Cosa è cambiato per la sanità della città martoriata dal sisma: dall’Ospedale San Salvatore, agli studi dei medici e le farmacie.
Il San Salvatore è tornato a lavorare a pieno ritmo diventando nuovamente un polo di attrazione per i pazienti extra regione. Ma la mensa continua a rimanere nei vecchi container e la struttura prefabbricata del G8 campeggia ancora nell’area ospedaliera. L'assistenza territoriale mostra invece ancora profondi segni di sofferenza: non è stata ancora raggiunta una percentuale di ricostruzione accettabile. Quasi tutte le farmacie sono tornate ad avere sede propria. Ma la situazione resta psicologicamente difficile.
05 APR - Sono passati 10 anni dalla notte del 6 aprile 2009 che ha cancellato il cuore de L’Aquila dalla mappa dell’Abruzzo. Nel corso di questo decennio Quotidiano Sanità non ha mai dimenticato e ha cercato di capire come stessero le cose sul fronte dell’assistenza sanitaria per evidenziare carenze e testimoniare passi in avanti.
La prima volta siamo andati nel capoluogo abruzzese dopo 15 mesi da quel fatidico giorno di aprile, verificando di persona quali fossero le ferite riportate dall’ospedale San Salvatore, uno dei simboli negativi della tragedia, specchio del malaffare negli appalti. Inaugurato nel 2000, dopo ben 28 anni dalla posa della prima pietra e tanti soldi spesi, il terremoto mise a nudo le molte, moltissime dolose negligenze: il cemento con cui era stato realizzato era "disarmato".
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