" Ti vogliono parlare dalla direzione sanitaria, ti chiedono di non arrabbiarti, poiché è un arrivo un ordine di servizio temporaneo per andare in pronto soccorso dove hanno carenza di personale". Guardi per più di un attimo la tua sala gessi, sai che dovrai lasciarla per un tempo indefinito, le emozioni si susseguono, forse rabbia, incredulità, a tratti paura.
In pronto soccorso l'ambiente è saturo da un po', l'accoglienza dei colleghi non è delle migliori, sono provati dalla sensazione di abbandono, dal cambiamento repentino degli eventi, dalle estenuanti reperibilità in tute tyvek.
Vi sono due aree, quella tradizionale per i pazienti "comuni" ed un'area dedicata alla diagnosi dei pazienti affetti da Covid19.
In qualche modo ti tranquillizzi, sai che presterai servizio in un'area "protetta", ad attività comunque ridotta a causa del coronavirus.
Ma tu sei altro, tempo di prendere la giusta confidenza ed in te subentra una giusta dose di resilienza, unita a quell'amore per la professione che era totalmente riposta nell'arte dei gessi e dei bendaggi.
Arriva il momento in cui non devi rimboccarti le maniche, ma vestirti e coprirti di tutto punto, per gettarti con un bel sorriso e tanta professionalità nelle routine del pronto soccorso ai giorni che già sono storia, del coronavirus.
Un semplice caffè è sinonimo di grazie.
Onore a te, buon lavoro.