Complessivamente per l’anno accademico 2022/223 i posti sono 70.313 (+10.636 rispetto al fabbisogno di 59.677 del 2021) suddivisi in sei diverse aree. Ben 31.640 le richieste per l’area infermieristica ed ostetrica. Trasmesso alle Regioni, il documento sarà esaminato per poi approdare in Conferenza Stato-Regioni.
Sancito schema di accordo per fabbisogno professioni sanitarie
È pronto lo schema di accordo per il fabbisogno dei laureati magistrali a ciclo unico Medicina, Veterinaria e Odontoiatria, dei laureati delle professioni sanitarie e dei laureati magistrali delle professioni sanitarie in relazione all’anno accademico 2022-2023.
Particolarmente atteso, il documento è stato trasmesso alle Regioni e sarà esaminato per poi approdare in Conferenza Stato-Regioni. In totale, i posti sono 70.313 (+10.636 rispetto al fabbisogno di 59.677 del 2021) suddivisi in sei diverse aree. Così, anche quest’anno, il gruppo di lavoro per la definizione del fabbisogno formativo di professionisti sanitari – terminato il lavoro di analisi dei dati e del contesto lavorativo – ha definito le stime numeriche per poi sottoporre la proposta.
In particolare, per l’area infermieristica sono 31.640 (erano 27.824 nel 2021) le richieste proposte dal Ministero della Salute, la maggior parte delle quali (24.352) in rimando alla formazione di base per infermiere e 5.820 alla formazione magistrale di area infermieristica ed ostetrica.
Professione | Fabbisogno espresso dalle Regioni/P.A. a.a. 2022/2023 | Fabbisogno espresso dalle Federazioni Nazionali degli Ordini a.a. 2022/2023 | Proposta Ministero della Salute a.a. 2022/2023 |
Infermiere | 24352 | 29064 | 24352 |
Ostetrica/o | 1077 | 1200 | 1200 |
Infermiere pediatrico | 268 | 252 | 268 |
Scienze infermieristiche ed ostetriche | 5820 | 2395 | 5820 |
È bene precisare che per fabbisogno si intende la determinazione del numero di professionisti per il sistema sanitario nella sua totalità, ovvero a prescindere dal settore di impiego (pubblico, privato, libera professione), indispensabili per soddisfare la domanda futura di salute della popolazione.
Le previsioni devono abbracciare un orizzonte temporale di medio/lungo termine, con l’offerta di professionisti sanitari che deve essere rapportata alla domanda, per individuare la seguente capacità di assorbimento del mercato del lavoro, quantificare eventuali carenze di personale (oppure eccedenze) nel futuro e concretizzare le azioni opportune per prevenirle.
Va detto che siamo in un momento di forti mutamenti per quanto concerne struttura dell’assistenza territoriale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare la Missione 6 (Salute), stabilisce l’uso delle risorse a disposizione – 7 miliardi – per le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.
A fine aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il DM/71 – “Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale” –, che definisce gli standard per l’assistenza territoriale nel Pnrr, compresi gli obiettivi da raggiungere per assicurare una presenza infermieristica sufficiente al fabbisogno. Lo scorso 3 maggio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la delibera sostitutiva dell’intesa della Conferenza Stato-Regioni.
Così, come emerso, per soddisfare le aspettative del Pnrr occorreranno circa 30mila infermieri in più: 20mila per fronteggiare l’introduzione del nuovo infermiere di famiglia/comunità, che prevederà un infermiere ogni 3.000 abitanti; mentre altri 10mila infermieri saranno necessari nelle 1.200 nuove Case di comunità previste dal Pnrr.
Riconoscimento internazionale per la Dr.ssa Sara Sandroni, infermiera specializzata in wound care e responsabile rete assistenziale lesioni cutanee presso l’Azienda Usl Toscana Sud Est, che a Londra è stata premiata al British Journal of Nursing Awards 2022 e al Journal of Wound Care Awards.
Mentre la nazionale del pallone vive una profonda fase di ricostruzione, la migliore Italia del wound care trionfa all’estero. Lo fa con Sara Sandroni, responsabile rete assistenziale lesioni cutanee presso l’Azienda Usl Toscana Sud Est, che a Londra è stata insignita della medaglia di argento – preceduta dalla collega Neesha Oozageer Gunowa e seguita da Solange Gaspar – come “infermiera specializzata in Wound Care dell’anno” per il British Journal of Nursing Awards 2022 e della medaglia di bronzo nell’area “Wound Hygiene Implementation” per il Journal of Wound Care Awards (sul podio insieme a lei, le colleghe Catherine Milne e William Tettelbach). La Sandroni, che per tali riconoscimenti ravvisa una soddisfazione enorme, soprattutto professionale, grazie al suo impegno profuso in questi quindici anni.
"Ma è, soprattutto, il mio tributo al lavoro di squadra, che ogni giorno effettua percorsi di qualità sull’assistito portatore di lesioni cutanee all’interno di un’Azienda che è ospedaliera e territoriale." afferma la Sandroni "Con le colleghe straniere nessuna competizione, piuttosto sono stati momenti di conoscenza e incontro, anche per raccontarci gli aspetti che differenziano le nostre realtà professionali piacevoli e stimolanti." Da qui emerge una rappresentazione importante della professionalità infermieristica in Italia.
Il suo protocollo di azione consiste in un regime in quattro fasi (detersione, sbrigliamento, riattivazione, medicazione) creato per detergere e decontaminare una lesione, oltre che per superare le barriere alla guarigione spesso provocate dalla presenza di biofilm, il Wound Hygiene – con la sua implementazione – assicura che ogni lesione sia adeguatamente preparata a guarire.
In merito all’efficacia di questa strategia di intervento precoce anti-biofilm, Sandroni non nutre alcuna perplessità. L’uso del Wound Hygiene è stato di particolare supporto al miglioramento del risultato finale. Soprattutto durante l’emergenza pandemica, quando abbiamo fatto ricorso a numerosi infermieri neoassunti. In quel frangente, infatti, avevamo la necessità di far comprendere le priorità di trattamento del paziente con lesioni cutanee e, al contempo, che fossero standardizzate il più possibile. Anche perché c’era difficoltà a fare formazione sul campo.
Pertanto, implementare questo protocollo di intervento ha permesso la definizione, in modo più specifico, del processo di medicazione. Il ricorso a un regime in quattro fasi sequenziali, sempre con le stesse caratteristiche e modalità – semplice, appunto, anche per i neoassunti – tende a favorire il processo riparativo (le ferite guariscono prima e con minori problematiche da affrontare), ammette Sandroni. Il plus, dunque, è rappresentato da una gestione estremamente standardizzata.
Non esistono scorciatoie. Per effettuare assistenza, i professionisti sanitari devono avere qualità. Che si ottiene solo attraverso lo studio e la ricerca scientifica di livello, conducendo – in parallelo – attività di consulenza clinica piuttosto che di assistenza per il riconoscimento delle competenze professionali, spiega Sandroni.
Che in rapporto alla formazione ammette: I percorsi universitari ci sono, ma poi l’infermiere deve essere riconosciuto e riconoscibile, profilato in maniera chiara all’interno del proprio ambito lavorativo. Solo così avrà valore. Passando, ed è inevitabile, attraverso un metodo di formazione pratico e concreto svolto direttamente in azienda (training on the job), poiché le competenze da acquisire sono in continuo aumento e il protocollo quattro fasi Wound Hygiene lo dimostra.
L’abbandono della professione infermieristica e la mancanza di personale sanitario sono due problematiche che, inevitabilmente, occorre affrontare e risolvere. Ma il nostro lavoro resta meraviglioso – interviene Sandroni – non dimentichiamo mai che viviamo e assistiamo le persone per la maggior parte del tempo. Siamo privilegiati.
Da qui un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere il percorso delle competenze specialistiche: Scegliete un ambito che vi sia affine, al quale sentite di essere vicini. E che, soprattutto, vi piace. Restando nell’ambito del lavoro nella cronicità? Parliamo di una professione proiettata nel futuro, considerando che assistiamo pazienti cronici, sempre epidemiologicamente più grandi di età. Ci vuole impegno, ma le gratificazioni che si ricevono sono impagabili, conclude la Sandroni.