Coordinatori del risk management non saranno più solo i medici ma anche altro personale dipendente delle strutture sanitarie con adeguata formazione ed esperienza almeno triennale. Le modifiche approvate in Aula a Montecitorio, il testo e il Dossier del Servizio Studi della Camera
Coordinatori del risk management non saranno più solo dai medici specializzati in igiene, epidemiologia e sanità pubblica o equipollenti o con comprovata esperienza almeno triennale nel settore, come prescrive la legge di stabilità 2016 che ha accolto lo stralcio di un articolo del Ddl anticipandone l'entrata in vigore, ma potrà essere svolto anche dai medici legali e da altro personale dipendente delle strutture sanitarie con adeguata formazione ed esperienza almeno triennale.
A prevederlo è il disegno di legge sulla responsabilità professionale ( "Delega al Governo per la modifica della disciplina in materia di responsabilità professionale del personale sanitario e per la riduzione del relativo contenzioso" , AC 259) approvato dall'Aula della Camera nella serata di ieri e che ora passa all'esame del Senato.
Per gli infermieri, quindi, il Ddl apre le porte anche alla possibilità di assumere nuove responsabilità nella gestione del rischio, perché, come ripetuto da numerosi deputati durante l'esame in aula, quello sul paziente è un atto sanitario, senza esclusività e le responsabilità vanno a chi in un determinato momento e per un detrminato processo assistenziale assiste il paziente.
La modifica, introdotta in Aula a Montecitorio prima del voto finale sul provvedimento anche grazie al precedente intervento sul relatore (Federico Gelli, Pd) della senatrice Annalisa Silvestro, non è la sola rispetto al testo uscito dalle commissioni.
Tra le altre, l'ambito di intervento della responsabilità professionale viene estesa anche alle strutture socio sanitarie, viene esclusa la possibilità di effettuare segnalazioni anonime al garante per il diritto alla salute, è rimandata a un decreto del ministero dello Sviluppo economico l'individuazione dei requisiti minimi e delle caratteristiche di garanzie per le polizze assicurative delle strutture sanitarie, che dovranno essere individuati anche per le forme di autoassicurazione e per le altre misure di assunzione diretta del rischio.
Sulle azioni di rivalsa, un emendamento del relatore Gelli ha previsto che quelle nei confronti dell'esercente la professione sanitaria possano avvenire solo per dolo e colpa grave ed è confermato il tetto massimo di 3 annualità lorde per agevolare la stipula di assicurazioni a prezzi calmierati. Infine, è escluso dall'iter il possibile intervento della Corte dei Conti.
Un'altra modifica prevede che i verbali e gli atti legati all'attività di gestione del rischio clinico non possano essere acquisiti o utilizzati nell'ambito dei procedimenti giudiziali e sempre in materia di responsabilità, quella di tipo extracontrattuale, con il ribaltamento dell'onere della prova e prescrizione dimezzata a 5 anni, è stata estesa anche ai medici di medicina generale.
Infine il ruolo delle linee guida: varranno come raccomandazione e dovranno essere indicate dalle società scientifiche e dagli istituti di ricerca individuati da un decreto del ministro della Salute e iscritti in un apposito elenco richiesta. Prima di essere pubblicate dovranno avere la la "bollinatura" dell'Istituto superiore di Sanità, che le inserirà nel Sistema nazionale per le linee guida (Snlg).
Il Ddl conferma l'obbligo di assicurazione per tutti - aziende Ssn, strutture ed enti privati operanti in regime autonomo o di accreditamento con il Ssn che erogano prestazioni sanitarie a favore di terzi e per gli operatori sanitari - ma nella versioe finale approvata alla Camera si estende la copertura anche per i professionisti che vanno in quiescenza, di cui le polizze dovranno tenere conto nella formulazione delle polizze. «In caso di cessazione definitiva dell'attività professionale per qualsiasi causa - è scritto - deve essere previsto un periodo di ultrattività della copertura per le richieste di risarcimento presentate per la prima volta entro i 10 anni sucecssivi e riferite a fatti generatori della responsabilità verificatisi nel periodo di operatività della copertura. L'ultrattività è estesa anche agli eredi e non è assoggettabile alla clausola di disdetta». In ogni caso, a tutela del paziente, «la garanzia assicurativa è estesa anche agli eventi accaduti durante la vigenza temporale della polizza e denunziati dall'assicurato nei cinque anni successivi alla scadenza del contratto assicurativo».
Il Direttivo I.P.A.S.V.I. Teramo in collaborazione con la FIDAS sez. Teramo in data 13 Febbraio 2016 alle ore 8.30 presso il Centro Trasfusionale dell’ospedale di Teramo
ORGANIZZA
La giornata dell’Infermiere Donatore
pertanto invita tutti gli iscritti ed i loro familiari a partecipare, per dare un segnale forte di grande altruismo e generosità
Le adesioni saranno raccolte non oltre giovedì 11 febbraio
Per info: Daniela Pancottini 3493138857. Mirko Falà 3408334871. Luca Ruggieri 3383212075 Giada Pecorari 3484853843. Pasquale Lisciani 3476882085. Roberto di Mattia 3495337359
Tratto da OPI.IT
15/01/2016 - Conto annuale 2014: in un anno il Servizio sanitario nazionale perde lo 0,7% di infermieri (-1.894) e chi resta guadagna mediamente lo 0,3% in meno. Mangiacavalli (Presidente OPI): "Aumentano solo gli straordinari a testimoniare il carico di lavoro ai limiti, con maggiori rischi per professionisti e pazienti"
Conto annuale 2014: l'OPI aveva anticipato mesi fa il calo del personale che già si leggeva nei primi dati al mese di settembre 2014, ma la situazione a fine anno è perfino peggiorata. Rispetto al 2013, infatti il Servizio sanitario nazionale perde lo 0,7% degli infermieri (-1.894 contro i 1.200 ipotizzati).Chi resta guadagna mediamente lo 0,3% in meno (-94 euro).
La Ragioneria generale dello Stato ha appena reso noti i risultati della rilevazione 2014 sugli organici del Pubblico impiego – fondamentali visto che si avvicinano i nuovi contratti - e si conferma l'allarme lanciato in questi ultimi mesi sulla carenza più che cronica di personale, aggravata ora dall'entrata in vigore dell'orario di lavoro secondo le regole Ue.
La riduzione è su tutte le voci del Conto annuale: -218 infermieri maschi in meno rispetto al 2013 e -1.676 donne; meno professionisti in part time. Dal punto di vista delle retribuzioni il calo più forte è sulle voci stipendiali (-74 euro, di cui -64 euro per la sola retribuzione individuale di anzianità) e sulle indennità accessorie (-56 euro) seguite da quelle fisse. Una sola voce, nemmeno a dirlo visto il problema posto dall'orario Ue, aumenta: le retribuzioni per straordinario, che crescono in media di 41 euro per il 2014. Vuol dire, in pratica, che sempre meno personale lavora sempre di più e pagato anche peggio nel complesso (tolto il guadagno dello straordinario il calo della retribuzione media sarebbe di -135 euro in un anno).
"Non c'è molto da aggiungere: il Ssn rischia davvero il collasso – commenta i dati Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale OPI - e quel che è peggio è che a farne le spese sono in ogni caso non solo i professionisti, ma i pazienti. Per questi infatti, simili numeri configurano solo un servizio peggiore, liste di attesa più lunghe e maggiori rischi visto che, come ha dichiarato da poco il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, se i responsabili del volo di un aereo non sono più che riposati, sarebbe meglio che su quell'aereo non salisse nessuno".
In realtà tutte le retribuzioni dei professionisti del Ssn sono in calo, medici e dirigenti non medici compresi, così come gli organici che nel complesso si riducono dell'1% (-6.447 unità) di cui perdono lo 0,9% rispettivamente personale e medici, il 2% i dirigenti non medici e crolla l'"altro personale" (-5,3%), tra cui i direttori generali, sanitari e amministrativi, che scontano la riduzione delle aziende ormai in atto in quasi tutte le Regioni.
"Purtroppo pochi mesi fa – continua Mangiacavalli - già dalle prime anticipazioni del Conto annuale 2014 ci si rendeva conto della situazione sempre più grave degli organici. E bisogna ricordare che dal 2009 al 2013 il Ssn aveva quasi 3.200 infermieri in meno, cifra che ora peggiora drasticamente e raggiunge in cinque anni una perdita di almeno 5mila unità (quasi il -2%). Per di più le anticipazioni del Conto annuale 2015 riportate sempre dalla Ragioneria generale dello Stato, già indicano da dicembre 2014 a settembre 2015 un calo ulteriore del -0,92% del personale del Pubblico impiego. Lo abbiamo detto al Governo e alle Regioni – conclude la presidente OPI -: per garantire i servizi con i nuovi orari Ue servono poco meno di 18mila nuovi infermieri mentre, purtroppo, le misure previste nella legge di stabilità 2016 non riusciranno probabilmente nemmeno a coprire l'emorragia dell'ultimo anno".