Continua l'attività formativa proposta dal Collegio OPI di Teramo, questa volta con l'evento: "Infermieri: protagonisti della propria professionalità o abusivi di quella altrui? Un viaggio nelle competenze avanzate di più settori".
L'obiettivo del corso quello di acquisire conoscenze dulla attuale situazione professionale in materia di competenze avanzate, anche attraverso lo studio e l'analisi di ciò che succede nei settori ormai tradizionalemnte "avanzati", come quello dell'emergenza-urgenza, ma con uno sguardo dedicato anche a molte altre realtà spesso meno note, ma certamente altrettanto significative".
Relatore Dott. Francesco Falli, appuntamenti: Prima edizione a Sant'Omero 21 Aprile 2016, seconda edizione Atri 22 Aprile 2016.
Buon lavoro colleghi!
Scarica la locandina (in allegato Download qui sotto) iscriviti inviando un fax al 0861241838 oppure invia una mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Iscrizioni gratuite dal 22 Marzo.
08/03/2016 - Il primo firmatario del Ddl a Napoli per un convegno organizzato dal Collegio provinciale OPI, alla presenza della senatrice Annalisa Silvestro.
"Entro l'estate porteremo a casa la legge sulla responsabilità del personale sanitario". Ad annunciarlo è stato il deputato del Pd Federico Gelli, primo firmatario del disegno di legge (Ddl) già passato alla Camera e in discussione al Senato, nel corso di un convegno organizzato a Napoli dal Collegio provinciale OPI presieduto da Ciro Carbone, componente del Comitato centrale della Federazione.
Per Gelli "il meglio è nemico del bene", quindi se "la norma può essere migliorata", ciò che conta "è riuscire ad approvare una legge che attendiamo da troppo tempo". Resta l'obiettivo di migliorare il testo al Senato senza "stravolgerne i concetti base".
Un pubblico attento e interessato ha affollato la sala congressi dell'Hotel Oriente. Infermieri, soprattutto, ma anche tanti medici, manager e dirigenti di Asl e ospedali. La legge Gelli, cosi come ormai è definita, è stata vivisezionata in tutti i suoi aspetti. E' toccato a Ciro Carbone, Presidente del Collegio OPI di Napoli, aprire i lavori. Nel suo indirizzo di saluto coglie uno degli aspetti centrali della legge: "Un'adeguata gestione del rischio clinico impone al mondo sanitario la necessità di lavorare in equipe multidisciplinari. Ormai la sanità non è più affare di una singola professione, ma è affare di tutti i professionisti che vi operano".
Dei vari aspetti del provvedimento legislativo, da quello giurisprudenziale a quello assicurativo, hanno discusso l'avvocato Gennaro Torrese, presidente dell'Ordine di Torre Annunziata, e il professor Paolo D'Agostino dell'Università di Torino.
Positivo anche il giudizio della senatrice Annalisa Silvestro, che ha richiamato l'esigenza di adeguarsi alla normativa europea. Coordinatori del risk management, infatti, non saranno più solo dai medici specializzati in igiene, epidemiologia e sanità pubblica o equipollenti o con comprovata esperienza almeno triennale nel settore, come prescrive la legge di stabilità 2016, ma anche personale dipendente delle strutture sanitarie con adeguata formazione ed esperienza almeno triennale. Per gli infermieri, quindi, il Ddl apre le porte anche alla possibilità di assumere nuove responsabilità nella gestione del rischio, perché, come ripetuto da numerosi deputati durante l'esame in aula, quello sul paziente è un atto sanitario, senza esclusività e le responsabilità vanno a chi in un determinato momento e per un detrminato processo assistenziale assiste il paziente. Per la senatrice Annalisa Silvestro "questa legge è importante soprattutto perché porta con sé un paradigma innovativo in sanità: integra le professioni, le obbliga a lavorare insieme, abbatte muri e steccati. Impone un ragionamento di sistema che elimina ogni personalismo residuo e dannoso al sistema salute del nostro Paese".
Per Joseph Polimeni, commissario ad acta per la sanità in Campania, è fondamentale "una collaborazione tra tutte le figure professionali della sanità" perché "senza gli infermieri non si fanno modifiche".
Sul fronte opposto, il coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato, Tonino Aceti, ha sottolineato la necessità di "contrappesi a favore dei pazienti per realizzare un vero bilanciamento tra le garanzia per i camici bianchi e i diritti dei cittadini". In quest'ottica ha insistito nel chiedere la digitalizzazione della cartella clinica e la registrazione video di quanto accade in sala operatoria.
Il Ddl, tra l'altro, prevede che l'ambito di intervento della responsabilità professionale venga estesa anche alle strutture socio sanitarie. Rimandata a un decreto del ministero dello Sviluppo economico, poi, l'individuazione dei requisiti minimi e delle caratteristiche di garanzie per le polizze assicurative delle strutture sanitarie, che dovranno essere individuati anche per le forme di autoassicurazione e per le altre misure di assunzione diretta del rischio. Sulle azioni di rivalsa, un emendamento dello stesso Gelli ha previsto che quelle nei confronti dell'esercente la professione sanitaria possano avvenire solo per dolo e colpa grave ed è confermato il tetto massimo di tre annualità lorde per agevolare la stipula di assicurazioni a prezzi calmierati. Infine, è escluso dall'iter il possibile intervento della Corte dei Conti.
