La strada verso la pensione si fa sempre più impervia per i giovani e i lavoratori prossimi alla meritata svolta. Il motivo? Il rincaro dei costi per il riscatto della laurea, che si traduce in un aumento dei requisiti finanziari per chi mira a anticipare l'uscita dal mondo lavorativo.
Chi si trova a navigare sul sito dell'ente previdenziale, e intende riscattare gli anni di studio universitario, ora deve fare i conti con un esborso notevolmente maggiorato. L'opzione agevolata, che un tempo era più accessibile, ora costa oltre 6.000 euro annui, per la precisione circa 6.100 euro, rispetto ai 5.776 euro dello scorso anno.
Il cosiddetto "riscatto light" è solo una delle alternative messe a disposizione dall'INPS. Esso offre un prezzo fisso, mentre l'opzione ordinaria prevede un costo variabile in base al reddito dei dodici mesi precedenti alla richiesta. L'inasprimento dei costi è una diretta conseguenza dell'inflazione, con un incremento fissato dall'Istat al 5,7% (anche se il riflesso sul costo del riscatto è leggermente inferiore), dopo un balzo già significativo del 7,8% registrato nel 2023.
Il riscatto universitario, introdotto nel lontano 1997, consente di far valere il periodo di studio come anni di contribuzione, con relativi contributi previdenziali. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutti gli anni accademici sono riscattabili, essendo esclusi gli anni fuori corso. Il periodo ammissibile per il riscatto va dal 1° novembre dell'anno di immatricolazione al 31 ottobre dell'ultimo anno di corso. Per coloro il cui periodo di studio ricade nel periodo contributivo (dopo il 1996), il costo del riscatto agevolato è fisso, mentre per l'opzione ordinaria si basa sul reddito medio annuale e sull'aliquota di contribuzione dell'Indennità Vecchiaia e Superstiti (Ivs), attualmente al 33%.
La situazione si complica ulteriormente per chi desidera riscattare gli anni di laurea antecedenti al 1996, soggetti al sistema retributivo. In questo caso, il costo è stimato in base al metodo della riserva matematica, ovvero in relazione al beneficio pensionistico derivante dal riscatto stesso.
Tuttavia, non è tutto qui. Una recente circolare INPS ha introdotto una novità che interessa direttamente i giovani: la possibilità di trasferire gratuitamente il montante contributivo generato con il riscatto della laurea, anche per coloro che attualmente si trovano senza occupazione, una volta iscritti a una gestione previdenziale dell'ente pensionistico.
Ma per i giovani tra i 26 e i 43 anni, il futuro previdenziale si prospetta più incerto a causa delle nuove regole sulla pensione di vecchiaia, fissata a 67 anni. Secondo la recente legge di Bilancio, l'accesso alla pensione di vecchiaia è possibile senza il requisito minimo di 1,5 volte l'assegno sociale, ma solo raggiungendo un determinato livello di reddito. Tuttavia, anticipare l'uscita pensionistica sarà possibile solo con un reddito elevato, rendendo gli assegni pensionistici inferiori, soprattutto per coloro con un reddito annuo più contenuto.
In definitiva, per i Millennials, se il reddito non supera una certa soglia, l'accesso alla pensione di vecchiaia potrebbe avvenire solo oltre i 70 anni, lasciando intravedere un orizzonte pensionistico tutt'altro che roseo.