Un ringraziamento alla collega Ivana che ha condiviso con noi il suo percorso e le sue impressioni; attualmente in servizio a Giulianova presso il Blocco Operatorio
- Parlaci di te, come hai scelto di fare l'infermiera?
Per me è stato un caso l'approccio a questa professione. Devo tutto, e oggi la ringrazio pubblicamente, alla caposala (oggi in pensione) del Pronto Soccorso di Giulianova. La mia vita era proiettata da un'altra parte.....parlando con lei invece ho scoperto che, forse per indole e con una buona preparazione culturale e scientifica, sarei diventata una brava infermiera....poi l'illuminazione per la Sala Operatoria ed ora eccomi qua con 26 anni di esperienza sul campo.
- Qual è stato il tuo percorso formativo e lavorativo?
Il mio percorso formativo nasce nel "lontano 1980" a Giulianova, 1° corso triennale terminato con successo nel 1983/84 con Diploma di Stato. L'anno dopo ho frequentato all'Aquila il Corso di Assistente Sanitario durato anch'esso 1 anno e relativo Diploma. Nell' anno 1986 vincitrice di concorso sono entrata in Pronto Soccorso a Giulianova per poi andare in Sala Operatoria nel 2000. Quando poi ho deciso di ampliare le mie conoscenze in campo chirurgico non sono stata ammessa e non ho potuto ripetere la domanda l'anno successivo perché nel frattempo avevano spostato tutti i corsi regionali all'Università. A quel punto ho continuato la mia preparazione "sul campo" fino ad oggi, alla soglia del mio "fine percorso" posso ritenermi più che soddisfatta per la mia tenacia e forza di volontà. Unico rimpianto non essere andata al nord in realtà ospedaliere più grandi per una formazione più ampia. Nella prossima vita.....magari!!!!! e guardando indietro rifarei tutto da capo.
- Cosa consiglieresti ai giovani che decidono di intraprendere questa professione?
Ai giovani che decidono di iniziare questo percorso consiglierei in assoluto di non provarci se non motivati, appassionati e curiosi, perché la nostra professione in quanto tale non è solo "lavoro" ma veramente una "missione", costellata da sacrifici e rinunce di sabati, domeniche e festivi ma, per contro, ricca di soddisfazioni e arricchimento personale.
- L'infermiere come professionista ha la capacità di aggiornarsi e arricchirsi con la formazione e la ricerca nella tua realtà lavorativa è così?
Finalmente con gli ECM l'infermiere può aggiornarsi e confrontarsi con tanti colleghi di altri Presidi Ospedalieri e realtà lavorative per poi crescere professionalmente. Unico neo è l'impossibilità nel farlo costantemente vista la carenza di personale un po' ovunque e il diniego dei caposala a fronte di turni scoperti. Nella mia realtà lavorativa non mi posso lamentare perché bene o male riesco, insieme ai miei colleghi, ad aggiornarmi senza grossi problemi e tutti, alla fine dell'anno in corso, riusciamo ad ottenere il numero dei crediti che la nostra Azienda richiede.
- Cosa pensi che l'utenza recepisce oggi la nostra professione?
L'utenza oggi, secondo me, ha le idee un pò confuse con l'introduzione di nuove figure rappresentate da OSA/OSS/OSSS. Ruoli e mansioni non ben definite (e qui sollevero' ira e critiche) che ha creato nell'utenza, fruitori di assistenza, la domanda "Chi fa? e che Cosa?". Secondo me un pò è colpa anche nostra che deleghiamo troppo....a volte per eccessivo " carico di lavoro". Ci vorrà un pò di tempo ma siamo in tanti e con una buona dose di buona volontà da parte nostra, risolveremo anche questo.
- Nella tua realtà lavorativa riesci ad esprimere la tua autonomia professionale?
L'autonomia nel mio lavoro è determinante e direttamente proporzionale alla conoscenza, anche se lavoriamo a stretto contatto con il chirurgo. Con i colleghi riusciamo bene o male a dire la nostra e a dare, li' dove serve, il nostro imprinting.
- Un augurio o un sogno per il futuro?
Auguro a me stessa e tutti i colleghi di continuare a crescere affinché la nostra professione sia sempre più qualificata, gratificante e anche più remunerata (sarebbe ora) sperando vivamente non rimanga un sogno.
L’Ocse conferma: il numero di infermieri in Italia per mille abitanti è tra i più bassi dei 35 paesi considerati nel nuovo Rapporto Health at a Glance Europe 2018 appena diffuso, integrato con la banca dati OECD Health Statistics 2018: 5,6 che pone il nostro paese a sette posti dal peggiore (il Messico con 2,9) e ben lontano dalla media Ocse di 9,4.
Al contrario, l’Italia è nona su 35 paesi per il numero di medici ogni mille abitanti e così, la proporzione tra infermieri e medici che dovrebbe essere di tre infermieri ogni medico (nell’Ocse la media è 2,87), si ferma inesorabilmente a 1,4, peggiorando l’1,5 registrato l’anno precedente. E si parla solo di medici e infermieri attivi che svolgono cioè davvero la professione (sia in ospedale che fuori e nel privato).
“Già il rapporto tra infermieri dipendenti e pazienti che per rivelarsi ottimale nell’assistenza dovrebbe essere di uno a sei – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri, FNOPI, la maggiore in Italia con i suoi oltre 440mila iscritti -, in Italia è in media di 1 a 11 con punte fino a 17-18 e il rapporto con i medici invece di essere uno a tre si ferma a 1 a 2,5 anche in questo caso con punte che sfiorano la parità (1:1) e un rapporto corretto nelle Regioni benchmark (ma non in tutte le aziende). Se guardiamo l’ultimo dato Ocse ci si rende conto che la maggiore carenza è proprio sul territorio che fa abbassare i valori medi, dove oggi la popolazione ha più bisogno per l’aumento della cronicità e della non autosufficienza legato all’età sempre più avanzata”.
L’Italia infatti ha exploit positivi come quello di essere tra i primi paesi – l’Ocse lo conferma - per aspettativa di vita: quarta dopo Giappone, Svizzera e Spagna con 83,30 anni medi (81 per i maschi e 85,60 per le femmine) e sempre in alta classifica (ma va un po’ peggio come posizione generale) per l’aspettativa di vita a 65 anni.
“La FNOPI ha valutato da tempo la necessità di almeno 53mila professionisti infermieri e il dato Ocse conferma la carenza che senza un nuovo modello di assistenza andrà a totale discapito dell’assistenza. Lo abbiamo detto chiaro: la cronicità e la demografia in genere con l’incremento dell’età e della vita media, aumenteranno i bisogni di assistenza e gli infermieri non solo possono, ma devono essere messi in grado di esprimere il massimo delle loro potenzialità sia in termini quantitativi che qualitativi. Un mancato intervento oggi non avrà possibilità di essere riparato domani. Lo scenario da ricercare è quello di una ‘trasformazione strutturale’ nell’organizzazione del lavoro con una crescita professionale degli infermieri che permetta di allargare il loro perimetro di azione alleggerendo il lavoro medico e consentendo ai medici stessi di focalizzarsi su aree di cura in cui fanno realmente la differenza”.
Anche lo stesso Ocse lo ha più volte affermato: “Gli italiani invecchiano e la domanda di assistenza sanitaria sale. La popolazione italiana è una delle più vecchie al mondo: quasi il 20% supera i 65 anni di età e nel 2050 circa l'8% degli italiani avrà più di 85 anni. Il sistema sanitario italiano, al momento, potrebbe non essere in grado di far fronte ai cambiamenti, in particolare per quanto riguarda il rinnovo e l'assunzione del personale infermieristico”, E nel nuovo Rapporto dichiara che “gli infermieri svolgono un ruolo fondamentale nel fornire assistenza sanitaria non solo negli ospedali e negli istituti di assistenza a lungo termine, ma sempre più anche nelle cure primarie e nelle strutture di assistenza domiciliare”.
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L'OPI Teramo esprime solidarietà e vicinanza ai tanti colleghi che si stanno adoperando sul luogo del disastro; molti infermieri presenti hanno rinunciato spontaneamente alle proprie ferie per fronteggiare l'emergenza. Tutto il Consiglio Direttivo esprime inoltre cordoglio alle vittime, ai loro famigliari e a tutti i cittadini coinvolti direttamente.