Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il rischio rappresentato dalla variante Omicron del Covid-19 rimane "molto alto". Nel suo bollettino settimanale si legge che “prove affidabili mostrano che ha un vantaggio di crescita rispetto alla variante Delta, con una capacità di raddoppiare in due o tre giorni" e "si osserva un rapido aumento dell'incidenza dei casi in un certo numero di paesi". Secondo l’Oms, questa crescita repentina è “probabilmente legata a una combinazione tra la perdita di immunità e l'aumento intrinseco della trasmissibilità della variante Omicron". Ecco cos’altro si ipotizza e cosa sappiamo della variante, a poco più di un mese e mezzo dalla sua scoperta.
TRASMISSIBILITÀ - Nella sezione dedicata alla variante Omicron sul sito dell’Istituto Superiore di sanità si legge che “non è ancora chiaro se la variante Omicron sia più trasmissibile rispetto alle altre, inclusa la Delta. Dai primi studi è però emerso che questa variante ha una maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti e alcuni modelli matematici stimano che in pochi mesi potrebbe diventare la variante dominante”.
COME CI SI CONTAGIA - Luca Fontana, tossicologo e technical officer dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha riassunto in un’intervista al Corriere della Sera come può avvenire la trasmissione. “Quando le persone sono nelle immediate vicinanze di una persona infetta, la trasmissione può avvenire per inalazione diretta e per deposizione delle particelle infettive sulle mucose esposte”.
PERIODO DI INCUBAZIONE - Due recenti studi suggeriscono che il periodo di incubazione del virus associato alla variante Omicron potrebbe essersi accorciato molto rispetto all’inizio, quando potevano volerci anche 14 giorni prima che si presentassero i sintomi. La prima ricerca ha preso in esame un focolaio causato da una festa aziendale in Norvegia. “Ipotizzando che l’esposizione [al virus] sia avvenuta alla festa, il periodo di incubazione per i casi sintomatici varia da 0 a 8 giorni, con una media di 3 giorni”, si legge in un estratto.
SINTOMI - Nel Regno Unito un gruppo di scienziati ha esaminato i dati più recenti raccolti con la app ZOE COVID STUDY, che è stata lanciata a marzo 2020 per supportare la ricerca di questa patologia e permette agli utenti di inserire informazioni sulla propria sintomatologia relativa al Covid-19. Dall’analisi, coordinata da Tim Spector, docente di Epidemiologia Genetica al King's College di Londra, emerge che i sintomi della Delta e della Omicron potrebbero essere molto simili.
GRAVITÀ DELL’INFEZIONE - Dai primi studi svolti sembra che Omicron sia associata a un rischio minore di ricovero in ospedale. Secondo uno studio svolto in Sudafrica, questo sarebbe del 70% inferiore tra i “nuovi malati” rispetto agli altri che hanno contratto il virus. A un risultato simile è arrivata anche l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), secondo cui le persone ammalatesi a causa delle Omicron hanno un rischio di ricovero del 50-70% inferiore rispetto a quelle con la Delta.
Vi segnaliamo questo articolo per fare chiarezza sul binomio covid (contatto) infermiere
Che sia chiaro una volta per tutte, per l’operatore sanitario che ha un contatto stretto con un positivo Covid, non è prevista quarantena.
L’art. 14 del Decreto Legge 18/2020 (cosiddetto Decreto Cura Italia), convertito con modificazioni dalla Legge 27/2020 ed a tutt’oggi vigente, espressamente esenta gli operatori sanitari dall’applicazione della misura della quarantena con sorveglianza attiva applicata ai soggetti che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di COVID-19.
Tale disposizione prevede, altresì, la sospensione dell’attività degli operatori sanitari soltanto nel caso di sintomatologia respiratoria od esito positivo per COVID-19.
Quanto, poi, all’adozione delle misure di salute pubblica nei confronti dei soggetti che hanno avuto un contatto stretto con un caso probabile o confermato di COVID-19, è bene evidenziare che il Ministero della Salute ha stabilito che gli operatori sanitari rientrano nella definizione di contatto stretto soltanto nel caso in cui abbiano fornito assistenza diretta ad un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei.
Gli ospedali sono al collasso è vero, perché dopo due anni di pandemia brancoliamo nel buio: è stato aumentato il numero dei letti, ma non quello del personale infermieristico e medico. Ad oggi le carenze di organico sono quelle strutturali di sempre, alle quali si aggiungono, i pensionamenti, gli ababndoni della professione, gli operatori sospesi per non aver adempiuto all’obbligo vaccinale ed i positivi, visto che nell’ultima settimana il numero degli infermieri e dei medici positivi sono aumentati in maniera impressionante.
800 infermieri contagiati nelle ultime 72 ore, con un balzo da 5.592 siamo 6.618 operatori sanitari infettati negli ultimi 30 giorni, con un aumento esponenziale registrato nei giorni tra il 24 e il 27 dicembre.
La riduzione delle “quarantene” invocata da più parti , in realtà è la riduzione dell’isolamento per i positivi.
Ad oggi l’isolamento per positivi asintomatici è di 10 giorni a partire dalla data di prelievo del tampone risultato positivo, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare o antigenico con esito negativo. Mentre i positivi con sintomi possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi accompagnato da un test molecolare o antigenico con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi.
L’attuale isolamento è stato calibrato su una situazione pandemica diversa da quella attuale per qualità e quantità: nel 2020 avevamo numeri più bassi e casistica più grave. È necessario aggiornare le misure su tracciamento, diagnostica ed isolamento riducendone il periodo, a patto che il rientro a lavoro sia fatto con tampone negativo.
Articolo presente su www.infermieristicamente.it
“Gli unici due emendamenti che abbiamo sostenuto alla legge di Bilancio 2022 e che fino in fondo sono stati portati avanti da senatori della maggioranza e dell’opposizione che ringraziamo, per poi sparire però nel nulla – spiega la Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (FNOPI) – riguardavano l’assegnazione-ponte, in attesa del contratto, di quell’indennità di specificità interimistica promessa e finanziata nella legge di Bilancio dello scorso anno, ma mai assegnata ai professionisti e la possibilità di aumentare il numero di docenti-infermieri nelle università (oggi ce n’è uno ogni 1.350 studenti contro uno ogni sei di altre discipline) per poter poi incrementare con la giusta qualità il numero di infermieri la cui carenza è ormai un allarme sotto gli occhi di tutti”. Continua a leggere l'articolo QUI https://www.fnopi.it/2021/12/28/leggebilancio-infermieri-dimenticati/