Si riapre la questione della sospensione dei sanitari vaccinati con ciclo primario che hanno poi contratto l’infezione Covid e sono stati sospesi, anche se guariti, perché non hanno fatto la terza dose di richiamo come previsto dalla legge sull’obbligo vaccinale.
A sollevarla è oggi l’Ordine delle Professioni Infermieristiche Interprovinciale Firenze-Pistoia che ha annunciato che non procederà alla sospensione degli infermieri rientranti in questa fattispecie: “Le motivazioni della nostra decisione – spiegano dall’Ordine - sono la tutela dei diritti sia degli infermieri che di tutta la cittadinanza”.
Gli infermieri sottolineano infatti che i sanitari che hanno contratto il virus non possono fare la terza dose prima di diversi mesi (quattro per la precisione come sottolinea del resto lo stesso Ministero della Salute, vedi Faq qui sotto aggiornata al 4 marzo 2022, ndr).
La polemica era già scoppiata alcune settimane dopo la pubblicazione della risposta del Ministero della Salute alla Fnomceo che aveva interrogato il ministero proprio su questo punto.
“La guarigione – scriveva il ministero – non è, in base alla normativa vigente, circostanza idonea a legittimare la revoca della sospensione che invece consegue esclusivamente per il professionista temporaneamente sospeso per non aver effettuato il ciclo vaccinale primario, al completamento di quest’ultimo e nel caso del professionista sospeso per non aver effettuato la dose di richiamo, alla somministrazione di tale dose”.
In sostanza per il ministero la circostanza che il sanitario già vaccinato con ciclo primario e poi infettato non possa fare la terza dose prima di 4 mesi non sembra essere proprio presa in considerazione.
“A distanza di due anni dall’inizio della pandemia – scrive oggi Opi Firenze-Pistoia - chiediamo alla politica di emanare criteri diversi e ponderati per il rispetto degli obblighi vaccinali del personale sanitario, distinguendo fra chi ha rinunciato alla vaccinazione e chi invece si è vaccinato, ha lavorato duramente nei servizi Covid e si è successivamente, e spesso per questo, contagiato. E ora rischia la sospensione in quanto il sistema non recepisce il differimento della terza dose”.
Sono oltre 500 gli infermieri iscritti a OPI Fi-Pt in questa situazione, ai quali i medici non possono più certificare il differimento (anche in questo caso per un complesso cambio della normativa) e che la piattaforma nazionale, ormai da febbraio, indica “rossi” e quindi a rischio sospensione dall’Albo.
“Questo Ordine – spiegano dall’Ordine - chiede al Presidente della Regione, agli Assessori alla Sanità ed al Sociale di intervenire con urgenza e fermezza verso il Primo Ministro ed il Ministro della Salute per evitare sospensioni “ingiuste” che tolgono il diritto agli infermieri al lavoro, allo stipendio, oltre la tutela al mantenimento della famiglia, ovvero diritti garantiti dalla Costituzione Italiana”.
“Gli infermieri sono stati chiamati eroi – proseguono da OPI Fi-Pt-, quando con impegno e abnegazione hanno rischiato la vita durante la prima fase pandemica ed ora, dopo solo due anni dalla tragedia che ha colpito l’Italia intera, attraverso una circolare del Capo Gabinetto che ha cambiato i requisiti dalla piattaforma, restringendo i criteri dell’obbligo vaccinale al possesso della terza dose, rischiano la beffa della sospensione pur essendosi vaccinati e, inoltre, aver contratto il Covid. L’Ordine, in quanto Ente Pubblico Sussidiario dello Stato, non può avere atteggiamento ostativo nell’applicare le leggi e le disposizioni ministeriali così, però, rischia di sospendere anche chi non si è mai rilevato contrario alla vaccinazione”.
“Si chiede inoltre, con urgenza, al Presidente della Regione, alla Giunta, agli Assessorati coinvolti, di attuare ordinanze regionali tese a correggere le distorsioni del sistema di vigilanza dell’obbligo vaccinale nell’interesse di assicurare i servizi di assistenza ai cittadini – precisano -. Con ulteriori 500 infermieri sospesi andremo incontro ad un’altra emergenza clinica-assistenziale ovvero la chiusura dei servizi e l’aumento dei carichi lavoro che diventeranno insostenibili per chi rimane. I servizi dell’aria socio sanitaria si vedrebbero, in molte situazioni, perdere gli unici infermieri che hanno. Attendiamo risposte politiche precise e, in attesa, si comunica che non procederemo a ulteriori sospensioni”, conclude l'Ordine provinciale degli infermieri.