Una rappresentanza dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo sarà presente domani 11 Febbraio in occasione nel momento di riflessione organizzato dalla Asl di Teramo e la Diocesi di Teramo-Atri in occasione della Giornata mondiale del malato, con il patrocinio dell'Ordine delle professioni infermieristiche, l'Ordine dei Medici Chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Teramo e dell'Ufficio diocesano pastorale della salute di Teramo-Atriche.
TERAMO – L'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo pur nella difficile situazione che vede impiegato il personale sanitario nell'emergenza pandemica, sarà impegnato nei prossimi giorni nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla figura infermieristica rispetto ad i nuovi investimenti del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) post pandemia. La missione salute del sistema sanitario porta con sé una dotazione economica pari a 15,63 miliardi di euro ed è focalizzata su due obiettivi principali: il rafforzamento della prevenzione e il potenziamento dell'assistenza sul territorio con l'integrazione tra i servizi sanitari e quelli sociali oggi nettamente separati tra di loro e sull'ammodernamento delle dotazioni tecnologiche in dotazione al sistema sanitario nazionale.
L'OPI di Teramo ha ideato dei cartelloni illustrativi posizionati in punti strategici della città, con lo slogan "Infermieri, la salute del territorio ha già i suoi professionisti". Seguiranno approfondimenti sul tema attraverso i propri canali comunicativi.
La figura infermieristica, strategica per il sistema salute, lo è ancor di più sul territorio dove si concentreranno gli investimenti, spetterà come sempre alla politica convogliarli nella giusta direzione.
Rassegna stampa:
A cura di
Marco Lauri Consigliere Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo
Andrea Fini Vicepresidente Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo
Ancora nel pieno della pandemia, nella difficoltà costante che sin dall'inizio la nostra professione si è trovata ad affrontare, non possiamo non volgere uno sguardo al futuro, uno sguardo capace di imparare dagli errori commessi nel passato.
Il nostro sistema sanitario nazionale, pur se efficiente si è fatto cogliere impreparato: non ha saputo implementare una rete di assistenza territoriale che di fatto per la sua debolezza si è vista travolta da questa pandemia.
Il ruolo strategico essenziale della nostra professione, punto cardine del sistema salute, lo è in maniera essenziale nel territorio.
Non bisogna farsi ingannare nuovamente, imbrigliandola esclusivamente attraverso la sanità pubblica ma esaltarla in tutta la sua essenza. Liberi professionisti, partite iva, hanno già dimostrato e continuano a farlo quanto conti la peculiarità di tale professione, figlia di un percorso formativo universitario tra i più alti d’Europa se non del mondo.
Per questo non possiamo non guardare con fiducia al PNRR, meglio noto come (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del Recovery Plan post-pandemico europeo, 6 aree di sviluppo previste, la missione salute del sistema sanitario porta con sé una dotazione economica pari a 15,63 miliardi di euro ed è focalizzata principalmente su due obiettivi:
- Il rafforzamento della prevenzione e il potenziamento dell’assistenza sul territorio con l’integrazione tra i servizi sanitari e quelli sociali oggi nettamente separati tra di loro.
- L’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche in dotazione al Sistema Sanitario Nazionale.
Missione 6 (salute) che sviluppa anche aspetti di definizione programmatica per l’utilizzo delle risorse disponibili, impegnate nella misura di 7,00 miliardi di euro per “le Reti di prossimità strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”; innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario Nazionale.
Come ha diverse volte ricordato la nostra presidente Barbara Mangiacavalli, gli obiettivi sono di garantire da un lato assistenza costante, senza lasciare mai solo nessuno, e dall’altro la prevenzione per i cittadini, a partire dai 26 milioni di essi con cronicità semplici o complesse che troveranno il loro riferimento nelle Case di comunità, Ospedali di comunità e Assistenza domiciliare integrata (Adi), nelle cure domiciliari di II e III livello, nelle cure palliative e negli hospice, fino ai 34,4 milioni di “sani” per i quali le Case della comunità serviranno per la prevenzione primaria e secondaria.
Dare compiutezza e sviluppo alla figura dell’infermiere di famiglia e comunità, figura che potrebbe essere soluzione di gran parte dei problemi, ma che oggi per ragioni di formazione e numerosità (carenza) del personale, è quasi del tutto assente nelle regioni o male impiegato dove presente. Implementare la conoscenza della figura infermieristica come professionista autonomo e risolutivo della presa in carico di un problema di salute.
Sono, queste, attività proprie della nostra professione, che svolgiamo da sempre e per questo non possiamo non farne parte, ma al contrario esserne i protagonisti rivedendo ed esprimendo al massimo la nostra professione.
Un infermiere che non ha solo responsabilità riferibili a quelle odierne, ma che assuma un ruolo di case manager per garantire che l’assistenza scorra liscia sul territorio e che gli ospedali restino davvero luogo di elezione dell’acuzie e dei casi più gravi, che esca dalla sola logica di sistema sanitario nazionale, che esprima con ancora più libertà la propria autonomia professionale.
In una logica che consentirà di migliorare la compliance per i cittadini, di ridurre le liste di attesa e tagliare i ricoveri e l’uso improprio dei letti ospedalieri.
I vantaggi saranno sia per i professionisti che potranno lavorare al meglio secondo la loro formazione peculiare, che per i cittadini, che ovviamente troveranno un percorso efficiente,e per il sistema, che eviterà colli di bottiglia nell’assistenza e spese inutili perché improduttive rispetto a una gestione organizzata dei servizi.
I cittadini, nostro vero punto di riferimento, mai come in questo momento, ci esortano ad avere forza, coraggio, ed è con soddisfazione che riceviamo in questi giorni l’investitura di: ricetta per un sistema salute del futuro. Parliamo di quasi 22 milioni di malati cronici, dalle associazioni dei malati oncologici a quelle dei portatori di stomie; chiedono al Governo in una petizione inviata all’esecutivo, al Parlamento e alle Regioni, di non essere lasciati soli sul territorio, nella loro vita di tutti i giorni e per questo hanno bisogno di più infermieri e sempre più specializzati.
Infermieri, la salute del territorio ha già i suoi professionisti.
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: