La malattia di Chagas, detta anche tripanosomiasi americana, è una malattia infettiva causata da un parassita (Trypanosoma cruzi) trasmesso all'uomo dalla puntura di una cimice che vive principalmente in alcune zone rurali di Messico, Sud America e America Centrale. Scoperta nel 1909 dal batteriologo e igienista Carlos Chagas che per primo la descrisse.
Si trasmette principalmente per mezzo di insetti noti come Triatominae. I sintomi cambiano nel corso dell'infezione. Nella fase iniziale, generalmente essi non sono presenti o si rivelano lievi, come febbre, ingrossamento dei linfonodi, mal di testa e gonfiore locale sul sito di puntura. Dopo 8-12 settimane, gli individui entrano nella fase cronica della malattia e nel 60%-70% non si presentano altri sintomi. Nel restante 30%-40% si sviluppano ulteriori sintomi in un periodo tra i 10 e i 30 anni dopo l'infezione iniziale, compreso l'allargamento dei ventricoli del cuore nel 20%-30% dei casi, portando a insufficienza cardiaca. Nel 10% dei pazienti si può osservare anche un allargamento dell'esofago o del colon.
Si stima che, nel 2015, da 7 a 8 milioni di persone, per lo più residenti in Messico, America Centrale e Sud America, abbiano la malattia di Chagas. Nel 2006, è stato calcolato che la condizione provochi 12 500 morti l'anno. La maggior parte delle persone con la malattia appartengono a una fascia povera della popolazione e la maggior parte di essi non si rende nemmeno conto di essere infetto. Gli spostamenti della popolazione su larga scala hanno incrementato le aree geografiche in cui la malattia di Chagas si può trovare e includendo molti paesi europei e gli Stati Uniti. Queste aree hanno visto un aumento dei casi negli anni.
PNAE (Pediatric Nursing Associations of Europe), network delle Associazioni di Infermieristica Pediatrica d’Europa, ha lo scopo di assicurare a bambini, giovani e famiglie un’assistenza di qualità.
La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche stigmatizza e rifiuta l’immagine data dalla manifestazione odierna di Roma contro l’obbligatorietà del vaccino di una categoria professionale in prima linea, come dimostrano contagi e decessi, nella lotta alla pandemia.
Se presenti, gli infermieri che secondo fonti di stampa avrebbero partecipato alla manifestazione di un sedicente comitato “Di sana e robusta costituzione” dovranno rendere conto agli ordini di appartenenza ai quali la Federazione darà tutto il supporto necessario per operare con il massimo rigore, dell’atteggiamento che oltre a creare confusione nei cittadini, altera l’immagine della professione infermieristica facendo supporre – come dimostrano le reazioni social all’iniziativa – che gli infermieri non sono una categoria assolutamente responsabile in questo senso.
Per quanto riguarda l’essere vaccinati, la professione infermieristica, come le altre professioni intellettuali nel campo sanitario, aderisce ai principi dell’etica professionale che guida scienza e coscienza degli infermieri in scelte che rispondono al principio inderogabile di tutela della salute delle persone. Riconosce il valore delle evidenze scientifiche come base del suo agire professionale e come garanzia per gli assistiti del massimo sforzo dei professionisti che si curano di loro e della massima sicurezza del rapporto con gli infermieri.
Nella sicurezza delle cure l’infermiere riveste un ruolo fondamentale in quanto corollario fondamentale della responsabilità assistenziale e dell’autonomia, positivamente riconosciute dall’ordinamento giuridico.
L’infermiere è consapevole del proprio ruolo, e la tutela dell’assistito da assicurare con professionalità e una formazione adeguata è un’attività imprescindibile, parte integrante e fondamentale per l’erogazione in sicurezza delle cure e dell’assistenza alla persona, essenziale per adempiere alla mission dell’infermiere, in linea con la ratio della Legge n. 24/2017 e dei principi posti alla base del governo del rischio clinico.