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Se c’è l’errore, la responsabilità è dell’équipe o del singolo professionista? Le “apparenti” contraddizioni della Cassazione

Visto da Noi
19 Feb 2019
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dott benci-angolo-giuristaL'esercizio professionale sanitario è sempre più caratterizzato dal lavoro di équipe, consistente nella presenza organizzata di più professionisti sanitari che agiscono contestualmente, contemporaneamente o con passaggi successivi e si caratterizza per la finalizzazione comune dell'agire professionale.


In questa, ormai prevalente tipologia di organizzazione (essendo ormai residuale l'attività professionale esercitata in forma singola e del tutto avulsa da una équipe), possiamo riscontrare:

 

a) l'équipe monoprofessionale (es. tutti medici);

b) l'équipe monoprofessionale e monospecialistica (es. tutti medici e della stessa specialità);

c) l'équipe monoprofessionale e plurispecialistica (es. tutti medici ma di diversa specialità)

d) l'équipe interprofessionale, composta dalla contemporanea presenza di più professionisti sanitari.

 

Si pone il problema dell'addebito della responsabilità a titolo di colpa in caso di errore professionale, con particolare riferimento all'estensione della responsabilità anche ai membri dell'équipe che non hanno causato l'errore.

Si possono distinguere due tipologie di cooperazione professionale: la "cooperazione sincronica" e la "cooperazione diacronica" (Corte di Cassazione, IV sezione penale, sentenza 18 maggio 2018, n. 22007).

La prima è caratterizzata da un agire professionale contestuale per la cura di un paziente, "in cui i contributi si integrano a vicenda e in un unico contesto temporale in vista del conseguimento del risultato sperato" (es. un intervento chirurgico, un intervento di emergenza in un pronto soccorso); la seconda è caratterizzata, invece, dalla successione terapeutica di atti sanitari che si esplicano attraverso "attività tecnico-scientifiche di competenza di sanitari diversi, funzionalmente o temporalmente successive".
Da alcuni decenni i fondamenti per valutare la responsabilità di équipe ruotano intorno al "principio di affidamento" e alla "posizione di garanzia e protezione" che hanno tentato di superare i limiti dell'impostazione del codice penale che ha costruito il sistema della colpa professionale sul modello dell'esercizio in forma singola.

 

Questi orientamenti hanno permesso di superare la concezione "gerarchica" del modello della responsabilità di équipe che attribuiva al "capo-équipe" la responsabilità di tutto quello che veniva posto in essere dall'équipe stessa. La gerarchia dell'organizzazione era molto evidente in ambito ospedaliero: l'esistenza di una figura denominata "primario", con una legislazione proveniente dalla riforma ospedaliera degli anni sessanta dello scorso secolo, avvalorava l'orientamento del riconoscimento della responsabilità al capo-équipe. Nel corso del tempo questo orientamento si è decisamente affievolito – in linea con l'attenuazione del principio gerarchico – per mancanza di aderenza ai principi basilari del nostro ordinamento giuridico e per la pericolosità insita nella deresponsabilizzazione di tutti coloro che capo-équipe non erano ma ponevano in essere atti erronei causativi di danno. Tra i due principi vi sono delle decise continguità e interferenze.

La posizione di garanzia....

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