Covid: è il gruppo sanguigno che ti salva. Un’approfondita indagine dell’Università di Torino conferma quanto era già emerso in altre ricerche. Alcuni gruppi sanguigni sono più portati ad ammalarsi, altri invece per così dire… ci “difendono” dal Covid. Lo riportano i colleghi di primatorino.it
Ricerca su trapianti e sistema immunitario
Da questo affidabile studio emerge una possibile correlazione tra la presenza di alcuni antigeni (HLA, il sistema genetico che regola il sistema immunitario nell’uomo) e una maggiore predisposizione all’infezione da Covid. Come pure al suo peggioramento nel decorso della malattia. La ricerca è stata appena pubblicata su Transplantation, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo. Lo studio ha acquisito i dati sui pazienti positivi al Covid a marzo 2020 nel registro di sorveglianza epidemiologica del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Il paniere d’indagine riguarda ben 56.304 persone, quindi una fetta piuttosto ampia.
Meglio avere il Gruppo Zero
Dalla ricerca arriva anche un’ulteriore conferma: che i soggetti con Gruppo A presentano un rischio di infezione lievemente maggiorerispetto agli altri. Ma, se uno dei gruppi sanguigni è più fragile di fronte al virus, ce n’è anche uno che lo fronteggia in modo efficace: è il Gruppo Zero. Chi ha sangue di Gruppo Zero(meglio ancora se Rh+) sembra invece maggiormente protetto dal virus. Questo dato era già stato evidenziato dai risultati di altri studi scientifici effettuati su popolazioni diverse. Esisterebbe quindi una relazione fra Covid e gruppo sanguigno. Secondo questa ricerca, infine, nei pazienti trapiantati e immunodepressie in quelli in attesa di trapianto il rischio di infezione è circa 4 volte superiore rispetto ai soggetti sani. www.primanovara.it
I dati del sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e Promozione della Salute dell’Iss.
L’Italia è tra i paesi europei con i valori più elevati di eccesso ponderale nella popolazione in età scolare, con una percentuale di bambini in sovrappeso del 20,4% e di bambini obesi del 9,4%, compresi i gravemente obesi, che rappresentano il 2,4%. Sono i dati relativi al 2019 elaborati da OKkio alla SALUTE, il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Iss, che è stato di recente designato come centro di riferimento dell’Oms sull’obesità infantile.
“E’ un riconoscimento importante – dice il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro –, poiché per l’Istituto è centrale l’impegno della promozione di stili di vita salutari soprattutto nelle fasce di popolazione giovanili poiché da loro dipende la qualità della vita, il benessere e quindi la sostenibilità dei sistemi sanitari futuri”.
Secondo l’indagine dell’Iss, che ha coinvolto, come negli anni precedenti, più di 50mila bambini e altrettante famiglie, i genitori hanno riportato che quasi un bambino su due non fa una colazione adeguata al mattino, uno su quattro beve quotidianamente bevande zuccherate/gassate e consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno. I legumi sono consumati meno di una volta a settimana dal 38% dei bambini e quasi la metà dei bambini mangia snack dolci più di tre giorni a settimana.
Anche sull’attività fisica sarebbe necessario maggiore impegno: un bambino su cinque non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’intervista, più del 70% non si reca a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di due ore al giorno davanti alla tivù, al tablet o al cellulare. Rispetto alle ore di sonno, quasi il 15% dorme meno di nove ore per notte.
“Questi dati – dice Angela Spinelli, direttrice del Centro nazione per la Prevenzione delle malattie e Promozione della Salute dell’Iss – mostrano alcuni miglioramenti, con un’ulteriore riduzione dell’eccesso ponderale nei bambini del nostro Paese, ma ci ribadiscono che bisogna insistere con le strategie di prevenzione e promozione dei corretti stili di vita, anche in questo attuale contesto pandemico e in possibili condizioni di lockdown. Costretti a stare in casa possiamo cogliere l’occasione per trasformare questa situazione in una nuova opportunità di salute, modificando in meglio le nostre abitudini alimentari e praticando del movimento anche in ambienti confinati”. www.nursetimes.org