Tratto da OPI.IT
"Il Governo 'aggredisca' altre sacche e lasci stare la salute dei cittadini. E convochi chi vive il Ssn quotidianamente per trovare insieme altre strade di vero risparmio: quelle a spese di pazienti, servizi e personale, i sindacati e le associazioni professionali hanno già dichiarato di essere pronti a sbarrarle"
Niente tagli lineari, promette Lorenzin. Ma l'Economia studia la legge di stabilità e Padoan dichiara che "in sanità si può spendere meno e meglio". Gli fa eco Renzi : "Male che vada, avremo le stesse risorse del 2015". Detta così però, nonostante Lorenzin dichiari con forza che sotto i 112 miliardi il fondo sanitario non può andare, si parlerebbe dei 109,7 miliardi del 2015, quasi 3,4 miliardi in meno rispetto a quanto stabilito dalla manovra economica che ha replicato le cifre concordate nel Patto, ormai apparentemente inutile da questo punto di vista. Un "mancato finanziamento" che assieme a quello per il 2015 toglierebbe quasi 6 miliardi al Ssn.
Per di più tra i risparmi di Padoan nei giorni scorsi si è anche parlato di un ulteriore blocco del turn over. "Basta coi tagli: non ne possono più né i cittadini né chi lavora in sanità", afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale OPI. Secondo Mangiacavalli in questo modo innovazione, assistenza, e tutela dei diritti dei cittadini sono ormai una farsa e la sanità è il bacino a cui attingere risorse per favorire altre occasioni.
Sull'ipotesi di blocco del turn over, poi, la presidente OPI lancia l' allarme rosso: "In questo modo il rischio non è solo per il Ssn, ma anche per i pazienti. E per gli stessi operatori 'superstiti' perché le carenze di organico aumentano le liste d'attesa, i rischi di inappropriatezza dell'assistenza e i rischi anche fisici per il personale sottoposto a stress eccessivi "
"Le prime anticipazioni del Conto annuale del ministero dell'Economia (Ragioneria generale dello Stato) indicano nei primi tre quarti del 2014 una riduzione dello 0,59% degli organici rispetto al 2013. Significa che al Ssn sono mancati in un solo anno (e i dati non sono ancora completi ipotizzando quindi una perdita anche maggiore), circa 3.900 operatori, già calati di oltre 5.600 unità tra il 2013 e il 2012. Dal 2009, primo anno del blocco del turn over, il Ssn ne ha persi fino al 2013 circa 23.500 (-3,4%) e aggiungendo questi ulteriori 'desaparecidos' si sfiorano i 30mila professionisti in meno. Per quanto riguarda in particolare il personale infermieristico, il calo previsto in base alle anticipazioni per il 2014 è di quasi 1.200 unità (-0,41%). Dal 2009 il Ssn ha quasi 3.200 infermieri in meno (-0,50% circa) di cui poco meno di mille sono quelli persi tra il 2013 e il 2012".
Facendo un paragone con le presenze all'estero e, in particolare in Gran Bretagna che negli ultimi anni sta effettuando un reclutamento serrato di infermieri italiani giudicati tra i migliori d'Europa, perché è di questi professionisti che il Nhs (National health service) inglese ha più bisogno per innalzare la qualità dell'assistenza, Oltremanica c'erano nel 2010 (ultimo dato Nhs disponibile) 3,3 infermieri per posto letto, mentre in Italia nello stesso anno si raggiungevano 1,12 professionisti per posto letto, saliti a poco meno di 1,2 negli anni successivi per la riduzione drastica dei posti letto e non cero per l'incremento degli operatori. Anche l'ultimo rapporto Ocse d'altra parte ha messo in evidenza che con 3.9 medici ogni mille abitanti l'Italia si colloca sopra la media dei paesi considerati di 3.2 medici, mentre al contrario risulta sotto la media per il numero di infermieri: 6.4 ogni mille abitanti, contro gli 8.8 della media Ocse.
Per quanto riguarda i rischi per i pazienti, Mangiacavalli ricorda che in un anno la National Patient Safety Agency (NPSA) inglese ha registrato più di 30mila incidenti riguardanti la sicurezza del paziente correlati a problemi di organico e che la mancanza di infermieri secondo studi internazionali consolidati, aumenta del 7% il rischio di mortalità dei pazienti. "Oltre questi effetti le di per se assolutamente da evitare – spiega la presidente OPI – le carenze di organico portano tra gli infermieri un aumento dello stress e una riduzione del benessere con conseguente aumento di assenze per malattia e più abbandoni da parte del personale.
"Credo si possa tranquillamente sostenere che il personale del Ssn (tutto e in particolare gli infermieri che hanno il compito di assistere i pazienti h24) "hanno già dato" e che il Ssn non debba più essere considerato il come bancomat di un'Economia sempre col fiato corto. Esistono situazioni in cui è possibile ancora risparmiare qualcosa forse, come dice Padoan, e mi riferisco a tutto quello che non è il "core" del Ssn (la tecnostruttura, per intenderci). Ma non è certo il modo di farlo quello di togliere a tutti. Probabilmente anche per il personale ci sono realtà (ma sono davvero poche) in cui potrebbe essere sovradimensionato. Tuttavia la maggioranza delle strutture di assistenza soffre sia i tagli lineari alla spesa che compromettono i servizi, sia la carenza ormai allarmate di personale che rischia di paralizzare il servizio sanitario pubblico. L'invito è che il Governo "aggredisca" altre sacche e lasci stare la salute dei cittadini. E convochi chi 'vive' il Ssn quotidianamente per trovare insieme altre strade di vero risparmio: quelle a spese di pazienti, servizi e personale, sindacati e associazioni professionali hanno già dichiarato di essere pronti a sbarrarle".
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Non ci saranno tagli lineari alla Sanità nella prossima legge di Stabilità, ma una spending review che però dovrà rimanere al Fondo Sanitario. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non si stanca a ribadire il più fermo no a nuovi tagli, nonostante il serpeggiare di voci (l'obiettivo del ministero dell'Economia sarebbe di 1,5-2 miliardi del fondo sanitario) e di preoccupazioni neppure troppo nascoste da parte delle Regioni.
Intanto al ministero della Salute proseguono i lavori le società scientifiche, i medici e i sindacati per mettere a punto il decreto sulla appropriatezza delle prestazioni che dovrà essere varato entro il 18 settembre. Una operazione che non dovrebbe portare risparmi così ampi da garantire altri tentativi di intervento sul fondo sanitario ma che ha l'obiettivo di mettere un primo importante paletto per quella cultura sul buon uso delle risorse invocato da molti anni.
Ed in cantiere c'e' anche il provvedimento che il Parlamento dovrà varare sulla medicina difensiva, che, ha spiegato il ministro della Salute, resto costa al servizio sanitario nazionale 13 miliardi, tre in più di quanto stimati.
''Ho dedicato fin dal mio insediamento particolare attenzione alla questione. Si calcola - ha spiegato Lorenzin durante un question time alla Camera - che sia di 13 miliardi l'effetto negativo sul Servizio Sanitario Nazionale. Le iniziative normative del passato non hanno avuto gli effetti postivi sperati''.
Per questo la decisione di insediare lo scorso 26 marzo una commissione presieduta dal professor Guido Alpa per dare ''maggiore certezza agli operatori e garantire maggiormente ai cittadini la giustizia in caso di malasanità.
Il 6 agosto la relazione - resa nota dal ministro questa estate - e' stata consegnata alle commissioni'' e contribuirà per la scrittura del provvedimento per il quale il ministro ha assicurato la sua collaborazione.
Resta alta intanto l'attenzione da parte delle Regioni che a turno lanciano grida di allarme sul rischio di interventi. "L'unica spending review plausibile sono i costi standard, applicati rigorosamente e immediatamente. Con quella tanto cara al Governo e al Ministro della Salute le Regioni virtuose come il Veneto finiranno per dover tagliare servizi, e gli spreconi continueranno a sprecare. Errare è umano, ma perseverare è diabolico", ha detto il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia. "Spending review - incalza Zaia - significa letteralmente revisione della spesa. Allora il Ministro ci deve spiegare per quale motivo una Regione con i conti sanitari in attivo, come il Veneto, dovrebbe tagliare altri 200 milioni entro quest'anno. Invece ci vogliono imporre anche questa mazzata. Si chiamano tagli lineari, la spending corretta non sanno nemmeno dove sta di casa, sennò avrebbero usato i costi standard". (ANSA).