TRATTO DA OPI.IT
Per l'organizzazione di percorsi personalizzati va garantito al paziente il massimo standard di qualità dell'assistenza e l'infermiere "case manager", secondo l'accordo Stato-Regioni appena approvato, è la figura professionale capace di garantire organizzazione e gestione di questi percorsi
La diagnosi delle malattie reumatiche infiammatorie e autoimmuni (che colpiscono circa il 3,5% della popolazione, con predilezione per le donne in misura oltre tre volte superiore rispetto agli uomini e rappresentano un fattore di rischio cardiovascolare paragonabile al diabete) è fondamentalmente una diagnosi clinica. Gli attori principali in questa fase – come anche nella fase successiva della terapia - sono rappresentati dal medico di medicina generale e dallo specialista reumatologo.
Ma un team vero e proprio e, soprattutto, efficace, comprende altre figure che svolgono un ruolo fondamentale nella fase terapeutica ed assistenziale: l'infermiere, il fisiatra e il fisioterapista e altri specialisti coinvolti nella cura delle principali comorbidità legate alle singole patologie e identificabili di volta in volta. E in particolare l'infermiere "case manager", considerata la figura professionale capace di garantire l'organizzazione e la gestione dell'assistenza, grazie all'attribuzione di compiti sempre più orientati in direzione specialistica "che si traduce in un netto miglioramento della qualità e della efficienza dei percorsi assistenziali".
Così l'accordo Stato-Regioni sui "Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) nelle Malattie Reumatiche Infiammatorie e auto-immuni" definisce il ruolo che l'infermiere deve avere nella gestione dei pazienti. Pdta essenziali perché, spiega l'accordo, se poche sono le Regioni che hanno inserito riferimenti alle malattie reumatiche nella programmazione, ancor meno sono quelle che hanno messo in campo, concretamente, strumenti per migliorare la presa in carico delle persone come - appunto - la definizione di Percorsi Diagnostico-Terapeutici-Assistenziali.
Il documento sottolinea anche che per la corretta organizzazione di percorsi adeguatamente personalizzati è indispensabile raggiungere l'obiettivo di garantire al paziente il massimo standard di qualità dell'assistenza. E l'infermiere "case manager" è la figura professionale con le competenze per garantire l'organizzazione e la gestione di questi percorsi, sempre più orientati in direzione specialistica si traduce in un netto miglioramento della qualità e della efficienza dei percorsi assistenziali.
C'è ormai un'ampia letteratura, si legge nell'accordo Stato-Regioni, che dimostra come un infermiere esperto, adeguatamente formato, oltre a essere un "alleato" potente dei malati reumatici e un "prezioso e indispensabile" professionista che opera a fianco del reumatologo – afferma l'accordo - , possa svolgere in piena autonomia numerose attività, quali la valutazione clinimetrica, il counselling, la patient education. Le raccomandazioni EULAR12 sul ruolo dell'infermiere nella gestione del paziente con artrite cronica, a cui fa riferimento l'accordo Stato-Regioni, hanno definito le competenze che debbono acquisire gli infermieri per assistere i pazienti affetti da malattie reumatiche auto-immuni in modo adeguato, secondo i criteri della Evidence Based Nursing.
L'attribuzione all'infermiere di compiti sempre più orientati in direzione specialistica – si legge ancora nel testo dell'accordo - si traduce in un netto miglioramento della qualità, dell'efficienza e dell'appropriatezza dei percorsi assistenziali.
L'Accordo sottolinea poi che l'avvento dei farmaci biologici ha determinato una radicale modifica dei percorsi assistenziali nei pazienti con artrite cronica. Il ruolo dell'infermiere in questo percorso ha assunto un particolare rilievo anche dal punto fi vista organizzativo ed educativo. L'infermiere deve acquisire tutte le necessarie conoscenze relative alla preparazione dei diversi farmaci, alle caratteristiche di conservazione, preparazione e somministrazione (specie per quanto concerne i preparati somministrati per via venosa) e al monitoraggio dei parametri nel corso dell'infusione.
L'infermiere può svolgere inoltre un ruolo determinante nella rilevazione dei dati clinimetrici, sui quali si basa il monitoraggio dell'attività di malattia. Di non minore importanza, sottolinea l'accordo, sono le problematiche di tipo organizzativo, finalizzate a migliorare la compliance del paziente, relative alla gestione degli appuntamenti, al rispetto degli intervalli di somministrazione, all'aggiornamento della documentazione clinica ed alla pianificazione degli accessi e dei relativi carichi di lavoro.
L'infermiere, dice testualmente il documento approvato, gestisce l'organizzazione delle attività che si dovessero rendere necessarie in rapporto alla comparsa di eventi avversi o di situazioni di rischio durante il trattamento con farmaci biologici, collaborando con il reumatologo nella gestione di tali circostanze. Inoltre l'infermiere concorre all'applicazione delle procedure previste dalla normativa sulla farmacovigilanza.
Un efficace programma di "patient education", secondo l'Accordo Stato-Regioni, andrebbe sistematicamente effettuato per tutti i pazienti candidati al trattamento con farmaci biologici. Questo aspetto è da considerarsi parte integrante di un percorso di nursing reumatologico da realizzare quanto prima nel nostro Paese, sulla base di esperienze ormai ampiamente consolidate in altre nazioni.
Anche nell'assistenza domiciliare poi, parte integrante del percorso che deve intendersi come espressione della continuità ospedale territorio, secondo l'Accordo l'assistenza da parte di personale infermieristico e riabilitativo è indispensabile per quei soggetti che non diano una sufficiente affidabilità nella prosecuzione dei trattamenti iniziati, sia in termini di adeguatezza che di costanza nell'aderire al trattamento. Importantissimo è poi – conclude l'Accordo - il supporto psicologico da prevedere proseguito nel tempo, al fine di supportare il malato e la sua famiglia, soprattutto se in giovane età, ma anche nel pieno della propria "stagione" lavorativa (quando rischia di cadere in depressione sentendosi inadeguato a garantire gli stili di vita sin qui seguiti dall'intero nucleo familiare.