Inversione di tendenza nel 2014: lieve aumento (oltre il 61%) per l'occupazione a un anno dalla laurea triennale e al lavoro il 94% dei laureati a un anno dalla specialistica. Mangiacavalli (presidente Fmnc OPI): "Un successo per la professione". Il RapportoA una anno dalla laurea le professioni sanitarie e quella del gruppo delle lauree giuridiche sono le uniche a mantenere un'occupazione stabile con valori tra il 61 e il 65 per cento. Con gli infermieri in posizioni medio-alte: a un anno dalla triennale lavorano nel 61% dei casi (con l'occupazione in leggero aumento: +0,1%), mentre a un anno dalla specialistica nel 93,8% dei casi.
E "l'elevata richiesta delle professioni sanitarie da parte del mercato del lavoro – si legge nel XVII Rapporto 2015 Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati che si basa sui dati 2014 e fa il confronto con l'anno precedente - è confermata anche dalla stabilità lavorativa a un anno dalla conclusione degli studi, che risulta su livelli relativamente elevati (il 42% degli occupati può contare su un lavoro stabile, in misura maggiore di tipo autonomo, 26,5%): rispetto allo scorso anno, la quota di lavoro autonomo è pressoché stabile (era del 26%) mentre è diminuita la quota di lavoratori con contratti a tempo indeterminato (era del 19%, nel 2013 è del 18,1%)".
Un quadro positivo quindi – anche se con tutti gli effetti dei blocchi del turn over che si fanno sentire sul lavoro a tempo indeterminato - quello che l'ultimo rapporto del consorzio interuniversitario Almalaurea dà per quanto riguarda le professioni sanitarie che a cinque anni dalla laurea raggiungono un tasso di occupazione del 90% e a cinque anni supera il 97 per cento.
Di più: secondo Almalaurea l'elevata richiesta di professioni sanitarie da parte del mercato del lavoro è confermata anche dalla consistente quota di occupati stabili (in particolare a tempo indeterminato) a tre anni dalla conclusione degli studi (58%). Oltre ai laureati delle professioni sanitarie, solo i gruppi giuridico e ingegneria presentano una stabilità lavorativa superiore alla media complessiva (60% e 57%, rispettivamente contro il 54% della media). In tutti i restanti percorsi disciplinari si registra invece una minore quota di lavoro stabile, in particolare tra i laureati dei gruppi linguistico (42,5%), educazione fisica (42%) e geo-biologico (40%).
A cinque anni dal titolo sono sempre i laureati delle professioni sanitarie a registrare i livelli più elevati di stabilità, che raggiunge infatti l'81% degli occupati (in aumento di 29 punti percentuali rispetto all'analoga rilevazione a un anno dal titolo); anche in questo caso la maggiore stabilità dell'occupazione è legata all'ampia diffusione dei contratti a tempo indeterminato.
Alle professioni sanitarie con laurea di primo livello spetta anche un altro primato secondo il rapporto: quello del guadagno medio che a cinque anni dalla laurea è di 1.561 euro netti per gli uomini e 1.445 per le donne. E sempre le professioni sanitarie, ma con laurea magistrale, sono seconde come guadagno medio solo ai laureati in ingegneria (che hanno una differenza in più media di 90 euro) con 1.668 euro netti mensili per gli uomini e 1.569 per le donne.
A cinque anni dal titolo, la laurea è considerata "efficace" per l'ingresso nel mondo del lavoro dal 94% dei laureati nelle professioni sanitarie e, d'altra parte, il 97% dei laureati a cinque anni è occupato e un ulteriore 1-2% che non lo è, non cerca comunque lavoro perché impegnato in ulteriori percorsi di studio.
Il rapporto Almalaurea consente anche un'analisi più approfondita a livello di singole professioni. E per quanto riguarda la laurea in scienze infermieristiche, se a un anno dal titolo nella triennale l'occupazione raggiunge circa il 61% (63% degli uomini e 59,4% delle donne), dopo la specialistica balza, sempre a un anno dal titolo al 94% circa e raggiunge il 98,5% a cinque anni dalla laurea.
Interessante, sempre per quanto riguarda gli infermieri, è l'analisi del perché dopo la laurea triennale non ci iscrive alla specialistica. Secondo il rapporto nel 39,4% dei casi si tratta di ragioni di lavoro, nel 15,8% dei casi di motivi economici, nel 9,2% perché si è interessati ad altre tipologie di formazione post laurea, ma nel 4,5% dei casi perché manca un corso specifico nell'area di interesse del laureato di primo livello.
E chi invece si iscrive alla laurea magistrale lo fa, tra l'altro, nel 40,3% dei casi per migliorare la propria formazione culturale, in poco meno del 26% dei casi per migliorare la possibilità di trovare lavoro e nel 10% circa per migliorare le condizioni del lavoro che già c'è.
Un altro dato che emerge dal rapporto Almalaurea per quanto riguarda la professione infermieristica è che dopo la triennale e a un anno dalla laurea il 20% circa dei laureati ha una lavoro autonomo (il 71% lavora comunque nel privato, contro il 18,7% del pubblico e il 9,8% del non profit), contro il 16,1% che ce l'ha a tempo indeterminato.
Ma dopo la laurea specialistica le proporzioni si invertono: a un anno dalla laurea lavora il 93,8% dei laureati (e l'1,7% non cerca lavoro) e a cinque anni dalla laurea lavora il 98,5% dei laureati (l'1,1% non cerca lavoro. A un anno dalla laurea l'87,7% dei laureati a un lavoro a tempo indeterminato e la stessa percentuale lavora nel pubblico (l'11,3% nel privato e solo l'1% nel non profit), mentre il 2,9% ce l'ha autonomo. Valori che salgono ancora a cinque anni dalla laurea, raggiungendo il 96,2% di lavoro a tempo indeterminato e lo 0,4% di lavoro autonomo, svolti nel 93,4% dei casi nel pubblico, nel 6,2% dei casi nel privato e nello 0,2% nel non profit.
Per quanto riguarda il guadagno mensile netto, infine, a un anno dalla laurea triennale è di 1.152 euro medi (1.256 per i maschi e 1.111 per le donne), a un anno dalla specialistica si arriva a una media di 1.528 euro mensili netti (1.631 gli uomini e 1.496 le donne) e a cinque anni dalla specialistica si raggiungono i 1.687 euro medi netti mensili (1.777 per gli uomini e 1.652 per le donne).
"Si tratta – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale OPI - di un risultato positivo per la professione infermieristica: in un momento di congiuntura economica e di recessione dal punto di vista occupazionale un po' per tutte le professioni, mantenere le proprie posizioni e, anzi, incrementarle seppure di poco già nei primi anni di attività post laurea è sicuramente un dato positivo che premia i nostri professionisti e la loro attività quotidiana. Se poi si guarda più in là, si scopre che dopo pochi anni dal titolo quasi tutti quelli che hanno scelto la professione infermieristica sono al lavoro e ancora di più lo sono se hanno investito nella formazione e nella specializzazione andando verso quella nuova figura di infermiere che fa parte degli obiettivi della nostra Federazione. Un dato però che più che essere positivo per noi, dovrebbe servire a chi programma i servizi per rendersi conto della necessità assistenziali da un lato e delle situazioni di carenza dall'altro che si riverberano sui nostri iscritti. C'è bisogno di infermieri e il rapporto 2015 di Almalaurea ne dà la prova con il loro livello di occupazione. Infermieri che tuttavia devono fare i conti, proprio e soprattutto all'inizio della loro carriera, con blocchi e paletti che li costringono spesso ad optare per alternative al tempo indeterminato. La libera professione è certamente di tutto rispetto e per questo stiamo predisponendo le strade necessarie a percorrerla, ma in un Servizio sanitario pubblico come il nostro, l'infermiere è una figura essenziale. E i numeri del rapporto parlano chiaro".