22/08/2019 - Think tank al Meeting Salute di Rimini 2019 sull'assistenza agli anziani. L'Italia, secondo gli ultimi dai Eurostat, è già al primo posto nel 2018 in Europa per percentuale di over 65: 35,2%, contro una media Ue del 30,5 per cento. L'infermiere, spiega Cosimo Cicia, consigliere FNOPI, è la figura costantemente presente nei team assistenziali
L'Italia, secondo gli ultimi dai Eurostat, è già al primo posto nel 2018 in Europa per percentuale di over 65: 35,2%, contro una media Ue del 30,5 per cento. La buona notizia è che nel 2050 l'Italia non è più prima e a batterla è il Portogallo con il 65,8% di ultrasessantacinquenni, ma la cattiva notizia è che il nostro paese è al secondo posto con ben il 64,7 per cento. E le cose peggiorano dopo altri 50 anni, nel 2100, quando la Croazia è al top col 71,7%, l'Italia raggiunge il 66,7%: oltre due terzi della popolazione è over 65.
E ancora. In un anno sono stati trattati secondo le rilevazioni del ministero della Salute poco meno di un milione di casi di assistenza domiciliare integrata, di cui nell'82,3% dei casi si è trattato di anziani. Ma gli over 65 nel nostro paese superano ormai i 13,6 milioni e la maggior parte ha bisogni di salute.
Il dato positivo, secondo la Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (FNOPI), intervenuta al think thank del Meeting Salute di Rimini con Cosimo Cicia, componente del Comitato centrale FNOPI, è che di questi casi se ne sono occupati in media per 12 ore (anche se solo con una media di 16 accessi l'anno) gli infermieri, contro le 3 ore medie sia di tempo dedicato che di accessi delle altre figure professionali sanitarie: quattro volte e oltre di più quindi.
E gli anziani aumentano: al 1° gennaio 2019 sono 14.456 le persone in Italia che hanno compiuto i 100 anni di età, donne nell'84% dei casi. Tra i centenari secondo l'Istat, ben 1.112 hanno raggiunto e superato i 105 anni e l'87% di questi è donna. In dieci anni (2009-2019) i centenari sono passati da 11 mila a oltre 14mila, quelli di 105 anni e oltre sono più che raddoppiati, da 472 a 1.112, con un incremento del 136 per cento.
Un segnale che conferma l'invecchiamento della popolazione visto anche che un italiano su cinque ha più di 65 anni e gli ultraottantenni rappresentano il 5,3% della popolazione.
L'Italia è uno dei paesi più vecchi dell'Ue e questo richiede un nuovo sistema di assistenza sanitaria che cresca in prevenzione e controllo di numerose patologie correlate croniche dovute all'aumento della complessità di cura verso gli anziani.
Nel 2028, tra la popolazione della classe di età 45-74 anni, gli ipertesi saranno 7 milioni, quelli affetti da artrosi/artrite 6 milioni, i malati di osteoporosi 2,6 milioni, i malati di diabete circa 2 milioni e i malati di cuore più di 1 milione. Inoltre, tra gli italiani ultra 75enni 4 milioni saranno affetti da ipertensione o artrosi/artrite, 2,5 milioni da osteoporosi, 1,5 milioni da diabete e 1,3 milioni da patologie cardiache.
"L'infermiere – spiega Cicia - ha vissuto nell'ultimo decennio un forte processo di professionalizzazione nella gestione del paziente anziano (formazione accademica di base e post base, formazione permanente d'aula e on-stage e di ridefinizione giuridico professionale) che lo pone nella possibilità di agire con nuove competenze e di assumere funzioni innovative quali ad esempio quella di 'case manager' per un efficace mantenimento della continuità assistenziale".
"È la figura costantemente presente nei team assistenziali – continua - ed è colui che, indipendentemente dai setting in cui opera, può ricoprire un ruolo significativo sia nella gestione della fragilità che della complessità evidenziata dalla persona assistita, in questo caso del malato anziano, nella sua presa in carico, promozione dell'auto-cura, supporto alla rete parentale non che mantenimento della continuità del percorso clinico assistenziale. La difficoltà delle conoscenze, delle capacità e abilità richieste per fornire un tipo di assistenza geriatrica che possa definirsi adeguata, implica la necessità che gli infermieri specializzati in quest'area sviluppino e posseggano particolari attitudini accanto ad una specifica apertura mentale e profonda comprensione e sensibilità.".
L'infermiere geriatrico oggi, quindi, è il risultato di un processo clinico – assistenziale e sociale importante e in questo senso deve essere sviluppata e codificata la specializzazione, così come dovrebbe esserlo per chiunque operi in sanità accanto al malato, a questo nuovo malato che invecchia sempre di più.
Tutto questo le famiglie italiane lo sanno, soprattutto se tra loro ci sono non autosufficienti che richiedono prestazioni tutte infermieristiche, con una matrice ampia e articolata, con più o meno elevata tecnicità, che però richiede in ogni caso l'intervento di un infermiere.
Da recenti ricerche promosse dalla FNOPI è emersa la loro difficoltà di avere continuità assistenziale sul territorio e a domicilio tramite il Servizio sanitario, e la possibilità di avere accesso tempestivo al momento del bisogno ad alcune prestazioni sanitarie, tra le quali quelle infermieristiche.
Anche per questo la priorità per il futuro è per quasi l'80% degli italiani l'istituzione della figura dell'infermiere sul territorio, analoga a quella del medico di medicina generale: l'infermiere di famiglia. Una figura molto apprezzata da tutti e su cui sono presenti due recenti proposte di legge in Parlamento, che rende ottimale l'assistenza in un settore chiave per ridurre l'utilizzo improprio dell'ospedale. Questi professionisti, oltre a dare assistenza ai pazienti, possono facilitare il percorso tra le strutture ospedaliere, le strutture territoriali e, sul territorio, tra i medici di famiglia e gli altri attori dell'assistenza e coordinare le attività assistenziali a livello territoriale e domiciliare. Tra gli obiettivi c'è la riduzione delle ospedalizzazioni evitabili e il ricorso improprio al pronto soccorso a favore dei pazienti. Anziani in testa ovviamente.
"Il nursing geriatrico – spiega ancora Cicia - la specializzazione in geriatria degli infermieri, ha precise finalità: mantenimento o recupero dell'autosufficienza, apprendimento all'autogestione di salute o disabilità, educazione alla prevenzione del bisogno, istruzione alle famiglie. Con due aspetti principali. Quello di tutela, che include gli interventi di tipo sostitutivo quando il paziente non è in grado di compiere in modo autonomo le azioni di vita quotidiana. Quello sanitario che comprende il monitoraggio clinico, interventi terapeutici e la programmazione assistenziale di cui un paziente necessita in fase di ospedalizzazione".
"Per raggiungere l'obiettivo importante di soddisfare le esigenze di questa fascia sempre più ampia di popolazione – prosegue - è necessario disporre di ampie conoscenze sull'invecchiamento, sui problemi che l'anziano si trova ad affrontare. In risposta a queste esigenze, la disciplina geriatrica e la ricerca in futuro avranno ampio spazio in campo sanitario e la professione infermieristica sarà la protagonista di un nuovo modello di assistenza basato sulla presa in carico globale e di promozione dell'invecchiamento: gli infermieri sono vicini alle persone, per accompagnarle nel loro percorso di mantenimento della salute. La nostra è un'attenzione che si deve integrare con quella di tutti gli altri professionisti del settore, perché solo lavorando in sinergia e nel rispetto reciproco dei ruoli si possono ottenere risultati e, oltre a cure e assistenza, il mantenimento della dignità della persona".
"I nuovi scenari sociodemografici ed epidemiologici che si sono venuti a delineare negli ultimi anni – ha aggiunto Paolo Zoppi, Direttore Dipartimento Infermieristico e Ostetrico ASL Toscana Centro - se pur largamente annunciati, ci pongono davanti alla necessità di ripensare il sistema di risposte assistenziali alla fragilità, cronicità, invecchiamento ed isolamento sociale.
La scelta di sperimentare nella Toscana centrale, 'L'Infermiere di Famiglia e Comunità' - continua - ha consentito di creare per gruppi di popolazione definiti, un punto di riferimento (in team con altri professionisti) che possa dare risposte e sostegno alla fragilità, alla cura, al bisogno di continuità ed integrazione attraverso una presa in carico proattiva, continua e integrata.
A un anno dall'avvio – conclude Zoppi - i primi risultati sono molto incoraggianti; l'intenzione è di estendere e portare a regime la sperimentazione entro il 2020".
9/08/2019 - Think tank al Meeting Salute di Rimini 2019 sulla formazione per le professioni sanitarie: gli interventi della presidente Barbara Mangiacavalli e del consigliere-tesoriere Giancarlo Cicolini.
Lo sviluppo della professione infermieristica non è solo manageriale, ma anche clinico e per questo di fondamentale importanza è riconoscere ai professionisti le specializzazioni e il loro percorso formativo, non solo come approfondimento professionale legato ai master, ma come vero e proprio livello di istruzione universitaria superiore.
E alle specializzazioni saranno anche legati la progressione di carriera e il principio di infungibilità.
Questo il panorama prossimo che la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) sta disegnando per lo sviluppo dell'attività assistenziale degli oltre 450mila suoi iscritti di cui 385mila in servizio e di questi 270mila circa alle dipendenze del Servizio sanitario nazionale. Numeri che si traducono in una consistenza della professione infermieristica pari a oltre il 45% di chi lavora in sanità e in oltre il 40% di chi dipende dalle strutture pubbliche.
E questo è stato l'argomento al centro del think tank sulla formazione delle professioni al Meeting Salute in svolgimento a Rimini dal 19 al 24 agosto.
"Occorre stratificare le competenze specialistiche sia nei modelli organizzativi che negli incardinamenti normativi e contrattuali", ha detto la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli.
Già domani quindi ci aspetta un infermiere non più solo dedicato alle "esigenze di reparto e di azienda", ma specializzato secondo canoni che la Federazione sta mettendo a punto con i ministeri di Salute e Università e su cui presto si confronterà con le Regioni.
Il quadro della nuova professione infermieristica legata alla crescita formativa va dall'infermiere generalista che lavora nell'assistenza generale, partecipando all'identificazione dei bisogni di salute, pianificando, gestendo e valutando l'intervento infermieristico su persone o gruppi di persone, sane o malate, in strutture territoriali e ospedaliere all'infermiere specialista con competenze avanzate che lavora con ampia autonomia nell'assistenza a pazienti complessi e vulnerabili di una determinata tipologia specialistica, contribuisce allo sviluppo della professione ampliando le competenze cliniche a quelle di formazione, organizzazione e ricerca ed esercita la leadership in maniera efficace e proficua, come i modelli internazionali (Oms ad esempio) richiedono.
Un modo nuovo quindi di fare assistenza, che ricalca quanto già accade nei paesi maggiori partner europei come Inghilterra, Spagna, Germania e Francia, con cui tra l'altro è aperto lo scambio di professionisti.
"Il riferimento alla pratica infermieristica avanzata – spiega Mangiacavalli - è sempre relativo alla pratica clinica ed è caratterizzata da due elementi fondamentali: l'approfondimento e l'estensione del sapere. L'infermiere che ha acquisito competenze avanzate esercita la sua attività con ampia autonomia, contribuisce allo sviluppo della professione attraverso la formazione e la ricerca, è agente di cambiamento (leadership). E le competenze specialistiche avanzate, lo hanno ampiamente dimostrato gli studi internazionali, contribuiscono a migliorare gli esiti clinici".
Tutto questo poi prevede l'infungibilità della specializzazione, cioè chi è specialista in una branca non può essere utilizzato per un'altra. Si tratta, in analogia con altri professionisti della salute, di riconoscere all'infermiere specialista il suo ruolo, le sue capacità e le sue funzioni all'interno dei meccanismi dell'assistenza. Gli infermieri, spiega la FNOPI, sono spesso risorse utili al sistema per la loro trasversalità professionale ma proprio questo approccio, in questa fase di blocco del turn over, sta facendo perdere lo sviluppo di competenze specialistiche a svantaggio della popolazione assistita.
"L'infungibilità legata alla specializzazione infermieristica – afferma Mangiacavalli - parte dalla necessità di un coordinamento trasversale dell'assistenza che richiede nuovi ruoli, già individuati nelle aree specialistiche. Sono necessarie e prevedibili figure di infermiere con perfezionamento clinico e nel management, formato a vari livelli. e in grado di orientare, governare sia i processi assistenziali tipici di una certa area clinica, sia le competenze professionali necessarie per realizzarli. Ovviamente – chiarisce - per chi non seguirà questo tipo di percorsi, c'è sempre l'infermiere con competenze fondamentali, che svolge la professione garantendo il livello iniziale e più diffuso con competenze commisurate al percorso di base abilitante".
Alla base di tutto poi c'è la necessità che a formare gli infermieri siano gli infermieri. Oggi la professione infermieristica che negli Atenei è la più numerosa (circa il 45% degli iscritti nelle facoltà mediche) ha un numero troppo basso di docenti-infermieri: il rapporto docenti/studenti è 1:1.350 contro, ad esempio, un rapporto di 1:6 per la facoltà di odontoiatria. Per abilitare i professori necessari ci vorrà anche un investimento relativo di circa 1,7 milioni l'anno, ma è necessario che per una formazione di livello avanzato sia previsto anche un diverso sviluppo del corpo docenti.
"Gli obiettivi di tutto questo – spiega Giancarlo Cicolini, del Comitato centrale della FNOPI – sono di mantenere la continuità dell'assistenza e l'applicazione dei percorsi clinico-assistenziali, garantire appropriatezza dei trasferimenti nelle diverse aree di intensità (alta - media-bassa intensità), migliorare i percorsi di dimissione dei pazienti, integrare al massimo ospedale e territorio, utilizzare in modo razionale le risorse rispetto alla tipologia di paziente e al suo piano di dimissione, valutare i pazienti proposti per il trasferimento da altre unità operative ad altre aree".
"D'altra parte – aggiunge Cicolini – sono gli stessi infermieri che nella loro formazione chiedono di salire gradini più alti. Una recente indagine Almalaurea, consorzio interuniversitario che analizza ogni anno le condizioni e le aspettative dei laureati, ha evidenziato che Il 65,1% degli infermieri con laurea triennale intende proseguire gli studi, nel 17,% dei casi con la laurea magistrale e nel 33,9% con i master e tra quelli con laurea magistrale il 37,3% intende proseguire gli studi con un master o altro corso di perfezionamento (qui si inseriscono le specializzazioni), mentre il 13,5% con il dottorato di ricerca".
Nella formazione poi un ruolo essenziale soprattutto per garantire qualità assistenziale ai pazienti è l'aggiornamento continuo (ECM, educazione continua in medicina). E di questo la FNOPI si fa garante: ma maggio 2019 ha istituito – prima tra le professioni - una Rete omogenea di referenti per garantire che tutti gli infermieri perseguano l'aggiornamento continuo, valorizzare le esperienze consolidate negli ordini provinciali, condividerle e metterle a disposizione di tutti.
"La FNOPI – spiega Mangiacavalli - ha sempre tenuto nella massima considerazione l'aggiornamento e il ruolo degli infermieri nel sistema Ecm tanto che abbiamo voluto inserire nel recente, nuovo Codice deontologico un articolo ad hoc secondo cui 'l'Infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate dalla comunità scientifica e aggiorna le competenze attraverso lo studio e la ricerca, il pensiero critico, la riflessione fondata sull'esperienza e le buone pratiche, al fine di garantire la qualità e la sicurezza delle attività. Pianifica, svolge e partecipa ad attività di formazione e adempie agli obblighi derivanti dal programma di Educazione Continua in Medicina', in modo tale da chiarire bene a tutti come la professione si pone nei confronti dell'Ecm, a garanzia dei pazienti".
L'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo sarà presente alla manifestazione "Bimbi in Piazza" che si svolgerà a S.Nicolò a Tordino.
L'Ordine sarà presente con uno stand informativo in piazza Progresso, in cui saranno illustrate le manovre per la disostruzione delle vie aeree.
Per meglio organizzare le giornate di seguito le date e gli orari in cui saremo presenti.
Giovedì 13 Giugno dalle ore 17:00 alle ore 19:00
Venerdì 14 Giugno dalle ore 17:00 alle ore 19:00
Sabato 15 Giugno dalle ore 11:00 alle ore 12:30 e dalle 17:00 alle 19:00
Domenica 16 Giugno dalle ore 11:00 alle ore 12:30 e dalle 17:00 alle 19:00