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Accordo Stato-Regioni raggiunto: di infermieri per l’anno accademico 2021-2022 ne servono 23.719, di cui 221 pediatrici.
Le motivazioni della scelta rispetto ai numeri scritti nel decreto del ministero dell’Università che ne indicano 17.133 a cui se ne aggiungono 264 pediatrici sono spiegate nelle premesse dell’accordo: “ … alle figure professionali di Infermiere, Ostetrica, Logopedista, Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Tecnico della riabilitazione psichiatrica, Tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione vascolare, Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, Assistente sanitario, corrispondono specifiche competenze particolarmente richieste nella gestione dell’emergenza pandemica ancora in atto, alla luce dell’adozione di nuove e diverse misure organizzative volte a garantire le future necessità assistenziali, avuto particolare riguardo all’assistenza territoriale ed alla presa in carico della persona, tenuto conto dello sviluppo delle patologie correlate e conseguenti alla malattia da COVID-19 e del ruolo sempre più essenziale delle attività di prevenzione, il fabbisogno formativo per l’anno accademico 2021/2022 per tali professioni è stato determinato in modo da garantire in tutti i casi il pieno soddisfacimento dei singoli fabbisogni espressi dalle Regioni, incrementandoli, laddove il fabbisogno espresso dalla relativa Federazione nazionale fosse maggiore rispetto a quello espresso dalle Regioni, fino al raggiungimento del tetto massimo di fabbisogno nazionale espresso dalla rispettiva Federazione nazionale.”
In sostanza 6.322 in più di quelli decretati “provvisoriamente” dal MUR a metà luglio e comunque 7.495 in più rispetto allo scorso anno accademico, esattamente quanti ne ha chiesti la FNOPI e anzi per gli infermieri pediatrici anche nove in più.
Anche per le lauree magistrali (che nell’accordo sono unite a quelle della professione di ostetrica), sono stati accolti i fabbisogni indicati dalle professioni e per gli infermieri si tratta di 1.804 posti a bando.
Il MUR aveva varato il decreto “in assenza dell’Accordo” Stato Regioni per consentire di rispettare le date di esame di settembre, ma avendo definito i posti “in via provvisoria” dovrà mettere a punto ora la versione finale.
Anche se ogni anno in realtà, almeno finora, il numero finale di posti a bando è sempre risultato diverso da quello dell’accordo Stato Regioni e legato alla disponibilità didattica degli Atenei. Non c’è a oggi, infatti, conferma delle Università sui posti a disposizione e del relativo decreto.
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