Dalla riforma dell’Irpef all’assegno unico universale per i figli a carico, per 22 milioni e mezzo di lavoratori dipendenti, la busta paga di marzo 2022, riserva delle novità.
Taglio 0.8% delle trattenute a titolo di contributo previdenziale. La norma approvata dal Senato limita l’esonero contributivo (contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia, i superstiti a carico del lavoratore) «in via eccezionale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022». Lo sconto è pari a 0,8 punti percentuali a condizione, prosegue la disposizione, «che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo di 2.692 euro mensile, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima». Insomma, la riduzione dei contributi riguarderà retribuzioni fino a 35mila euro annui.
Per chi oggi paga un contributo del 9,19%, nel 2022 pagherà un contributo dell’8,39%. Va ricordato, che il contributo a carico dei lavoratori costituisce per gli stessi anche un onere deducibile dal reddito imponibile ai fini Irpef consentendo quindi di pagare meno Irpef. Pertanto, diminuendo la trattenuta del contributo previdenziale nei riguardi del lavoratore ne consegue che si realizza un fisiologico aumento del reddito imponibile su cui pagare l’Irpef.
Riforma Irpef.
La riforma fiscale prevede la riduzione delle aliquote da cinque a quattro.
23% --> fino a 15.000
25% --> da 15.000 a 28.000
35% --> da 28.000 a 55.000
43% --> oltre 55.000
Le simulazioni relative ai redditi da lavoro dipendente arrivano dal Sole24Ore:
per i dipendenti con redditi compresi tra 40.000 e 50.000 euro all’anno il risparmio sarebbe pari a circa 691,60 euro all’anno;
tra 50.000 e 55.000 euro di reddito, le nuove aliquote IRPEF garantirebbero un risparmio pari a 629 euro circa;
meno pesante il risparmio per i redditi più bassi: tra i 25.000 e i 30.000 euro la riduzione IRPEF sarebbe pari a 117 euro all’anno;
l’importo sale a 420 euro per i redditi che si collocano nello scaglione tra i 35.000 e i 40.000 euro.
Assegno unico per i figli fino a 21 anni di età. I lavoratori vedranno scomparire le tradizionali detrazioni fiscali e verrà erogato il nuovo sostegno approvato dal Governo. Sempre che il dipendente ne abbia fatto richiesta entro il 28 febbraio, altrimenti l’assegno unico verrà riconosciuto il mese successivo a quello in cui è stata presentata la domanda.
Gli importi previsti
Gli importi saranno parametrati all’Isee: due in linea generale i limiti individuati, sotto i 15mila euro di Isee per avere il massimo dei benefici, oltre i 40mila per avere comunque almeno il minimo.
Nessuna famiglia, se vorrà, resterà quindi fuori dal contributo che andrà dai 50 ai 175 euro al mese, che scendono da 25 a 85 euro per i figli tra i 18 e i 21 anni.
Con Isee fino a 15mila euro:
175 euro al mese con 1 figlio, 350 con due, 610 con tre e 970 con 4 che diventano 1.090 euro al mese se entrambi i genitori lavorano (30 euro per 4 figli, 120 euro in più).
A questa cifra vanno aggiunti i 20 euro al mese a figlio in caso di mamma giovanissima.
Con ISEE oltre 40mila euro:
50 euro al mese con un figlio, 100 euro con due figli, 165 euro con tre figli, 330 euro con 4 figli.
Anche in questo caso vanno aggiunti i 20 euro a figlio se la mamma ha meno di 21 anni mentre non opera la maggiorazione per entrambi i genitori lavoratori.
Le famiglie con figli disabili riceveranno l’assegno unico senza limiti di età dei figli. Per i minorenni si riceveranno 105 euro al mese in più in caso di non autosufficienza, 95 euro in caso di disabilità grave e 85 euro in caso di disabilità media.
In presenza di maggiorenni disabili e fino a 21 anni si riceveranno 50 euro al mese in più (che si sommano all’assegno previsto tra i 18 e i 21 anni) mentre oltre i 21 anni si continuerà a ricevere un assegno in base all’Isee che andrà da 85 a 25 euro al mese.