' la scena a nessuno.
Il Professor Melazzini è una persona, peraltro, eccellente, stimata in ogni contesto e che forse proprio per questo diventa ancora più temibile se propone ''cose nuove'' intorno all'Infermiere italiano; ed a questo punto mi permetto di fare ''copia & incolla'' dal Vostro testo sia per non sbagliare nel citarlo, sia per ribadire che non ha detto ''gli Infermieri prescriveranno i farmaci proprio come i Medici'', ma ben altro, come qui si legge:
''....L’infermiere, nella mia visione, svolge un ruolo da co-protagonista e un cambiamento nell’approccio culturale alla professione potrebbe consentire di allargarne ulteriormente gli orizzonti, così come accade in altri Paesi europei. Ad esempio, nel Regno Unito, l’infermiere ha la possibilità di prescrivere un numero ristretto e ben definito di farmaci, nel contesto di un piano clinico paziente specifico dopo diagnosi medica. Altra esperienza di rilievo è quella della Spagna, in cui non si parla mai di prescrizione ma di dispensazione di medicinali. L’ordine di dispensazione è il termine utilizzato al posto della ricetta medica.''