25/08/2017 - La figura dell'infermiere di comunità, che vede gli ambienti di vita della persona come setting privilegiati dell'assistenza, ricalca quella di un professionista che agisce in modo proattivo, in rete con tutti i servizi socio sanitari, facilmente riconoscibile e contattabile.
Le linee di indirizzo sull'infermiere di comunità elaborate dal Collegio OPI di Trento sono state recentemente inviate alla Federazione nazionale dei Collegi degli Infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d'infanzia di Roma per poi essere condivise come "prototipo" con le altre Regioni. La fase di studio del progetto in Trentino è iniziata diversi anni fa. Una prima versione del documento è stata elaborata su mandato dell'allora assessore provinciale alla Salute, Ugo Rossi. Da quel momento il Collegio OPI ha lavorato, in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e l'Azienda provinciale per i servizi sanitari, ad una continua ridefinizione delle linee di indirizzo, andando oltre i modelli già presenti in altre Regioni e collocando l'infermiere di comunità accanto al medico di medicina generale nelle strutture sul territorio, specificatamente nelle aggregazioni funzionali territoriali (AFT). La figura dell'infermiere di comunità, che vede gli ambienti di vita della persona – casa, comunità, strutture - come setting privilegiati dell'assistenza, ricalca quella di un professionista che agisce in modo proattivo, in rete con tutti i servizi socio sanitari, facilmente riconoscibile e contattabile. Egli basa il suo operato sui principi della medicina di iniziativa, attingendo all'esperienza assistenziale, alla conoscenza del territorio, delle persone e delle istituzioni. Il nuovo professionista, quindi, funge da ponte e da facilitatore tra il paziente, la sua famiglia e i diversi interlocutori istituzionali. "È necessario continuare a investire su questo ruolo, perché è il futuro di un'assistenza che si focalizza sui bisogni dei pazienti nella loro unitarietà e continuità", spiega Luisa Zappini, presidente del Collegio OPI di Trento. "La nostra proposta, attraverso la Federazione nazionale, potrà essere presa come modello 'di metodo' dalle altre realtà locali che poi la declineranno singolarmente a livello organizzativo. Il punto focale è la necessità di riconnettere attorno alla persona e ai suoi bisogni l'insieme delle prestazioni, dei processi e dei servizi". "C'è una richiesta crescente da parte dei cittadini per l'infermiere di famiglia e di comunità", conferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale dei Collegi OPI. "Sul territorio l'infermiere assicura la continuità della presenza e della presa in carico dei problemi; le sue competenze in questi ambiti favoriscono la personalizzazione degli impegni assunti dalla persona verso la propria salute, riducendo il rischio di istituzionalizzazione/ospedalizzazione. Con il medico di medicina generale si crea così un'alleanza che fa da tramite tra le esigenze della persona assistita e il medico di fiducia. Per questo la presenza dell'infermiere di comunità nelle AFT è un'evoluzione naturale di un'assistenza di qualità".
Una falsa infermiera sorpresa a lavorare in ospedale tramite agenzia interinale. La notizia è di qualche giorno fa e ha causato profonda rabbia nei giovani infermieri pescaresi costretti ad emigrare per trovare un posto di lavoro. Adesso a prendere carta e penna è Irene Rosini, presidente collegio OPI Pescara, che esprime tutta la sua profonda amarezza.
Falsi infermieri, danni gravissimi ai pazienti e alla professione
irene rosini
Il caso della falsa infermiera che ha avuto il disonore della cronaca non è un evento unico, anche se particolarmente eclatante. A questo caso, scoperto e immediatamente denunciato ai carabinieri dal collegio OPI di Pescara, si aggiungono purtroppo diverse altre forme di abuso della professione infermieristica....
21/08/2017 - Chiesta una convocazione urgente per studiare misure utili a evitare la possibilità che episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari possano ripetersi.
Il Collegio provinciale OPI di Torino, presieduto da Maria Adele Schirru, ha inviato una lettera (in allegato) alla direzione della Asl Torino 4 dopo l'aggressione avvenuta nel cortile interno dell'ospedale locale ai danni di un infermiere.
"Il fatto - scrive Schirru - riporta alla ribalta un problema già recentemente sottolineato dalla Federazione OPI di cui il nostro Collegio fa parte: quello della violenza sugli operatori, sui rischi che essi corrono nello svolgimento della loro professione e, comunque, nel momento in cui devono accedere alle strutture sanitarie di cui fanno parte per garantire l'assistenza".
Si tratta della terza aggressione in pochi mesi nel distretto di Chivasso, Ivrea e Ciriè. La Federazione OPI e tutti i Collegi provinciali hanno già espresso una posizione netta contro la violenza sugli operatori. Il documento approvato dalla Federazione ritiene prioritaria l'istituzione di un Osservatorio nazionale articolato in tutte le Regioni sul fenomeno della violenza negli ambienti di ricovero e di assistenza che indichi la strada e gli strumenti per controlli rigorosi e continui con la possibilità di effettuare interventi immediati e decisi a tutela degli operatori. Tutto ciò dovrà consentire un'efficace informazione, formazione e promozione in materia di sicurezza dell'attività di cura e tutela della salute mettendo in campo le strategie necessarie alla valutazione del rischio, anche attraverso la collaborazione tra istituzioni pubbliche diverse, monitorando i dati relativi a strutture e presidi sanitari considerati a rischio.
"Per poter realizzare queste necessarie innovazioni ed elaborare la migliore strategia di tutela dei propri professionisti, che nelle strutture a rischio rappresentano comunque oltre il 50% degli operatori, la Federazione e i Collegi provinciali dichiarano la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni sia a livello centrale che locale per contrastare e sconfiggere il fenomeno in argomento. In questo senso il Collegio OPI di Torino è pronto a partecipare con proposte pratiche e subito realizzabili al tavolo di crisi previsto dalla Regione", conclude la lettera indirizzata alla Asl, formalizzando poi una richiesta di convocazione urgente dei rappresentanti OPI perché possano studiare con i responsabili dell'azienda misure utili a evitare la possibilità che episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari possano ripetersi.