Quasi due milioni di cittadini in media fanno ricorso ogni anno a un infermiere privato per avere assistenza continuativa e 1,6 milioni per prestazioni una tantum per un valore complessivo, secondo un’analisi del Censis di oltre 850 milioni. E oltre un terzo sono quelli spesi dai pazienti con patologie oncologiche con una diagnosi da meno di cinque anni (quelli cioè che hanno necessità maggiore di continuità assistenziale) rispetto ai circa 2 miliardi per l’assistenza domiciliare privata spesi sempre dai malati oncologici.
Gli infermieri liberi professionisti in tre anni sono aumentati di quasi 16mila unità (sfiorano gli 80mila) e alla nascita del loro ente di previdenza, l’Enpapi, nel 1998, gli iscritti erano circa 700.
La categoria ha risentito delle crisi: i dati registrano un calo del volume di affari di circa 8mila euro l’anno (si attesta a circa 21mila euro) dal 2009, ultimo anno in cui nel Servizio sanitario nazionale non c’erano tagli e Piani di rientro (il volume di affari era quasi di 29mila euro l’anno) e nello stesso periodo scende di una media di 7mila euro l’anno anche il reddito professionale (da poco più di 35mila euro a poco più di 18mila). Ma nonostante questo gli infermieri liberi professionisti sono convinti della loro professionalità, tanto che a ridursi da parte del loro Ente previdenziale, nel 2019 erano gli “interventi in stato di bisogno”, quasi dimezzati tra il 2009 e il 2018.
Per dare una linea comune a questi professionisti della salute che durante la pandemia sono stati in prima linea con i loro colleghi dipendenti spesso componenti essenziali della task force della Protezione civile che nella prima fase della pandemia (e ancora oggi) ha “soccorso” le Regioni maggiormente in crisi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) ha pubblicato come ebook sul suo sito il Vademecum della libera professione infermieristica sul corretto esercizio della professione, messo a punto dall’Osservatorio per la libera professione infermieristica, istituito dalla FNOPI
Si tratta della revisione del precedente documento e sostituisce qualsiasi altro documento di indirizzo e linee guida sulla libera professione già emanato.
E’ fondamentale, non solo in questo momento così difficile, avere una libera professione strutturata che consenta ai professionisti che hanno scelto questa strada di percorrerla a testa alta, nella piena legalità e con la piena soddisfazione dei loro assistiti.
Il Vademecum traccia vere e proprie linee guida per l’infermiere che vuole intraprendere la libera professione e ne delinea le varie sfaccettature, analizzando per ciascuna le opportunità, le norme da applicare e rispettare e tutto ciò che c’è da evitare perché si trasformi in una soluzione a svantaggio e non a vantaggio di professionisti e assistiti.
Questo anche perché la popolazione che fuori dell’ospedale non trova più mezzi per soddisfare i suoi bisogni di salute cade spesso nella rete di una para-assistenza alternativa fornita da chi professionista non è (badanti, caregiver familiari ecc., tassello di assoluta importanza ma che anche essi vanno guidati ed indirizzati dai professionisti infermieri) o, peggio, di situazioni in cui grandi gruppi economici e cooperative acquisiscono la professionalità infermieristica mettendola sul mercato a tariffe piene, ma ripagando gli infermieri in modo assolutamente incongruo rispetto alla loro professionalità.
E la libera professione è entrata di diritto anche nel Codice deontologico degli infermieri che la connette ai principi della responsabilità sanitaria, di leale concorrenza anche attraverso l’equo compenso, trasparenza e completezza nella formalizzazione di tutti gli aspetti del contratto di cura con gli assistiti e con la necessità di tutela della sicurezza e continuità delle cure.
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