Al via domani la due giorni di eventi proposta dal collegio OPI di Teramo.
Attività infermieristiche: organizzazione del lavoro e demansionamento
Ricordiamo che l'evento si terrà domani 26 Maggio 2015 presso Aula Convegni II lotto P.O Piazza Italia, 1 e si ripeterà il giorno 27 Maggio 2015 presso il PALAZZO KURSAAL di Giulianova Lungomare Zara.
L'infermiere del 2015 è chiamato a rispondere ai bisogni dell'utente in maniera sempre più qualificata. La professione infermieristica assurge a ruoli complessi e si è definitivamente discostata dal mero esecutore di mansioni, fino a divenire una figura con un profilo scientifico ed una formazione complessa. Il Collegio OPI di Teramo, a questo proposito, offre ad i propri iscritti, la possibilità di usufruire di una offerta formativa, volta a sviluppare la coscienza critica del professionista stesso. Vi presentiamo il primo di una serie di eventi formativi, per l'anno 2015, in attesa di positivi riscontri e di un'ampia partecipazione. Buon lavoro colleghi!
22/05/2015 - Professioni sanitarie "vincenti" scondo il Rapporto Istat 2015 che tuttavia segnala lo stallo dell'occupazione e gli effetti della carenza di personale e servizi in sanità che penalizzano soprattutto il Sud. Mangiacavalli: "Soluzioni parziali per l'occupazione sono possibili, ma senza organici il servizio non ce la fa". Il Rapporto 2015
Le professioni sanitarie e le specialità mediche sono tra quelle che nel 2012-2014 l'Istat, nel suo Rapporto 2015, definisce "vincenti". In tutto si tratta di 70 professioni che comprendono tra le altre quasi tutto il settore dei servizi. Per queste l'occupazione nonostante tutto tiene e anzi registra lievi aumenti. A fianco ci sono quelle "stazionarie (356) in cui l'occupazione sembra stabile o con lievi diminuzioni. Sul versante opposto le professioni "in crisi" (82), dove l'occupazione ancora non dà segni di ripresa e il suo livello resta, negli ultimi anni, in discesa.
Ma In Italia il tasso di occupazione cresce comunque al di sotto della media europea (+0,2 punti), attestandosi al 55,7%, valore molto lontano dalla media del continente (64,9%) e inferiore di quasi tre punti rispetto al 2008. E l'Istat commenta che il raggiungimento di un tasso di occupazione pari a quello medio degli altri paesi dell'Ue significherebbe per il nostro Paese un incremento di circa tre milioni e mezzo di occupati.
Gli allarmi che derivano dall'analisi del Rapporto Istat non finiscono qui. La crescita dell'occupazione riguarda soltanto il Centro-Nord, mentre il Mezzogiorno accusa una perdita di mezzo milione di occupati dall'inizio della crisi (-9,0 per cento). Il calo nell'ultimo anno fa scendere il tasso di occupazione del Mezzogiorno al 41,8 per cento (-0,2 punti), mentre l'indicatore torna a crescere nelle altre ripartizioni (+0,7 e +0,2 punti, rispettivamente al Centro e al Nord).
Per di più a partire dal secondo trimestre del 2014 il lavoro atipico ha ripreso a crescere, con un incremento complessivo di 80mila unità nell'ultimo anno (+3,1 per cento), che riporta l'incidenza sul totale degli occupati a quella del 2008 (11,9 per cento). Un risultato che è sintesi del recupero dei dipendenti a termine (tornati sostanzialmente sui livelli del 2008) e del forte calo dei collaboratori, ridotti di 77mila unità (-17,0 per cento).
L'unica forma di lavoro che continua a crescere quasi ininterrottamente dall'inizio della crisi è il part time. Il lavoro permanente a tempo parziale, aumenta di 643 mila unità dal 2008 (25,1 per cento) e di 80 mila (2,6 per cento) nell'ultimo anno.
C'è un ulteriore aspetto negativo che riguarda proprio la professione infermieristica e in particolare la forza lavoro che entra in Italia dall'estero. Anche se con un titolo di studio elevato, segnala l'Istat, i lavoratori stranieri seguono da noi un percorso discendente, che può offrire poi l'opportunità di accedere a professioni superiori a quelle svolte nel primo lavoro in Italia. Il 31,2% dei laureati ha un percorso prima discendente e poi ascendente, contro il 20,8% di chi ha al massimo la licenza media. Ed è emblematico secondo l'Istat il caso di molti infermieri nel paese di origine, che iniziano a lavorare in Italia come badanti e successivamente tornano alla professione d'infermiere.
