Le dichiarazioni della Dott.ssa O'Brien facente parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e non solo, che spiega come il vaccino debba essere distribuito anche in modo intelligente, privilegiando chi ha più occasione di essere a contatto con il virus e le fasce deboli.
Professore-Dipartimento di Salute Internazionale e Dipartimento di Epidemiologia, Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, Stati Uniti d'America.
Katherine O'Brien, MDCM, MPH, FRCPC, è professore presso il Dipartimento di Salute Internazionale e Dipartimento di Epidemiologia presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health (JHSPH). Il 4 ottobre 2013 il professor O'Brien è stato nominato direttore esecutivo del Johns Hopkins International Vaccine Access Center (IVAC), un anno dopo aver assunto la guida come direttore ad interim del Centro. Il professor O'Brien porta una vasta esperienza come medico di malattie infettive pediatriche, epidemiologo e vaccinologo.
Oltre al suo ruolo presso l'IVAC, la dottoressa O'Brien serve il Center for American Indian Health presso JHSPH sia come direttore associato del centro che come direttore del programma di prevenzione e controllo delle malattie infettive.
La professoressa O'Brien ha conseguito la laurea in medicina presso la McGill University nel 1988, ha una borsa di studio in malattie infettive pediatriche e master in sanità pubblica. Per oltre 20 anni ha lavorato nel settore della ricerca sui vaccini su questioni relative ai vaccini pediatrici, materni e adulti a livello nazionale e internazionale. La sua esperienza di ricerca si trova nelle aree di studi clinici su vaccini su ampio campo, studi epidemiologici, valutazioni dell'impatto e modellazione del carico di malattia di pneumococco, Haemophilus influenzae di tipo b, influenza e rotavirus. Il professor O'Brien ha anche fatto parte dei Data Safety Monitoring Board (DSMB) per le sperimentazioni cliniche internazionali sui vaccini, inclusi il vaccino contro la malaria e l'influenza materna.
Oltre alla ricerca sui vaccini, il professor O'Brien ha una vasta esperienza nel collegare le prove scientifiche alla formulazione di politiche a livello nazionale e internazionale per supportare il processo decisionale sulle politiche sui vaccini a livello globale, regionale e nazionale. Ha contribuito alla formulazione della politica statunitense sui vaccini pneumococcici attraverso il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP). Ha presentato e condotto lavori per SAGE in varie occasioni relative alle politiche sui vaccini contro lo pneumococco e ha guidato progetti in collaborazione con varie istituzioni internazionali come WHO, GAVI, CDC, MSF e la Fondazione Gates.
Consulta, unisciti ad un associazione infermieristica scientifica di riferimento.
Dalla rivista Rivista L'Infermiere N° 3 - 2019
L’ASSOCIAZIONISMO PROFESSIONALE: UNO STUDIO QUALITATIVO DESCRITTIVO SU INFERMIERI E OSTETRICHE ITALIANI
L’associazionismo professionale è una delle caratteristiche distintive di una professione. Le associazioni infermieristiche e ostetriche sono enti utili per aiutare a sviluppare cultura e visione della professione.
In un’epoca di cambiamenti, in cui le modalità associative si sono modificate e parte della vita di relazione si svolge con i social network, è importante esplorare il fenomeno dell’associazionismo e conoscere cosa pensano i professionisti e se e come partecipano alla vita associativa. L’obiettivo dello studio è descrivere come infermieri e ostetriche percepiscono l’associazionismo e le associazioni professionali e comprendere le motivazioni che spingono ad appartenere o meno ad una associazione professionale....
Mancano i vaccinatori, soprattutto sul territorio (ma anche negli ospedali) e in modo più evidente con il previsto arrivo anche della fornitura di vaccini Moderna che si affiancherà a Pfizer-Biontech.
Ma ci sono circa 60mila infermieri liberi professionisti che hanno i requisiti richiesti dal bando del Commissario straordinario per Covid-19, in stand by perché non essendo dipendenti non hanno ricevuto alcuna priorità nell'essere essi stessi vaccinati e quindi sono esposti al massimo rischio di infezione senza tutele.
In questo senso la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) ha inviato una lettera-appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai ministeri della Salute e degli Affari regionali Roberto Speranza e Francesco Boccia, al Commissario Domenico Arcuri e al presidente delle Regioni Stefanio Bonaccini in cui si lancia un triplo appello:
è necessario accelerare l'accesso all'immunizzazione con le priorità vaccinali degli infermieri che operano a qualsiasi titolo sul territorio;
nella professione infermieristica, laureati, spesso specializzati e regolarmente iscritti agli albi, ci sono circa 60.000 infermieri liberi-professionisti, che sono anche quelli di elezione per la partecipazione ai bandi per reperire operatori che possano somministrare i vaccini, purché questo avvenga in sicurezza, e che quindi, con i corretti presupposti, potrebbero integrare il numero degli attuali soggetti vaccinatori;
queste categorie di infermieri non sono spesso considerate in analogia con il personale sanitario dipendente e quindi non hanno alcuna priorità per la vaccinazione, restando fortemente esposti – e con loro le persone assistite – al virus e al relativo contagio, pure essendo già da inizio pandemia in prima linea, soprattutto proprio nelle strutture territoriali che ospitano i più fragili e nel caso della somministrazione di vaccini a contatto con infinite eventuali fonti di contaminazione.
La FNOPI sottolinea nella lettera la necessità che al più presto questi professionisti "siano considerati alla stregua dei loro colleghi dipendenti tra il personale da sottoporre al più presto e prioritariamente alla campagna di vaccinazione e chiede anche che venga riconosciuta loro analoga premialità a quella riconosciuta agli infermieri dipendenti".
E aggiunge: "In particolare, i liberi professionisti sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia anche dal punto di vista lavorativo ed economico pur non avendo lasciato solo nessuno ed essendosi offerti spesso anche come volontari per prestare cure e assistenza".
"Abbiamo di fronte un futuro che dipende dall'impegno dei professionisti – aggiunge la lettera FNOPI – come è stato già nell'anno passato, e da quello che essi potranno continuare a fare, infermieri in testa".
"Gli infermieri – conclude – non faranno mai venir meno il loro contributo, la loro competenza, la loro capacità di relazione, la loro disciplina, ma per questo serve un diverso e più mirato impegno delle istituzioni nei confronti di tutta la categoria. Senza escludere nessuno".
da www.fnopi.it
L'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo è da sempre al fianco dei colleghi liberi professionisti, pronto ad ascoltare le problematiche del settore e cercare di fare il possibile.
Di seguito ricordiamo il nostro spot proprio in favore dei colleghi. Vai al video
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: