Ringraziamo la collega Mary per la disponibilità e per averci fatto partecipe del suo viaggio all'interno della nostra professione.
-Parlaci di Te. Come hai scelto di fare l'infermiere?
La mia è stata una scelta su cui non ci ho ragionato più di tanto, una sorta di destino, una specie di calamita tra me e questa professione, non sono io che ho scelto lei, ma lei che ha scelto me,quando fin d piccola avendo mia madre infermiera andavo a fine turno a prenderla con papà e io..ero completamente innamorata di quella professione,da quel metro di altezza che a quell'età avevo rubavo ogni minimo particolare e andando a casa rifacevo gli stessi gesti con le bambole, solitamente da piccole le bimbe sognano di fare le ballerine o le cantanti, io l INFERMIERA! E fu cosi che portai avanti questo desiderio.
-Qual'è stato il tuo percorso formativo e lavorativo?
Ho fatto i miei studi universitari ad Ancona, laureata in tre anni e mezzo quasi (questo mezzo anno me lo sono preso per le varie distrazioni che comunque quando si è fuori casa, si hanno).
Laureata nel 2010, poi varie esperienze lavorative, tra cooperative in Puglia come infermiera domiciliare, poi un centro di riabilitazione per poi iniziare il mio "calvario" da precaria fuori regione. Andai a Chieti tramite agenzia interinale a lavorare in una RSA, da qui l'amore/odio per il telefono, attendere la famosa chiamata dall'agenzia per coprire uno, due turni o un mese intero, stanca di ciò, accettai i primi contratti dalle aziende pubbliche, in seguito al superamento di un avviso pubblico, quindi prima ASUR ANCONA all'ADI e poi ASUR FERMO in cardiologia e utic.
Altro capitolo a parte dopo questi contratti: rientro nel vortice dei disoccupati e fu cosi che accettai altri mini contratti dall'agenzia interinale per poi lavorare alla ASL DI TERAMO e S. OMERO: prima agli ambulatori di ginecologia,al laboratorio analisi, poi all'RSA ed infine in neurochirurgia. Attualmente..aspetto ancora che il telefono squilli!
- Qual' è il tuo rapporto con i colleghi?
Non ho mai riscontrato alcun problema, ho sempre avuto di fronte a me persone aperte al dialogo e pronte allo scambio reciproco di pareri e conoscenze,spesso ho lavorato con persone con alle spalle anni e anni di esperienza e altre volte con neolaureati, in entrambi i casi non ho mai riscontrato alcun problema, soprattutto perché mi sono sempre posta in uno stato di MENTE APERTA, pronta a dare e ricevere. È importante creare armonia tra colleghi, costruire un clima buono e di collaborazione, rendere il gruppo coeso, tutto questo è anche meglio percepito dall'utente. I rapporti conflittuali non sono una nota positiva in nessun campo di vita, tantomeno in in un ambiente lavorativo in cui l'utente è una persona,un soggetto debole.
-Come pensi che l'utenza percepisca la nostra professione?
Siamo spesso definiti come "angeli" ma in realtà siamo semplici ,figli, fratelli e genitori, che hanno la grande qualità di avere quelle empatia necessaria per vivere la nostra professione. A volte sacrificherai parte di te stesso per proteggere perfetti sconosciuti e ti sembrerà la cosa più logica da fare, loro, gli utenti, percepiscono chi di noi lavora con questo spirito e non solo, perchè lo devi fare o perché a fine mese ti arriva lo stipendio.
- Il codice deontologico definisce l'infermiere come colui che promuove stili di vita sani, diffonde il valore della cultura della salute attraverso l'informazione e l'educazione. Ti rispecchi in tale definizione?
Sì parto sempre dall'idea che il medico visita il paziente in pochi minuti mentre l'infermiere trascorre buona parte del proprio turno lavorativo a contatto diretto con le persone assistite, quindi ci troviamo in una posizione strategica poiché non dobbiamo solo curare la malattia ma aumentare la coscienza individuale alla propria salute e le attività di promozione alla salute che rappresentano un mezzo potente a questo processo di consapevolezza.
- Nella tua realtà lavorativa riesci ad esprimere la tua autonomia professionale?
Sì e in questo non solo è stato fondamentale il mio percorso formativo universitario ma anche i continui aggiornamenti mi sono stati e mi sono d'aiuto, man mano che passa il tempo mi rendo conto che ho levato quell'incertezza nel mio agire che inizialmente era proprio di chi si addentra in una professione che ha la sua importanza e il suo peso.
-L'infermiere come professionista ha la capacità di aggiornarsi ed arricchirsi con la formazione e la ricerca. Nella tua realtà lavorativa è così?
Sì l'aggiornamento è fondamentale, dimostrare di essere autonomi nella nostra professione significa essere in grado di prendere decisioni pertanto è necessario averne le competenze acquisite tramite l'aggiornamento che è lo strumento necessario per continuare ad erogare performance adeguate.
- L'infermiere ha una responsabilità diretta del proprio lavoro. Ne sei consapevole? Cosa ne pensi?
Sì ne sono consapevole, è stata una lunga battaglia negli anni, si parte da una prima fase quando infermiere in modo quasi assoluto era dipendente dal medico fino ad arrivare al 1994 quando si arrivò finalmente ad un autonomia professionale e ricercata per poi arrivare al 1999 con la sostituzione della dicitura "professione sanitaria ausiliaria" con"professione sanitaria". Da noi PROFESSIONISTI ci si attende uno standard di performance che devono essere raggiunti e mantenuti costanti nel tempo, pertanto è fondamentale effettuare spesso un autocritica per apportare eventuali miglioramenti al nostro modo di operare. Dobbiamo pensare sempre che quello che facciamo o non facciamo è responsabilità nostra, e se siamo arrivati alla conquista della nostra AUTONOMIA dobbiamo anche renderci conto che possiamo rispondere a livello penale, civile e disciplinare.
-Cosa cambieresti della nostra professione?
Credo fermamente che siamo pronti a migliorare ogni giorno come PROFESSIONISTI, a dare qualità alla nostra assistenza e a dare e mettere molto di noi in questa nostra VOCAZIONE, ma credo che il grado di soddisfazione di noi infermieri sia strettamente collegato con il concetto di qualità, servirebbe piu motivazione a riguardo, a volte il numero di componenti dell'organico è inadeguato rispetto al carico di lavoro.
-Le ultime terribili vicende, legate all'emergenza hanno visto come protagonista molti nostri Colleghi, che, in alcuni casi hanno pagato con la vita l'impegno del proprio lavoro. Quali considerazioni ti senti di fare in merito?
Non posso fare altro che provare ammirazione, a volte penso che quando mi trovo tra le mani qualche articolo che parla di noi infermieri impegnati nelle emergenze, beh, vorrei metterlo sotto al naso ad alcuni miei colleghi incontrati in questi anni, quando non facevano altro che lamentarsi quando nel proprio turno di lavoro c'era da fare qualche ricovero in più oppure quando i campanelli suonavano un pò di piu del solito.
- Nuove avventure lavorative?
Mi viene da rispondere con la frase "gli esami non finiscono mai", sono ancora una scheggia impazzita, alla ricerca del MIO POSTO, valigia in mano e pronta a partire. Concorsi, avvisi pubblici, curriculum in ogni dove, ma sembra una missione più complicata del previsto. CONDANNATA ALLA PRECARIETÀ, spero che a breve qualcosa si sblocchi. Le mie prossime avventure lavorative, ci dovrebbero essere a breve, ma dipende tutto dallle graduatorie, sono talmente lunghe che a volte scadono e richiamano con un nuovo avviso o concorso. Intanto continuo il mio SEMPLICE SOGNO: fare l'infermiera! Se come dicevo all'inizio è "questa professione che ha scelto me", adesso soprattutto con questa difficoltà nel trovare lavoro, LEI SCEGLIE ANCORA ME e non riesco a scegliere altro!
Sedazione palliativa non significa eutanasia. È questo che tiene a precisare Cristian Riva, infermiere palliativista, in un approfondimento - ripreso anche dal quotidiano La Stampa - redatto sul suo blog "Coraggio e Paura" dopo l'accorato appello ai malati terminali di Marina Ripa di Meana, scomparsa il 5 gennaio scorso. La sedazione palliativa "è un atto terapeutico dovuto che non procura la morte del paziente, nemmeno la anticipa". Un argomento sul quale ancora c'è molto da chiarire e sul quale gli infermieri hanno molto, molto da dire....
All'evento regionale parteciperà la segretaria nazionale OPI, Beatrice Mazzoleni.
Il Cid (Comitato Infermieri Dirigenti) della sezione Lombardia ha organizzato, per il 19 gennaio prossimo, un convegno regionale dal titolo: "Il dirigente delle professioni sanitarie e sociali nel nuovo scenario lombardo: dalla presa in carico alle nuove responsabilità". Un evento rivolto a infermieri, coordinatori e dirigenti infermieristici e a tutte le altre professioni sanitarie che si terrà presso l'Auditorium "Testori" del Palazzo Lombardia di Milano.
L'evoluzione del Sistema socio-sanitario lombardo è caratterizzata dall'integrazione del sistema sanitario con il socio-sanitario, l'ambito ospedaliero con l'assistenza sul territorio, la continuità delle cure per i malati cronici e i pazienti acuti post-degenza. Questa trasformazione è incentrata sulla riorganizzazione, razionalizzazione e appropriatezza delle risorse al fine di ampliare le risposte ai bisogni che si modificano costantemente in un'ottica di sostenibilità del sistema. Tali percorsi rendono necessari nuovi ruoli professionali e nuove competenze per i professionisti sanitari che necessariamente si collegano al tema delle responsabilità. Con l'approvazione della Legge "Gelli-Bianco" si è definito il tema della responsabilità professionale del personale sanitario e della sicurezza delle cure per gli assistiti, ponendo il focus sul tema assicurativo, i comportamenti preventivi e la responsabilità individuale. L'infermiere dirigente deve necessariamente avere padronanza dei temi di responsabilità e assicurativi collegati, sia degli operatori gestiti sia inerenti il proprio ruolo.
Il convegno è gratuito per i soci Cid in regola con l'iscrizione per il 2018, mentre, per i non iscritti, è previsto un contributo di 10 euro da versare a mezzo carta di credito/paypal o bonifico bancario. Le iscrizioni sono aperte e si possono effettuare on line dal sito.
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: