C’erano tutte le maggiori istituzioni sanitarie del paese alla presentazione del Codice delle professioni infermieristiche, dal ministro della Salute al presidente della Conferenza delle Regioni, dai presidenti (e vicepresidente) delle Commissioni Igiene e Sanità del Senato e Affari sociali della Camera al commissario Iss, dal direttore del Bambino Gesù di Roma a quello della FAVO, dal presidente FnomCeo al presidente di Federanziani, dal commissario Enpapi ai rappresentanti delle religioni.
“Siete un veicolo di cura e la quotidianità del rapporto che avete coi cittadini, i pazienti e le loro famiglie vi aiuta, anche secondo il vostro nuovo Codice deontologico, a educarli e fargli capire dove arriva la scienza e la vera medicina e dove invece le fake news gli fanno del male. Avete una missione importante, nel lavoro e fuori del lavoro: noi siamo il lavoro che facciamo ed è nostro compito difendere le persone con il metodo scientifico.”
Giulia Grillo, ministro della Salute, non ha usato mezzi termini per scagliarsi contro le fake news e i comportamenti antiscientifici che danneggiano la salute, chiedendo la collaborazione degli infermieri.
Lo spunto è stato il suo intervento alla presentazione ufficiale del nuovo Codice deontologico delle professioni infermieristiche che prevede espressamente che “l’Infermiere, anche attraverso l’utilizzo dei mezzi informatici e dei social media, comunica in modo scientifico ed etico, ricercando il dialogo e il confronto al fine di contribuire a un dibattito costruttivo”.
C’erano tutte le maggiori istituzioni sanitarie del paese alla presentazione del Codice delle professioni infermieristiche, le più numerose d’Italia con gli oltre 450mila iscritti agli Ordini professionali e le più numerose nel Servizio sanitario nazionale dove gli infermieri sono circa il 45% di tutti i dipendenti: 53 articoli scritti per “salvaguardare la libertà di coscienza degli infermieri – come ha spiegato la presidente della Federazione nazionale, Barbara Mangiacavalli -, riconoscere gli infermieri come persone che si relazionano con altre persone. È un’innovazione che affonda le radici nella nostra storia, ma guarda al futuro per salvaguardare la volontà espressa dalla persona da trattamenti incongrui o non ritenuti coerenti con la percezione di vita o di salute. È un’innovazione con cui salvaguardiamo la vita”.
“La fiducia delle istituzioni in voi professionisti è alla base del rapporto di fiducia tra cittadini e servizio sanitario – ha detto Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni – perché siete quelli che più di tutti sono accanto ai pazienti e che li seguono sul territorio. Non è pensabile per noi non tener conto del punto di vista della componente professionale più numerosa e significativa per il cittadino come è quella infermieristica e il ‘principio di non discriminazione’ del vostro codice assume una portata rivoluzionaria in questo momento storico e per questo rapporto con le persone. Per il lavoro che fate non ci sarà nessuna mai nessuna tecnologia in grado di sostituirvi e quello che vogliamo portare avanti con voi è un rapporto costruttivo che ci aiuti, insieme, a dare un nuovo modello di assistenza al paese, efficiente
Fermo restando il restyling completo del Codice per adeguarlo alla nuova epidemiologia, alle nuove norme e alla crescita professionale vertiginosa degli infermieri negli ultimi dieci anni, i concetti chiave dal punto di vista deontologico che rappresentano il nuovo binario della deontologia ordinistica dei 450mila infermieri presenti in Italia si può articolare in un decalogo di concetti chiave:
E nel Codice, come ha ancora sottolineato il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini nel suo intervento, ci sono poi passaggi importanti per la professione come l’importanza dell’agire professionale fondato su evidenze, il positivo riferimento alla formazione, il richiamo alla lealtà e collaborazione con gli altri colleghi, l’attivazione dell’infermiere a tutela del paziente nei casi di privazioni, violenze o maltrattamenti; il rispetto della volontà del paziente. :”Condivisione è la parola chiave – ha detto Bonaccini riferendosi al rapporto tra professioni – e un sistema appropriato non lavora ‘per caste’, ma per competenze appropriate”, ha aggiunto garantendo che le Regioni si impegneranno a far crescere, anche con nuove specializzazioni, la professionalità degli infermieri.
E c’è un altro passaggio particolarmente apprezzato dalle Regioni: la distinzione di ruoli e responsabilità tra l’istituzione Ordine e l’amministrazione che ha ricevuto un mandato dalle comunità di governare un territorio e di prendere quindi delle scelte nell’interesse generale. L’uno non può surrogare l’altro, entrambi devono interagire e collaborare lealmente per realizzare i fini istituzionali che le Leggi gli hanno assegnato.
“il Codice – ha aggiunto Mangiacavalli - può concorrere all’identità professionale, ma non è l’identità professionale. Quanto meno il Codice non può esaurirla perché l’identità professionale è sia deontologica, che scientifica, che personale. Ha una funzione fondamentale: regola il comportamento professionale che ognuno di noi poi declina sulla particolarità del caso clinico o del contesto organizzativo per offrire la migliore risposta in termini di salute, risposta che non può trovarsi nel codice, ma dentro l’agito consapevole e ragionato di tutti gli iscritti di cui il Codice è a supporto e non il contrario”.
“Un nuovo Codice – ha affermato il commissario dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro in un videomessaggio - mette in gioco tutta la professione e richiede una riflessione su come evolvere, come ridefinirsi rispetto ai nuovi bisogni di salute. La professione infermieristica è decisiva rispetto alla qualità dell’assistenza, alla sostenibilità del Ssn, ai nuovi modelli necessari per rispondere al quadro epidemiologico attuale in cui aumentano le fragilità. Tutto questo in un imprescindibile lavoro in team perché nessun professionista può pensare di affrontare da solo i nuovi bisogni di salute”.
“Il nuovo Codice, come tutti i codici delle nostre professioni – ha aggiunto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici Filippo Anelli – serve a dare un’anima alla professione”.
Giudizi positivi anche dai rappresentanti del Parlamento. “Tutto quanto contenuto nel vostro nuovo codice – ha detto Pierpaolo Sileri, presidente della Commissione igiene e Sanità del Senato - ha evidentemente un costo e un prezzo che sicuramente finora è stato più basso di quello che meritavate. Siete un investimento, non una spesa”.
“Avete realizzato un Codice ascoltando tutti, anche i cittadini che sono il vostro primo pensiero – ha aggiunto Marialucia Lorefice, presidente della Commissione Affari sociali della Camera -: avete puntato alla collettività e alla solidarietà e questo vi fa onore”.
“Ciò che è fondamentale e il vostro Codice porta avanti e difende – ha detto Rossana Boldi, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera – è l'alleanza per la cura del paziente tra tutte le professioni sanitarie, con ruoli alla pari, senza tentativi di prevaricazione”.
Anche le associazioni di pazienti e cittadini e i rappresentanti delle aziende sanitarie sono intervenuti.
“Tra i nostri dipendenti infermieri – ha detto Massimo Raponi, direttore sanitario dell’ospedale Bambino Gesù di Roma - abbiamo registrato un alto grado di partecipazione e conoscenza rispetto al nuovo Codice deontologico ed è qualcosa di raro, siete davvero una grande famiglia professionale che guarda al futuro e che si pone come alleata ideale per cittadini e pazienti, a partire dai più piccoli e dai più indifesi”.
“Siamo in piena sintonia con i principi del vostro codice – ha aggiunti Laura Del Campo, direttore della FAVO, la Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia – che prevede la presa il carico del paziente e della sua famiglia: è sicuramente qualcosa di concreto e di importante che facciamo noi associazioni e voi infermieri insieme ogni giorno. Il vostro Codice affronta e dà risposte ai problemi delle persone con patologie oncologiche come di tutti i pazienti di tutte le patologie e Favo e Fnopi in questo lavoreranno sempre insieme”.
“Quello che percepiscono i nostri oltre 4 milioni di iscritti – ha detto Roberto Messina, presidente dei Federanziani - è che state crescendo tantissimo e sarete la figura professionale cardine per l'assistenza territoriale e di comunità. Il vostro ruolo è e sarà sempre più centrale”.
Infine, presenti all’evento anche i rappresentanti delle religioni che hanno contribuito alla stesura del Codice e che hanno sottolineato che è la prima volta che una professione ha la cura di pensare anche a questo tipo di esigenze delle persone e il neocommissario Enpapi (l’ente di previdenza degli infermieri) Eugenio D’Amico, che ha garantito solidità e certezza dell’Ente e dei servizi che questo eroga ai suoi iscritti.
Lo ha annunciato nell’aula del Consiglio regionale la vicepresidente e assessore alla Sanità Sonia Viale, aggiungendo: "La formazione è infatti un elemento imprescindibile per dare servizi all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte”.
È stato istituito, nell’ambito di un progetto europeo di cui Alisa e l’Università di Genova sono partner e in linea con le indicazioni dell’Oms, delle associazioni professionali e degli Ordini infermieristici un master dedicato specificamente al profilo dell’Infermiere di famiglia e di comunità (IFeC).
Lo ha annunciato nell’aula del Consiglio regionale della Liguria, la vicepresidente e assessore alla Sanità Sonia Viale, aggiungendo: "La formazione è infatti un elemento imprescindibile per dare servizi all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte”.
Viale ha ricordato l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio nella seduta del 28 settembre scorso di una mozione per l’avvio della sperimentazione di questa figura, sottolineando che “su questo tema gli ordini professionali sono già impegnati da anni in Liguria” per cui “la figura dell’infermiere di comunità non è nata con l’approvazione di quella mozione in Consiglio regionale. Questo è necessario ricordarlo per rispetto degli Ordini professionali, degli operatori e di chi su questo progetto investe da anni in termini di competenza e professionalità. Su questa materia c’è quindi un mondo di professionisti che lavora, studia, approfondisce e quindi certamente i progetti non si improvvisano solo perché l’opposizione presenta una mozione che si approva".
"Sul tema dell’IFeC, ovvero l’Infermiere di famiglia e di Comunità – precisa la vicepresidente – c’è stato infatti un grande lavoro, a partire dal progetto europeo Consenso che è terminato a dicembre 2018 e ha continuato nel monitoraggio. Ciò che avevo detto in Aula promuovendo l’approvazione della mozione è che occorreva una formazione ad hoc per la figura dell’Infermiere di famiglia e di comunità, che richiede competenze diverse rispetto a chi, ad esempio, lavora in ospedale. Per questo dissi che avremmo lavorato sulla formazione e per questo è stato istituito un master universitario, il cui avvio è programmato a settembre. L’obiettivo – conclude – è favorire lo sviluppo dell’assistenza domiciliare e dei servizi territoriali, nella logica di una sanità a chilometro zero per una presa in carico precoce che coinvolga i pazienti e le loro famiglie”.
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