Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa ricorrenza è stata istituita nel 1999 dall’assemblea generale delle nazioni unite, è pensata per incentivare le iniziative volte a sensibilizzare la comunità su questa violenza dei diritti umani con la quale devono fare i conti le donne di tutto il mondo.
La definizione di violenza fu introdotta già nel 1993 dall’ONU
“ogni atto legato alla differenza di sesso che provochi o possa provocare un danno fisico, sessuale, psicologico per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la prevenzione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”
Questo tipo di violenza reca con sé la convinzione di una superiorità degli uomini rispetto alle donne.
Quindi possiamo distinguere una violenza di genere in senso stretto, cioè quella violenza fondata sulle differenze sociali fra uomini e donne, e violenza domestica cioè quelle violenze che avvengono nella quotidianità familiare, o nell’ambito privato.
Esistono dunque diversi tipi di violenza:
fisica, razziale, sociale, sessuale, economica e psicologica.
In Italia ogni giorno ci sono 89 donne vittime di violenza di genere e nel 2021 sono stati 109 i femminicidi, il 40% di tutti gli omicidi commessi.
La violenza è un problema prioritario in tema di salute pubblica.
Lavorando in pronto soccorso, ho avuto modo di conoscere diverse donne vittime di violenza, in realtà il pronto soccorso è uno dei primi luoghi dove si reca la donna vittima di violenza.
È importante per queste donne che gli operatori sanitari “sospendono il giudizio”.
Un altro passo importante è la nascita del codice rosa, nel 2010 nell’azianda USL 9 di Grosseto come progetto pilota con la finalità di assicurare un più efficace coordinamento tra le diverse istituzioni e competenze per dare una risposta efficace già all’arrivo della vittima di violenza in pronto soccorso.
Purtroppo queste donne vanno aiutate nella totalità, poiché, spesso non denunciano gli abusi subiti.
Esistono dei fattori che portano a disconoscere i maltrattamenti:
pregiudizi, miti sull’amore eterno e delle esistenze di difese inconsce di negazione.
Quindi l’operatore sanitario oltre ad avere l’importanza di non giudicare ed avere tatto nel far si che si crei un vero rapporto di fiducia, bisogna far si che queste donne si rechino in veri e propri centri antiviolenza dove la donna segue un vero e proprio percorso che l’aiuti in modo concreto e reale.
Ricordiamo il centro antiviolenza la Fenice, con sede a Teramo. Un servizio pubblico e gratuito.
Dove sostengono, accolgono e supportano le donne che subiscono o hanno subito violenza fisica, sessuale, psicologica economica o che sono vittime di stalking. Garantiscono l’anonimato, spazi dedicati e adeguatamente protetti con dei supporti per uscire dalla violenza e superare l’esperienza traumatica riacquistando l’autonomia.
Concludo citando una frase di William Shakespeare con la speranza nel cuore che venga eliminata la violenza sulle donne.
"Per tutte le violenze consumate su di le, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori davanti a una DONNA!"
Tripi Rosalia