12/03/2016 - Condanna all'ergastolo per "l'infermiera assassina" di Lugo di Romagna. Il Collegio OPI: "Siamo intristiti sentendo il binomio infermiera-assassina. Ci siamo costituiti parte civile e una volta ottenuto il risarcimento lo devolveremo ai tre centri antiviolenza della provincia"
Daniela Poggiali, 44 anni, soprannominata "infermiera assassina" è stata condannata all'ergastolo per l'omicidio di Rosa Calderoni, l'anziana paziente che la mattina dell'8 aprile del 2014 è morta all'ospedale di Lugo, dov'era ricoverata, a causa di un'iniezione letale di potassio. Dopo otto ore di camera di consiglio, i giudici hanno ritenuto colpevole la donna. La procura aveva chiesto la massima pena più l'isolamento diurno per un anno e mezzo, che è stato invece escluso, come l'aggravante dei motivi abbietti. Alla base della condanna invece ci sono la premeditazione e l'uso del mezzo venefici. Concessa una provvisionale da 150mila euro ai due figli della vittima.
"La condanna di Daniela Poggiali - ha commentato Milena Spadola, presidente del Collegio OPI di Ravenna, parlando a nome di tutto il Consiglio direttivo - chiude un doloroso capitolo, almeno per ora, con un atto di giustizia. Un atto di giustizia nei confronti dei parenti della vittima ed anche nei confronti degli infermieri, la cui immagine è stata infangata da questa vicenda; infermieri che svolgono la loro professione con dedizione e serietà, che in alcuni casi mettono addirittura a rischio la propria vita per aiutare i pazienti che ne hanno bisogno, e non compiono di certo atti che portano volontariamente alla soppressione della vita umana.
Chi svolge la nostra professione lo fa perché crede nella tutela della salute e della vita di chi soffre, e sente come sua prima responsabilità l'osservazione dei principi che il nostro Codice Deontologico dispone e in cui crediamo intimamente: assistere, curare e prendersi cura della persona in tutta la sua globalità e nel rispetto della vita, della salute, della libertà e dei diritti fondamentali dell'uomo e della sua dignità.
Tutto ciò si contrappone, con fermezza, a chi manifesta tutta la sua inaccettabile violenza nei confronti di chi è più fragile e vulnerabile, e che soprattutto non si può difendere.
Siamo intristiti sentendo il binomio infermiera-assassina!
Siamo vicini ai parenti della vittima, ai quali va tutta la nostra solidarietà, di persone e di infermieri.
E vorremmo che chiunque abbia seguito questi orribili fatti, non associasse al nome della condannata la nostra professione, ma potesse averne un'immagine, com'è nella realtà di tutti i giorni, sia in ospedale che nel territorio, di una professione d'aiuto che garantisce la miglior assistenza possibile al cittadino.
Il Collegio Infermieri professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d'Infanzia (OPI), doverosamente costituitosi parte civile nel processo, si è visto riconoscere la subita lesione alla propria immagine, ottenendo la condanna dell'iscritta al risarcimento del conseguente danno subito.
Questo Collegio, una volta ottenuto il risarcimento, devolvelverà detto risarcimento ai tre centri antiviolenza della nostra provincia: Associazione Linea Rosa (Ravenna) – Associazione Demetra donne in aiuto (Lugo) – SOS Donna (Faenza).
Un piccolo contributo sicuramente, ma utile per qualcosa che è vicino a noi, ai nostri valori e alla nostra coscienza professionale, che si concretizza nell'assistenza quotidiana alla persona, tra gratificazioni e sacrifici, ovvero la totale antitesi di ciò che purtroppo è accaduto nel caso in oggetto: una vicenda che non avremmo mai pensato potesse accadere e con la speranza che, in qualsiasi parte del mondo, non si verifichino mai più fatti analoghi".
Lo dice uno studio inglese, che conferma ricerche precedenti: quando il carico di lavoro degli infermieri aumenta in modo insostenibile, la mortalità dei pazienti subisce un'impennata.
L'aumento eccessivo del carico di lavoro per i professionisti sanitari dell'assistenza, è legato alla crescita della mortalità dei pazienti.
Uno studio danese pubblicato dall'European Journal of Preventive Cardioogy, ha valutato, su una popolazione di oltre 12.000 infermiere, la correlazione lavoro impegnativo,ipertensione e rischio di attacco cardiaco. Tra le migliaia d'infermiere esaminate in questo studio, l'ipertensione, il lavoro di sollevamento e di trasporto di pesi, e lo stare in piedi a lungo, sono stati correlati a una probabilità triplicata di avere un infarto miocardico.
15 MAR - (Reuters Health) – Le donne con ipertensione e con un lavoro particolarmente stressante hanno maggiori possibilità di avere un infarto al miocardio rispetto alle loro coetanee con un'attività meno impegnativo e una pressione arteriosa normale.È quanto emerge da uno studio danese che ha valutato l'interazione tra lavoro fisico, pressione alta e rischio di attacco cardiaco revisionando i dati di oltre 12.000 infermiere.
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: