Tratto da quotidianosanità. Il 2025 che si è appena aperto sarà un anno importante perché oltre a rappresentare il giro di boa della legislatura porta con sé parecchie sfide per la sanità italiana. Prima fra tutte la necessità di riforme sostanziali. Se nei primi due anni di Governo si è lavorato sulla riorganizzazione (dal Ministero ad Aifa per citare le principali) e sugli interventi più urgenti come per gettonisti e liste d’attesa, quello che è mancato è un intervento organico che tracciasse la rotta oltre la siepe delle emergenze quotidiane.
Si auspica quindi l’arrivo del già annunciato nuovo Piano sanitario nazionale che dovrebbe essere la summa dell’impianto riformatore di questo Esecutivo. È ormai passato un anno dall’annuncio del Ministro della Salute, Orazio Schillaci ma per ora nulla di concreto è arrivato sul tavolo.
Molta attesa c’è poi la riorganizzazione di ospedali e territorio su cui era stato predisposto (non senza polemiche) un tavolo di lavoro nel 2023.Sugli ospedali pare si voglia rafforzare il modello Hub & Spoke con l’individuazione di 10 grandi strutture nazionali. Ma oltre a questo la grande e attesa riforma sarà quella territoriale. Sono sempre più crescenti, infatti, le voci di una riorganizzazione del lavoro di medici di famiglia, pediatri e specialisti ambulatoriali. Per i mmg i rumors parlano (e questa non è una novità) di passaggio alla dipendenza per i nuovi, mentre coloro che vorranno mantenere il rapporto in convenzione dovranno in ogni caso garantire dalle 14 alle 16 ore settimanali nei presidi del territorio come le famigerate Case della Comunità. Se ne parla da anni ma alla fine non se n’è mai fatto nulla, così come non si è mai dato seguito all’aggregazione degli studi senza intaccare il rapporto convenzionale. Vedremo se il Governo avrà la forza e la voglia d’intervenire.