Come collegamento culturale alla Giornata del Donatore 2021, è stato organizzato un evento pubblico nel quale presentare e condividere il documento BUONE PRATICHE MULTIDISCIPLINARI NEL PROCESSO TRASFUSIONALE un testo edito nella collana Public Health & Health Policy di Altis Editore, pubblicazione che pone la massima attenzione al tema della sicurezza nell’ambito della trasfusione di sangue.
Ritenendo che il “Processo trasfusionale” debba essere considerato meritevole di attenzione per le insidie che tutt’ora nasconde e l’elevata rischiosità di errore umano, nonostante le norme e le raccomandazioni emesse per definire lo standard di sicurezza, gli specialisti di varie discipline si sono confrontati per fornire spunti, riflessioni ed indicazioni nella direzione delle “best practice”.
Il loro confronto ha prodotto un documento sintesi dell’intero Processo anche sintetizzando passaggi critici di ambiti non ancora completamente esplorati delle attività trasfusionali, con un’attenzione particolare all’approccio basato sui sistemi di gestione del rischio e sulle opportunità offerte dalle tecnologie di ultima generazione.
Nel documento ci sono vari passaggi che interessano l’infermiere, che ha la presa in carico del donatore e del ricevente durante tutto il processo trasfusionale che va dall’informazione/identificazione del donatore, all’infusione degli stessi emoderivati.
Il Documento è stato pubblicato da ALTIS e viene presentato all’interno di un evento indirizzato a istituzioni, pazienti e media con l’obiettivo di condividere in senso multidisciplinare la sensibilità verso la trasfusione e verso tutti i singoli “componenti” di un Processo che merita la massima attenzione.
Al webinar di presentazione del 14 luglio, per la FNOPI ha partecipato Irene Rosini, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Pescara e segretaria della Commissione d’Albo degli Infermieri della Federazione nazionale.
“Gli infermieri hanno la presa in carico del donatore e del ricevente durante tutto il percorso trasfusionale – ha spiegato Rosini -. In altri Paesi europei l’identificazione del donatore è in capo all’infermiere, il medico interviene solamente per definire le corrette procedure ed in caso di necessità (ad esempio dubbi di interpretazione dell’idoneità, oppure eventi avversi nel corso della donazione). L’Accordo della Conferenza Stato-Regioni del 25 luglio 2012 prevede che l’infermiere per essere qualificato alle attività di donazione di sangue e di emocomponenti debba seguire un percorso formativo specifico, e garantire un numero minimo di procedure annue, poi però questa specificità non viene riconosciuta in termini valoriali e professionali dalle aziende e dalle istituzioni.
Un’altra criticità che coinvolge sia gli infermieri che i pazienti – ha continuato Rosini – è data dal processo trasfusionale a domicilio, dove è richiesta la presenza fisica del medico, e se non è possibile il paziente deve recarsi in ospedale, mentre l’applicazione di protocolli condivisi permetterebbero ciò che avviene normalmente negli ospedali dove il controllo durante l’infusione degli emoderivati e in capo agli infermieri. Sicuramente occorre un potenziamento delle tecnologie volte a ridurre il rischio di errore e a migliorare la sicurezza del processo trasfusionale”. https://www.fnopi.it/