07/03/2016 - Dopo la nota Fimeuc (Federazione medicina di emergenza e urgenza), Barbara Mangiacavalli (presidente Fnc OPI) prende posizione: "Si dia il via alle nuove competenze infermieristiche per impedire ulteriori rappresaglie nei confronti di professionisti e pazienti"
Dopo il caso di Bologna, con la sospensione da parte dell'Ordine dei medici dei suoi iscritti che hanno predisposto protocolli di intervento infermieristico nel 118, è necessaria una riflessione e va trovato il punto di sintesi tra la sicurezza del paziente e la legittimità dell'operato dei professionisti che a vario titolo sono chiamati ad intervenire in un ambito complesso e difficilmente incasellabile in un unico archetipo organizzativo come l'emergenza sanitaria da garantire fuori dalle rassicuranti mura di un ospedale.
Quindi "il governo cinico-assistenziale degli interventi deve trovare livelli di controllo che permettano di erogare efficacemente la miglior prestazione utile al paziente coinvolto".
Un concetto espresso anche dagli ultimi, sintetici e diretti giudizi della Federazione Medicina di emergenza Urgenza (Fimeuc) che manifesta in una nota il "disagio che la categoria medica sta vivendo" dopo i fatti di Bologna "e non solo per rispetto di colleghi che hanno operato in scienza e coscienza".
Un intervento, quello della Fimeuc, che dà gli spunti necessari non solo per essere condiviso, ma per ribadire un'idea, un modello e una posizione che ormai da tempo è propria degli infermieri e che avremmo preferito potesse entrare in porto serenamente e non come conseguenza di situazioni irrazionali e lontane dal concetto dell'assistenza.
Quella di Bologna è una decisione che secondo la Fimeuc ha "suscitato incredulità per un gesto punitivo ritenuto eccessivo e nello stesso tempo ha permesso di riaccendere l'attenzione su un argomento che fino a oggi aveva interessato solo pochi addetti ai lavori".
Se l'attenzione si riaccende, allora deve illuminare la realtà dei fatti che, in questo caso, sono le scelte necessarie perché il paziente sia assistito nel minor tempo possibile, nel miglior modo possibile, con la massima appropriatezza clinica, ma anche organizzativa possibile perché la sua salute e la sua stessa vita nel caso specifico dell'emergenza siano tutelate e preservate.
La Fimeuc traccia il percorso logico da seguire dal punto di vista assistenziale e lo fa con la consapevolezza di chi sa di cosa parla perché vive la realtà dei fatti, quella di tutti i giorni.
La spiegazione dei medici dell'emergenza è semplice e realistica: "Va prevista una organizzazione tale per cui sia possibile la terapia "ponte" d' emergenza fino all' arrivo del medico, un approccio terapeutico condiviso col medico anche se non presente sul posto ma in contatto attraverso una rete di telemedicina avanzata e la presenza del medico in Centrale Operativa (CO) con comprovata esperienza nel settore dell'emergenza-urgenza e con specifiche funzioni di coordinamento e governo clinico, in collaborazione con le figure di coordinamento infermieristico. Tale presenza deve essere considerata indispensabile nell'ottica di CO di area vasta, aggregando diversi sottosistemi a valenza provinciale e trovandosi nei fatti a gestire risorse sovraprovinciali".
Esattamente ciò che detta il protocollo di Bologna che è costato la sospensione – non certo per motivi deontologico professionali a quanto pare - ai responsabili del 118.
Esattamente ciò che diciamo e chiediamo da tempo: è ora di finirla di alimentare sacche di vetero-sindacalismo che utilizza armi improprie rispetto a un'assistenza che sembra non interessargli rispetto al tornaconto personale.
I medici e gli infermieri, quelli che vivono nella realtà di un'assistenza difficile sia per le scarse risorse che per gli organici ridotti e per l'aumentata tecnologia degli interventi, sanno che la via è quella di "un atto formale che sgomberi definitivamente ogni dubbio dal retropensiero di chi crede di poter contenere i costi trasformando gli operatori in surrogati di professionisti con competenze magari avanzate per formazione e protocolli ma che giuridicamente non sono contemplate dalla normativa vigente (vale per gli infermieri ma anche per i soccorritori)", come scrive la Fimeuc.
Un atto formale che già c'è. Anzi, ce n'è più d'uno: si chiamano "competenze avanzate" con uno schema di accordo Stato-Regioni in stand by da anni, anche se approvato da tutti coloro che hanno un pensiero logico e trasparente, si chiama "comma 566" che ha dato l'imprimatur normativo a ciò che l'organizzazione del sistema già sta realizzando, ma soprattutto si chiama programmazione, concertazione e collaborazione, che noi, gli infermieri, chiediamo da tempo.
La Fimeuc "auspica che ministero e Regioni attivino presto i tavoli tecnici dove la questione possa essere definita al più presto in modo da ripristinare un clima più sereno dove tutti umilmente possano rivedere le proprie posizioni nell'interesse comune della collettività".
Noi chiediamo formalmente a ministero e Regioni di sgombrare il campo da equivoci e fraintendimenti e soprattutto di spuntare le armi di chi tutto questo non vuole capirlo, danneggiando il sistema e gli stessi pazienti.
Gli infermieri da sempre chiedono la possibilità di concertazione. A quanto pare anche i medici la vogliono e sanno che la salute del paziente dipende da questa.
Serve "un clima più sereno dove tutti umilmente possano rivedere le proprie posizioni nell'interesse comune della collettività", dice la Fimeuc. Noi lo chiediamo da tempo e siamo pronti a ribadirlo con forza e con ogni mezzo a nostra disposizione.
Per dirla con lo slogan che proprio gli infermieri di Bologna hanno lanciato: #noisiamopronti.
E speriamo che ormai, difronte a queste evidenze, difronte a questi fatti estremi sia dal punto di vista professionale che per il rischio in cui pongono la vita dei pazienti, lo siano anche gli altri.
Barbara Mangiacavalli
Presidente Fnc OPI
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: