La senatrice Annalisa Silvestro, membro del Comitato centrale OPI, interviene sul Ddl Lorenzin: "Gli Ordini sono un grande obiettivo, un impegno a favore della società per combattere abusivismo, opacità fiscale e amministrativa e autoreferenzialità. E per garantire qualità professionale al sistema e ai cittadini"
Con l'approvazione da parte del Senato del disegno di legge 1324 "Norme varie in materia sanitaria", più noto come Ddl Lorenzin, le professioni sanitarie tutte hanno raggiunto un importante traguardo che conferma il ruolo che viene loro attribuito per l'evoluzione e lo sviluppo del Servizio sanitario nazionale e dell'intero sistema salute del Paese.
Le professioni sanitarie attraverso i loro Ordini e i Collegi hanno da sempre fatto una scelta di campo a favore del cittadino, sostenendo un Ssn pubblico, equo, solidale e universale a cui chiedevano fosse correlato un impianto ordinistico moderno con norme adeguate all'attuale contesto sociale e nei rapporti con le istituzioni, i cittadini e i professionisti.
Ora, la tanto attesa riforma ordinistica in sanità è a un passo dalla meta e si lascia alle spalle un percorso tortuoso e accidentato fatto di stop and go, di speranze e acerbe delusioni che erano rese ancora più incomprensibili stante l'evidenza di quanto l'impianto ordinistico avesse bisogno di un'ampia ridefinizione nella governance interna, nelle relazioni con le istituzioni e con i propri professionisti e nella rete di rapporti con la collettività sociale.
Una riforma resa ancora più necessaria per le funzioni che sempre più assumeranno gli Ordini professionali dopo il varo del decreto legislativo n. 38/14 che attua la direttiva n. 24 del 2011 dell'Unione europea sull'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera; della direttiva n. 52 del 2015 dell'Unione europea sulle misure per agevolare il riconoscimento delle etichette mediche emesse in un altro Stato membro e, ancora, del decreto legislativo n. 15/16, sull'attuazione della direttiva n. 55 del 2013 dell'Unione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica le direttive 36 del 2005 e 1024 del 2012, relative alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno IMI, quello della tessera professionale europea.
Agli Ordini viene, infatti, chiesto di svolgere un ulteriore e peculiare ruolo a favore dei cittadini-pazienti fornendo dati e informazioni in generale e specificamente sulle competenze e sul comportamento deontologico dei professionisti iscritti ai loro Albi oltre che per la garanzia sulla loro professionalità.
Nel Ddl Lorenzin gli Ordini, completamente autofinanziati dagli iscritti che offrono così un ulteriore contributo al sistema salute, agiscono quali organi sussidiari dello Stato per tutelare gli interessi pubblici connessi all'esercizio delle professioni sanitarie.
Quello degli ordini e dei professionisti loro iscritti è, quindi, un impegno a favore della società, che potrà contare su solidi e attenti alleati non solo per combattere l'abusivismo professionale, l'opacità fiscale ed amministrativa e l'autoreferenzialità professionale, ma anche per sostenere e verificare il costante aggiornamento delle competenze professionali e la manutenzione delle conoscenze e delle abilità attraverso il contributo fornito alle istituzioni per la definizione del fabbisogno e dei contenuti formativi.
Un grande obiettivo, dunque, quello dei professionisti sanitari: garantire risposte appropriate e pertinenti, anche attraverso i loro novellati Ordini professionali, ai nuovi ed emergenti bisogni di salute dei cittadini e preservare il fondamentale patrimonio di valori, conoscenze, scientificità e solidarietà che sottendono e informano il nostro Servizio sanitario nazionale.
Attendiamo perciò di festeggiare la trasformazione del Ddl Lorenzin in legge dello Stato rapidamente e comunque entro l'anno in corso.
Annalisa Silvestro
Senatore della Repubblica
Membro del Comitato centrale Federazione nazionale OPI
Scarica il depliant in download
Un nuovo appuntamento con la nostra rubrica "Un caffè con..."
Oggi incontriamo il nostro collega Taki attualmente in servizio presso U.O. Pronto Soccorso/118 P.O. Giulianova
Parlaci di te. Come hai scelto di fare l'infermiere?
Ciao, ho scelto di fare l'infermiere perché sono sempre stato attirato dalle scuole che prevedono un tirocinio sul campo, oltre lo studio scolastico. Un giorno per caso, entro in ospedale e leggo la scritta "scuola infermieri professionali"...La sera stessa, ne parlo con un amico che aveva il padre ausiliario dentro l'ospedale che mi spiega un po' di cose e... Il gioco è fatto, dalla domanda di ammissione ad oggi, dalle vecchie scuole regionali alle università odierne.
Quale è stato il tuo percorso formativo e lavorativo?
La Direttrice del mio corso, oltre la passione, il livello culturale ed il carisma, è stata una persona lungimirante: aveva già previsto l'evoluzione di questa Professione, al pari passo dei tagli e dei disastri sanitari dettati dalla politica ed altri fattori. Ad essere sincero, dall'inizio del mio percorso ad ora, non mi è mai mancata la passione, oltre che la voglia di imparare e di sapere sempre quello che riguarda la professione infermiere in determinati settori. Non essendo burocrate ma buon "soldato", ho sempre optato per corsi ed aggiornamenti inerenti il "campo di battaglia" senza disdegnare percorsi paralleli, quali la massoterapia olistica e fisiatrica.
Qual è il tuo rapporto con i colleghi?
Il rapporto con alcuni colleghi non è puramente professionale, ma costituito da amicizia,complicità ed empatia.
Come in tutti gli ambienti, vi sono simpatie ed antipatie, ma certo è che in determinati contesti, lo spirito di fratellanza, in qualche modo prevale.
Come pensi che l'utenza recepisca oggi la nostra "professione"?
Ad oggi la professione infermieristica ha fatto passi da gigante, al contrario di quello che spesso si crede, la maggior parte dell'utenza è bene informata sulle varie professioni ed è anche soddisfatta dalla professionalità degli operatori.
L'arma vincente resta sempre quella dell'umiltà e della professionalità, credo sia inutile anche se giustificato, restarci male quando la stampa ancora ci definisce para-medici...
Alla fine, contano sempre i fatti e nonostante i venti a tratti avversi, l'infermiere ha un ruolo da protagonista e in ambito sanitario.
Mi auguro che tale affermazione non venga recepita dalle altre le figure professionali, come minaccia o competizione, ma con un approccio da squadra vincente.
Dove ti vedi in un futuro? Stai pensando anche tu all'estero?
A periodi mi è balenata l'idea di un futuro in un paesi esteri, come la Svizzera , dove l'infermiere ha riconoscimenti diversi e possibilità di carriera più vaste rispetto agli standard italiani.
In realtà anche nel bel paese si sente aria di cambiamenti, infermieri in continuo fermento... Dove mi vedo in futuro.....? In una spiaggia tropicale a sorseggiare latte di cocco...!
"Il codice deontologico definisce l'infermiere come colui che promuove stili di vita sani, diffonde il valor della cultura della salute, attraverso l'informazione e l'educazione". Ti rispecchi in tale definizione?
Si educa dando l'esempio, un buon infermiere, darà un buon esempio.
Alcuni contesti della cultura dei corretti stili di vita e delle buone abitudini, vedono l'infermiere come educatore.
Nella tua realtà lavorativa riesci ad esprimere la tua "autonomia professionale"? Se No perché?
Nella mia realtà lavorativa, il pronto soccorso, l'infermiere ha diversi ruoli di rilievo, tra cui il triage, per poi seguire nelle sale e sul territorio come 118.
Vi è una buona autonomia professionale, anche se, vista la tipologia di lavoro, a volte lo stress risulta elevato.
D'altronde, le professioni "di aiuto" sono da sempre molto difficili e richiedono grande dose di assertività.
Cosa cambieresti della nostra professione?
I cambiamenti da fare sarebbero tanti, ma come per tutti i passi, bisogna essere cauti e audaci allo stesso tempo, i proverbi insegnano, la presunzione andò a cavallo e tornò a piedi. Bisogna avere la consapevolezza che ogni conquista comporta dei sacrifici. E' una professione difficile, spesso con situazioni limite sia di competenze che di spirito di sacrificio.
Da ottimista, ricordo a malapena il giro comodini da allievo e vedo enormi progressi.
Raccontaci qualche aneddoto simpatico?
Di aneddoti simpatici ed antipatici, soprattutto nei servizi dei pronto soccorso, ve ne sono talmente tanti, che val la pena di affermare, che spesso, si torna a casa da eroi silenziosi ed invisibili.