L'Italia soffre di una cronica carenza di infermieri e le assunzioni in ospedali e rsa hanno azzerato il personale disoccupato.
E il bando non tiene conto di questa situazione.
L’ultimo censimento, datato 29 gennaio, segna 26.690 domande per entrare nell’esercito dei 15mila tra medici e infermieri che il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, intende reclutare per le vaccinazioni.
Il dato è ufficiale e suona incoraggiante: ci sono più candidature che posti disponibili, quasi 2 a 1.
Quel che però non emerge – né il commissario l’ha precisato nella conferenza stampa in cui ha sbandierato il risultato – è quanti siano i curriculum dei medici e quanti quelli degli infermieri.
Numero, quest’ultimo, che fa la differenza, perché ne va della sostenibilità finanziaria e della fattibilità della campagna vaccini, che dalla prossima settimana coinvolgerà, oltre agli anziani ultra-ottantenni, anche insegnante, personale scolastico e delle carceri, detenuti e forze dell’ordine.
Il bando parla chiaro. Delle 15mila risorse che servono, tremila saranno medici e 12mila infermieri e assistenti sanitari. Tuttavia, quando le candidature sfioravano le ventimila, le proporzioni erano invertite: 14.800 medici disponibili contro 3.900 infermieri.
E nulla lascia pensare che la situazione si sia rovesciata. Perché, spiegano i rappresentanti degli infermieri, è proprio il meccanismo con cui è stato costruito il bando a tagliare le gambe al reclutamento. Un effetto boomerang in un Paese che storicamente soffre di una cronica carenza di questi professionisti. A certificarlo è anche l’ultimo rapporto sanità del centro Crea dell’università di Tor Vergata: “In Italia operano 6,7 infermieri per 1.000 abitanti contro i 7,8 del Regno Unito, i 10,8 della Francia e i 13,2 della Germania”.