"Una situazione generale che abbiamo già più volte rilevato e denunciato – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale OPI – sia quando abbiamo sottolineato che l'occupazione potrebbe trovare una soluzione in più se le strutture sanitarie private evitassero il meccanismo denunciato dall'Istat e si rivolgessero, per incrementare gli organici, ai professionisti formati e verificati dal nostro sistema universitario. Sia quando abbiamo messo in evidenza che in realtà la parte d'Italia a livello del resto d'Europa è il Centro (in parte) -Nord, sottolineando proprio la sottoccupazione nel Sud legata alla necessità di contenere la spesa e al blocco totale del turn over nelle Regioni in piano di rientro. Con la conseguenza anche di una mobilità sanitaria in eccesso dei pazienti di queste Regioni, verso le strutture considerate d'eccellenza del Nord. Per questo abbiamo chiesto un intervento deciso del Governo che aiuti le Regioni in crisi a evitare i 'viaggi della speranza' e le metta in condizione di programmare e organizzare al meglio le proprie strutture, perché possano se non attrarre pazienti, almeno evitarne la fuga in cerca di cure migliori".
Nonostante tutto però, che l'assistenza sanitaria sia un fiore all'occhiello del nostro Paese, il Rapporto Istat lo conferma nel momento in cui evidenzia che l'80% degli italiani è soddisfatto delle proprie condizioni di salute e la maggioranza della popolazione adulta (60,8%) valuta positivamente il Servizio sanitario pubblico. Anche se con giudizi variabili degli italiani, ancora una volta legati alle singole Regioni. Emerge così il dato della rinuncia all'assistenza: un italiano su dieci (il 9,5%) non ha potuto secondo l'Istat utilizzare le prestazioni del servizio pubblico per motivi economici o per carenze delle strutture di offerta (tempi di attesa troppo lunghi, difficoltà a raggiungere la struttura oppure orari scomodi).
A conferma del divario Nord-Sud, poi, l'Istat rileva ad esempio che nelle Regioni meridionali la quota pro capite di finanziamento non raggiunge i 1.900 euro, con il minimo di 1.755 in Campania, mentre in altre aree del Paese supera i duemila euro. I valori massimi, superiori ai 2.300 euro, si rilevano in Valle d'Aosta, Bolzano e Trento, dove sono anche più elevate le dotazioni medie di personale sanitario a fronte di prevalenze nettamente più basse di popolazione in cattive condizioni di salute.
La prova del buon rapporto con il Ssn, ma dei problemi legati alla geografia del Paese, sono i giudizi dei cittadini, che vanno dai "molto soddisfatti" al Nord (30%) ai "molto insoddisfatti" soprattutto nel Sud, dove quasi una persona su tre esprime un giudizio negativo. Nel Lazio poi – tra le Regioni in piano di rientro con il maggior deficit – si registra un incremento degli insoddisfatti del +8 per cento.
Il fattore economico (ma non solo) influenza anche la salute. I problemi (che riguardano più di un quinto della popolazione) sono soprattutto in Umbria, Sardegna, Emilia-Romagna, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Abruzzo. Da questo punto di vista, sempre secondo l'Istat, stanno peggio soprattutto le Regioni in piano di rientro, con bassi livelli di dotazione di personale sanitario e un finanziamento inferiore alle necessità (1.810 euro per abitante in Puglia, 1.890 nelle Marche e 1.915 in Sardegna).
Il Sud resta in generale un'area di svantaggio sulla salute, e non solo, tra carenza di servizi, disagio economico, diseguaglianze sociali e scarsa integrazione degli stranieri residenti.
"Una situazione – commenta ancora Mangiacavalli - per molti versi nota da anni, sottolineata a più riprese da chi opera nel Servizio sanitario nazionale e che tuttavia presenta un denominatore comune che il legislatore dovrebbe considerare nelle sue scelte di politica economica e di tagli: perfino nelle Regioni nella parte più bassa della graduatoria del gradimento (Molise, Campania, Calabria), la maggioranza di chi ha utilizzato visite, accertamenti specialistici e servizi sanitari pubblici assegna un punteggio che varia da 8 a 10. Questo è dovuto, viste le carenze evidenti delle strutture nelle Regioni in deficit, soprattutto alla qualità del personale. Perciò va fermata l'emorragia di operatori legata al blocco di contratti e turn over. Anche per evitare la rinuncia dei cittadini a prestazioni sanitarie che rappresenta un importante indicatore di qualità dell'offerta, perché rivela una domanda di assistenza alla quale il sistema non riesce a dare adeguata risposta"
Il collegio OPI di Teramo rende noto l'elenco degli ammessi all'evento:
Attività infermieristiche organizzazione del lavoro e demansionamento
I^ Edizione 26 Maggio 2015: Aula convegni II Lotto P.O Teramo- Piazza Italia, 1
II^ Edizione 27 Maggio 2015: Palazzo Kursaal Giulianova Lungomare Zara
In allegato download qui sotto
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: