Via libera in Conferenza Stato-Regioni alla seconda versione (rivista dai Governatori) del Nuovo Piano Pandemico influenzale 2021-2023.
Con due parole chiave che lo caratterizzano: “Preparedness e Readiness”: “Preparazione e Prontezza”.
Le novità principali sono due: la prima riguarda le risorse dove il Governo ha accettato la modifica richiesta dalle Regioni di fare in modo che le risorse per affrontare una nuova pandemia non siano aggiuntive rispetto a quelle del Fondo sanitario nazionale.
Poi, prevedere un aggiornamento periodico dei contenuti del Piano e in ogni caso a procedere all’aggiornamento, su richiesta delle Regioni e delle Province autonome, anche con una tempistica diversa dalla cadenza individuata di 3 anni.
Confermata la modifica nella parte riguardante gli aspetti etici che nella prima bozza aveva fatto discutere molto per un passaggio, del resto già oggetto di molti commenti fin dal marzo scorso quando furono elaborate le prime Raccomandazioni della Siaarti sulla selezione per l’acceso alle terapie intensive dei pazienti Covid, era quello dove si leggeva che “quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio”.
Il Nuovo Piano punta molto sul territorio e prevede spazi ad hoc e una formazione specifica per gli operatori per garantire la loro presenza per un numero di ore adeguate ai bisogni dei cittadini, un governo univoco dell’assistenza domiciliare.
Le sedi dovrebbero garantire che le diverse componenti dell’assistenza territoriale possano in fase pandemica operare in forma coordinata, sinergica ed efficace e dovranno essere in grado di garantire la integrazione fra assistenza primaria, Unità Speciali di continuità assistenziale, professionalità infermieristiche.
Per quanto riguarda la programmazione di questi servizi il Piano si rifà alla legge 77/2020 (il decreto Rilancio) e agli strumenti che questo ha previsto per il territorio quali l’incremento delle dotazioni organiche, il rafforzamento e l’integrazione professionale delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) e dei Servizi Infermieristici Territoriali (Infermieri di famiglia e di comunità), uno specifico supporto alle attività dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, l’attivazione di centrali operative regionali con funzioni di coordinamento dei servizi e di raccordo con il sistema di emergenza-urgenza, la promozione dell’utilizzo della tecnologia nell’ambito dei servizi sanitari (strumenti informativi, telemedicina e teleassistenza).
Gli interventi normativi proposti per il potenziamento territoriale, insieme a strumenti emergenziali temporanei che potranno comunque essere utilmente riattivati in caso di nuove emergenze pandemiche, produrranno secondo le indicazioni del Piano importanti modifiche strutturali stabili nel tempo e per questo sarà importante eseguire una valutazione dell’adeguatezza delle dotazioni dei servizi territoriali in rapporto alle potenziali stime di attacco, attacco clinico e attacco clinico al picco, intervenendo all’ulteriore potenziamento se necessario, agendo prioritariamente e in maniera flessibile su una serie di aspetti strutturali tra cui – come ha messo in evidenza l’esperienza della pandemia Covid-19 per il territorio – il potenziamento dei servizi infermieristici sul territorio motivato dall’esigenza, nella fase di emergenza, di supportare l’attività delle unità speciali di continuità assistenziale e dei MMG/PLS, e di implementare l’assistenza domiciliare per garantire la presa in carico delle persone fragili e non autosufficienti, la cui condizione di vulnerabilità risulta aggravata dall’emergenza e dalla difficoltà di accedere alle ordinarie prestazioni territoriali.
Poi, infermieri di famiglia e comunità coinvolti anche negli Interventi di educazione alla popolazione e agli operatori sanitari sulle misure efficaci per il contrasto alla trasmissione di virus influenzali, assieme a Ministero della Salute Regioni e PA MMG/PLS, Società scientifiche.
Per quanto riguarda la Gestione della campagna di vaccinazione antiinfluenzale stagionale, dovranno essere sviluppate strategie di vaccinazione di concerto con le categorie professionali coinvolte (Igienisti, MMG, PLS, Infermieri, ecc.) per raggiungere questi obiettivi, compresi la sensibilizzazione, la valutazione degli ostacoli alla vaccinazione, la distribuzione, l’somministrazione, il finanziamento e il coinvolgimento delle parti interessate sia pubbliche che private.
Da sviluppare anche un piano nazionale di distribuzione e somministrazione del vaccino contro l’influenza pandemica e di vaccinazione, basato sulle capacità di vaccinazione di routine esistenti.
In questo senso, sono previsti gruppi prioritari per la vaccinazione, in diversi scenari di pandemia e sulla base dei dati disponibili sui fattori di rischio di infezione e di decorso grave; gestione delle operazioni di vaccinazione e approvvigionamento di quanto necessario per condurre le campagne vaccinali; gestione delle operazioni di distribuzione dei vaccini sul territorio; indicazioni per le risorse umane e sicurezza delle operazioni di vaccinazione; coinvolgimento della medicina di comunità, anche con la collaborazione di infermieri e assistenti sanitari, anche in sedi di istituzioni sanitarie.
Si dovranno formare tutte le figure coinvolte nella gestione, infermieri compresi e la formazione dovrebbe basarsi su moduli formativi brevi, basati su esperienze didattiche interattive, condotte con metodi e tecniche di apprendimento attivo in grado di favorire la partecipazione e il feedback dei partecipanti: discussione in gruppo su “temi “e su “casi”, lavoro in piccoli gruppi, simulazioni, role playing, lezioni frontali integrate da discussione.
Dovrà essere previsto personale disponibile (medici, infermieri, operatori tecnici) per la dotazione di mezzi di soccorso dedicati ai trasferimenti secondari per i pazienti affetti da Patogeno emergente per le dimissioni protette e per i trasporti inter-ospedalieri per pazienti non affetti da Patogeno emergente.
E nelle RSA si dovrà identificare un referente medico e uno infermieristico per struttura in stretto contatto con le autorità sanitarie locali.