Saranno presenti a Roma oggi 17/5/2019 due consiglieri OPI Teramo; Daniela Pancottini e Francesco Visciotti entrambi appartenenti al gruppo formazione del nostro ordine, per partecipare al 1°Incontro Rete Nazionale Referenti OPI provinciali per la Formazione ECM
15/05/2019 - FNOPI: il calo degli infermieri aumenta i rischi per la salute delle persone. Nella ricetta di Osservasalute per il territorio anche infermieri specialisti e di famiglia. LE SCHEDE REGIONALI
Far abdicare l’assistenza alle ragioni dell’economia riduce la qualità delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale e i cittadini lo sanno.
Il Rapporto Osservasalute 2018 (visibile a questo link) presentato oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, mette in evidenza che rispetto ai ricoveri le persone con limitazioni nelle attività quotidiane che si dichiarano molto soddisfatte dell’assistenza medica e infermieristica sono oltre il 35% dei casi (contro il 43,3% delle persone senza limitazioni nelle attività), mentre è sotto il 30% la quota di chi e molto soddisfatto di vitto e servizi igienici. Ma le differenze territoriali sono molto marcate, sottolinea Osservasalute, con quote di gradimento di circa il 50% al Nord e di meno del 25% al Sud e nelle Isole.
Per l’assistenza infermieristica, in particolare, si rilevano le percentuali maggiori di soddisfazione, ma con ordine diverso, nella PA di Trento, Valle d’Aosta e Veneto, mentre dove le persone sono meno soddisfatte è la Basilicata, la Campania e la Puglia.
E gli infermieri sono anche più vecchi. Nella fascia di età 40-49 anni sono il 40,2% del totale degli infermieri dipendenti del Ssn (nel 2013 erano il 44,1%). Gli infermieri compresi, invece, nelle fasce di età 50-59 anni e 30-39 anni sono, rispettivamente, il 36,0% e il 13,8% del totale (nel 2013 erano il 31,3% e il 17,2%). I dati confermano che il calo più significativo di unità si è verificato nella fascia di età 0-39 anni ( -4,34%). Al contrario, c’è stato un aumento di personale infermieristico nelle fasce di età 50-59 anni e 60 anni ed oltre (4,77% e 3,41%, rispettivamente, a livello nazionale).
In più, sottolinea Osservasalute, gli infermieri sono sempre meno: tra il 2013 e il 2016 si riducono del -2,4%, da 271.043 a 264.646 e secondo gli ultimi dati Aran sono calati di oltre 7mila unità in soli cinque anni.
“Mancano tanti professionisti – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), la più numerosa d’Italia con oltre 450mila iscritti - ma a mancare in modo allarmante sono gli infermieri, quei professionisti che prendono in carico il malato prima, durante e dopo qualunque intervento abbia subìto o debba subire e fino alle sue dimissioni. Quei professionisti che hanno il compito di seguirlo a domicilio per assicurare che si curi, lo faccia bene e non abbia complicazioni e se queste subentreranno allora proprio quei professionisti faranno scattare l’intervento del medico di medicina generale, dove necessario e possibile, per evitare code, intasamenti e liste di attesa ai pronto soccorso”.
Nelle Regioni si assiste ancora una volta a una forte difformità: in tutte quelle del Sud il dato e superiore al valore nazionale, mentre in otto casi (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Puglia, Basilicata e Sardegna) l’andamento del trend non è perfettamente in linea con quello nazionale di diminuzione in tutti gli anni considerati. In più, sono solo 3 (Sardegna, Trentino-Alto Adige e Marche) le regioni in controtendenza rispetto al dato nazionale.
Per quanto riguarda, invece, il tasso di infermieri per 1.000 abitanti, a eccezione di Valle d’Aosta, Marche, Basilicata e Sardegna, in tutte le regioni si riscontra il trend negativo registrato a livello nazionale. In particolare, le riduzioni più marcate si registrano in Lazio, Molise, Campania, Sicilia e Abruzzo, ancora una volta quindi quelle in piano di rientro.
I numeri della carenza sono ormai senza freni – ricorda Tonino Aceti, portavoce FNOPI – e con la complicità di Quota 100 rischiano in pochi anni di superare le 100mila unità. Ma il rischio maggiore è per gli assistiti: studi internazionali hanno definito che a ogni aumento del 10% di personale infermieristico laureato corrisponde una diminuzione del 7% di mortalità. L’associazione dei due valori - continua - ha rivelato che se negli ospedali il rapporto infermiere/paziente è di 1:6, la probabilità di decesso a trenta giorni dalla dimissione è del 30% inferiore rispetto a strutture in cui il rapporto infermieri/pazienti è di 1:8. In Italia il rapporto infermieri-pazienti era nel 2017 di uno a 8-9 nelle Regioni benchmark, quelle con l’assistenza migliore e si arrivava a fino a uno a 17 nella Campania, che con gli effetti di Quota 100 potrebbe superare a situazione invariata il rapporto di uno a 20, dove il turn over è da decenni un’araba fenice e i piani di rientro guardano prevalentemente la spesa: ministro, Governo e Regioni devono correre ai ripari: ha ragione il
ministro Bongiorno, che ieri ha annunciato fuoriuscite massicce dalla Pa per i pensionamenti, a dire che servono subito concorsi sprint e i dati del Rapporto Osservasalute come pure quelli dell’Aran ci dicono che è la professione infermieristica ad averne oggi più bisogno”.
Osservasalute “raccomanda il monitoraggio dell’indicatore ‘personale’ nei prossimi anni, anche perché se il trend fosse confermato sarà sempre più difficile colmare la mancanza di personale medico e infermieristico per far fronte ai bisogni di cura sempre maggiori che si presenteranno nel prossimo futuro”.
E il territorio, secondo Osservasalute, è il più penalizzato. “Le modificazioni nel bisogno di salute della popolazione – si legge - richiedono il passaggio a logiche proattive di ‘presa in carico’ delle comunità e degli individui che ne fanno parte garantendo facilita di accesso ai servizi più appropriati e continuità dell’assistenza tra i vari setting e momenti di erogazione secondo una organizzazione dei servizi ‘on-plan’”.
La ricetta che indica Osservasalute per il territorio è realizzare un’organizzazione dell’assistenza secondo gruppi di servizi e sottogruppi di pazienti caratterizzati da necessita simili. Con cinque elementi essenziali:
identificazione di gruppi di pazienti con bisogni di salute simili;
costruzione di team multidisciplinari e multiprofessionali attorno al bisogno del singolo individuo formati da medico di medicina generale, specialisti, infermieri, infermieri specializzati (quelli che per la FNOPI sono gli infermieri di famiglia) e altro personale di supporto;
individuazione degli esiti clinici, dei processi e degli outcome rilevanti per il paziente da misurare per la valutazione del raggiungimento di obiettivi confrontati con standard di riferimento predefiniti e in una prospettiva “person-centered” per la valutazione della qualità clinico-assistenziale;
definizione di nuovi modelli di pagamento in base all’individuazione dei sottogruppi di popolazione;
integrazione con gli altri livelli di assistenza (secondario e terziario).
Dal punto di vista delle risorse poi, in Italia, nonostante l’elevata percentuale di ultra 80enni, secondo Osservasalute è ancora troppo bassa la quota della spesa sanitaria complessiva per l’assistenza sanitaria a lungo termine (10,1%) se confrontata con quella di Paesi con simile livello di invecchiamento (14,8% in Francia e 16,5% in Germania). È quindi prioritario “orientarsi alle necessita della popolazione che invecchia, potenziando l’assistenza a lungo termine e l’assistenza domiciliare, con maggiori e rinnovate risorse economiche e umane (soprattutto infermieri e personale specializzato nell’assistenza domiciliare)”.
LA SITUAZIONE REGIONE PER REGIONE
L'infermiere, nel somministrare il farmaco, deve collaborare con il medico e segnalare le eventuali anomalie che sia in grado di riscontrare ma secondo la Cassazione (sentenza 20270/2019) il medico di riferimento deve essere strutturato e non può essere uno specializzando o appartenente ad un altro reparto. LA SENTENZA
15 MAG - L’infermiere che somministra un farmaco e si rende conto che il dosaggio è sbagliato non può eseguire pedissequamente ciò che è scritto sulla ricetta, ma deve interpellare il medico. Quest'ultimo tuttavia non può essere uno specializzando non in possesso di tutte le informazioni necessarie a comprendere e in caso correggere l’errore, ma deve essere un medico strutturato del reparto interessato. SENTENZA
A indicarlo è la Corte di Cassazione (IV sezione penale) che con la sentenza 20270/2019 ha annullato la sentenza della Corte di Appello a cui l’ha rinviata in altra composizione per rivedere alla luce di una serie di principi giurisprudenziali – sia in diminuzione che in peggioramento – le pene inflitte agli imputati.
La Corte di Appello aveva già rivisto, concordando, le pene prevista dal Tribunale in primo grado e aveva condannato gli imputati – tre medici e due infermieri – rispettivamente a due anni e sei mesi e due anni e dieci mesi di reclusione i due infermieri, eliminando l’interdizione dalla professione infermieristica e a 4 anni e 4 mesi di reclusione, 4 anni e 8 mesi di reclusione, 4 anni e sei mesi di reclusione, ma in questo caso anche con l’interdizione dalla professione medica per 4 anni e per 4 anni e sei mesi per i tre medici.
Il fatto
L'errata somministrazione di un farmaco antiblastico a una paziente affetta da linfoma di Hodgkin in chemioterapia ne aveva provocato la morte. Questo perché durante il ciclo terapeutico è stata somministrata, per errore di trascrittura sul foglio di prescrizione interna, una dose di 90 mg di farmaco antiblastico anziché 9 in base alla superficie corporea della paziente, già trattata in precedenza in modo analogo, ma con le giuste dosi, con successo.
Per la prima volta in Italia è stata concepita e conclusa una iniziativa volta al recepimento della Legge Stanca del 9 gennaio 2004, n. 4 (G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici». Il contenuto di questa pagina proviene dall'OPI Carbonia Iglesias, ringraziamo i colleghi.
Nei siti internet degli OPI Carbonia Iglesias, Bologna, Frosinone, Pavia, Pordenone, Pescara, Teramo, Ragusa, Foggia, Ancona, Rimini, Alessandria, Napoli, Sassari e Oristano, aderenti alla FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, stiamo ufficialmente e definitivamente per inserire, dedicate ai disabili sensoriali e loro care giver che avessero necessità e/o interesse di approfondire sulla professione infermieristica:
Nella vita professionale e nella rappresentanza istituzionale della FNOPI Opi provinciali ci sono momenti che suggellano un percorso, un impegno, un modo di vedere l’agire per nome e per conto di infermieri e assistiti.
Poter esporre questo progetto in dirittura d’arrivo complessivo e definitivo è uno di quei momenti perché non ci stiamo accingendo a pubblicizzare un video da parte di una infermiera sorda o da un infermiere interprete o un libro fine a se stesso o un audio realizzato da studenti infermieri, ma a condividere con i cittadini una lettura del mondo che circonda l’ambito nel quale gli infermieri dei nostri territori operano quotidianamente partendo dai bisogni dei più fragili, dei disabili, degli inabili, degli inascoltati, dei non percepiti.
Ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci per intercettare una necessità delle comunità dei ciechi e dei sordi: essere posti nelle medesime condizioni di chi vede e sente, nel nostro caso per mano degli infermieri ai quali si affidano nel contesto della responsabilità del governo dell’assistenza ospedaliera e territoriale, intimamente convinti che questo gesto di riguardo nei confronti dei nostri interlocutori abbia un valore aggiunto ed un peso specifico che l’infermieristica meritava di vedere inclusi e riconosciuti e annoverare tra le qualità che la contraddistinguono tra le professioni d’aiuto e sanitarie.
Quando si valuta una barriera da rimuovere per la fruizione di risposte assistenziali all’altezza delle aspettative e dei diritti dei cittadini, la professione infermieristica è e sarà sempre la prima a cercare soluzioni anche nelle difficoltà delle disabilità sensoriali e quindi nella sfera della comunicazione: questo era il nostro obiettivo e questo abbiamo portato a compimento testimoniando come si possano declinare a livello territoriale sollecitazioni a recepire leggi delle Stato, alla buona amministrazione e alla competente rappresentanza degli Ordini Professioni Infermieristiche provinciali che presiediamo unitamente al Consigli Direttivi.
In particolare: